Un nuovo ospite con un nuovo racconto.
Questa volta tocca a Giuseppe, un mio follower di Instagram.
Vi auguriamo insieme una buona lettura.
___________________________________________________________
Suono al campanello.
Passano circa trenta secondi prima che lei mi risponda.
“Chi è?” la sua voce mi fa sussultare.
“Sono Lorenzo” rispondo.
La serratura scatta e mi accingo a salire le scale.
Per la serata ho portato una bottiglia di Cabernet, sapendo poi che è una ragazza molto puntigliosa indosso una camicia con colletto e polsini bianchi a busto azzurro, gemelli ai polsi, gilet e una cravatta ben stretta al collo.
Mi aspetta sulla porta al terzo piano e splende nella sua bellezza formosa con i suoi capelli biondi, il rossetto rosso fuoco e una quinta abbondante di seno.
Indossa una gonna a tubino, tacco dodici e una camicia bianca scollata.
Mi fissa con occhi penetranti, poi mi dice di entrare con fare sensuale e mi invita a sedermi sul suo divano.
“Come sei bella stasera” le dico.
“Veramente mi vesto spesso così, sai amo moltissimo anche girare per casa agghindata di tutto punto. Non è nel mio stile vestire come una stracciona”.
“No no. Non intendevo questo… solo che mi piace il tuo stile” rispondo con tono pacato.
“Ti piacciono i vestiti stretti quindi, lo stile da segretaria” mi dice.
Inizio ad eccitarmi.
“Eh si molto”.
“Somigli a un uomo d’affari e di potere stasera” dice lei “ti piacerebbe un gioco di dominazione?” mi chiede avvicinandosi pericolosamente a me.
Il le rispondo “beh si… averti a mia disposizione sarebbe bellissimo per me”.
Mi afferra per la cravatta e mi infila la lingua in bocca, il mio pene si indurisce al punto da pulsare ed inumidirsi.
“Aspetta qui” mi sussurra.
Si alza e va via, mentre io assaporo già la notte di passione e fuoco che mi aspetta.
Torna in stanza. In una mano tiene una gabbietta per il pene in metallo strettissima, nell’altra due cubetti di ghiaccio. Sussulto a vedere ciò.
“Cosa significa scusa?”.
Lei risponde “Se vuoi giocare devi stare tu sotto, non sono una ragazza facile e questo incontro deve farti capire di che pasta sono fatta”. Si avvicina poi a me, mi slaccia i pantaloni, abbassa le mutande e mi masturba sputandomi sul glande: godo come un un film porno, al punto tale da gemere.
Ad un tratto mi preme i cubetti di ghiaccio sulla punta del pene, quest’ultimo si ritira come un verme e lei fulminea mi chiude il pene nella gabbia.
Sento il click del lucchetto e mette la chiave al suo collo.
“Ora sei ufficialmente sottomesso a me” mi dice, guardandomi negli occhi “non ho mai sopportato chi si da tante arie e soprattutto odio chi si atteggia a padrone della domenica come fai tu”.
“Ma io…”
“Zitto!!!” e qui arriva il primo ceffone.
Ci resto di stucco ma la cosa mi piace da morire.
“Ora seguimi”. Mi afferra per la cravatta e mi tira verso di se. Raccolgo i pantaloni e mi alzo.
“No caro”.
Ora mi tira verso il basso e mi mette a quattro zampe “andiamo cane” aggiunge. Poi mi trascina verso una porta che apre con una chiave: la stanza è praticamente vuota a parte una gabbia che potrebbe contenere un cane di grossa taglia.
“Qu… quello è per me?” Mi arriva un calcio nel sedere, poi mi abbassa i pantaloni, prende una strana lozione e me la sparge sull’ano. “Stasera sarai la mia piccola troia” mi dice aprendosi un bottone della camicia per farmi eccitare, ma il dolore al pene è forte.
Cerco di leccarle le gambe ma lei prontamente mi rifila un altro ceffone e mi costringe a mettere la faccia a terra. Poi sento il rumore di catene e improvvisamente sento il freddo di un collare in acciaio attorno al mio collo. Vuole rendermi suo schiavo, e a quel punto la vedo mentre chiude una lunga catena ad un anello sul muro.
“Ti prego… mia padrona… non farmi del male” imploro piagnucolando tra l’impaurito e l’eccitato.
“Stasera scoprirai cosa vuol dire essere violato “. Poi chiude le mie caviglie e i miei polsi in una morsa di metallo pesante.
Sono completamente incatenato, a terra e alla merce di una vera e propria carceriera.
“ah manca una cosa” dice e mi infila in bocca un panelgag che chiude per imbavagliarmi.
Dopo avermi messo ai ferri, mi ordina di mostrarle il sesso e di rimanere in posizione ad aspettare la mia sorte; esce dalla stanza e in men che non si dica torna con uno strapon di circa sette centimetri di diametro e venti di lunghezza.
Il panico si impossessa di me, ma le catene mi impediscono i movimenti, così si inginocchia a terra e con violenza mi penetra.
“shhhhhhhhh… ci siamo passate tutte” dice con fare dolce, mentre io cerco di gridare impedito dal bavaglio.
Il dolore all’intestino è forte e sento il dildo che mi distrugge le pareti anali, mentre lei impassibile continua a spingere con forza.
Inizio seriamente a piangere dal dolore, ma la cosa non ferma la sete di estrema violenza della mia aguzzina.
Sento che il retto mi sta per scoppiare, così lancio un ultimo gemito fortissimo, mezzo smorzato dalla bava, e mi accorgo solo in quell’istante che sto spruzzando la mia crema nonostante la gabbietta.
“Bravo il mio cucciolo” dice lei, mentre estrae lo strapon dal mio ano “adesso è l’ora del riposino”.
Mi riallaccia i pantaloni e trascinandomi con forza mi rinchiude nella gabbia, ben chiusa da un lucchetto a tripla combinazione. Non rimuove nulla delle terribili restrizioni e dello sporco che mi lascia addosso.
“Buonanotte piccolo sfigato” e mi lascia lì, rinchiuso come un cane e incatenato come un prigioniero medievale.
Tutto sommato è andata bene comunque. Il mio posto l’ho trovato grazie a questo incontro.