Ormai quasi 3 anni fa feci già una prima intervista legata la BDSM.
Il fortunato?
Ayzad, chi altro se no!
A distanza di questi 3 anni ho deciso di approfondire tramite questo blog l’argomento sadomaso.
E’ vero che moltissimi miei racconti hanno dei chiari riferimenti, ma ho deciso di analizzare alcune pratiche e di fare interviste a vari esperti del settore e non solo.
Oggi l’intervista è dedicata alla disabilità e al bdsm.
Una mia carissima amica si è resa disponibile per due chiacchiere.
Spero che questa intervista possa dar modo a chi è disabile, ma anche a tantissime altre persone, di iniziare a viversi davvero.
Anna e io ci conosciamo da 4 anni. Lei è un vulcano sempre in piena, lo noti appena la vedi.
Attraverso questa intervista ci mostra come sia di fondamentale importanza il corpo, al di la delle proprie disabilità.
Insieme vi auguriamo una buona lettura.
Chi è Anna e come si è avvicinata al bdsm?
Ciao a tutti, sono Anna ho 28 anni e sono disabile.
Amo molto le emozioni forti, sono sempre a caccia di esperienze.
Nella vita mi occupo di sessualità. Sono un’educatrice sessuale, lavoro con il sex toys e sul tema della sessualità/disabilità.
Forse la verità è che io non mi sono “avvicinata” al BDSM la verità è che il BDSM ha sempre fatto parte di me fin da quando ero piccola. Non ho mai avuto fantasie sessuali, da che ho memoria, che non lo avessero come tema principale.
Sono ormai 4 anni e mezzo che pratico e frequento feste ed eventi. Da quando sono passata dalla fantasia alla pratica è come se il piccolo germoglio che fino a quel momento era rimasto chiuso dentro di me fosse riuscito a sbocciare, rendendomi la donna che desideravo essere.
La tua disabilità come la vivi nella sessualità e di conseguenza nella tua intimità col partner?
Non ho mai vissuto la mia disabilità come una barriera, credo che questo mi aiuti molto anche nel rapporto con i miei partner. Ho un ottimo rapporto con il mio corpo e con il mio concetto di limite. Io non credo di vivere la mia disabilità in rapporto alla sessualità, credo invece di vivere una sessualità “su misura” costruita sulla mia pelle e sulla conoscenza che ho del mio corpo, concetto che credo, disabilità o meno, si possa spostare su tutte le persone.
Se la domanda è se mi spaventa la mia disabilità la risposta è no, non mi spaventa ma mi rendo anche conto che nel mondo non siamo tutti uguali e che a chiunque altro possa spaventare. Non biasimo assolutamente chi sceglie di non stare con me per questo motivo. Tutti hanno il diritto di poter scegliere e con serenità capire che questa strada non fa per loro. Per abituarsi ad un corpo diverso o solo semplicemente all’idea di un corpo diverso serve tempo, quindi quello che ho imparato in questi anni è a non correre, a lasciare all’altro la possibilità di metabolizzare i suoi pensieri e le sue paure.
Anna come vive la disabilità mentre pratica bdsm?
La vivo esattamente come la vivo nella vita quotidiana, come qualcosa che c’è, che mi spinge a gestire la quotidianità e il mondo in maniera differente, ma non come qualcosa di brutto. La vivo nell’ascolto del mio corpo, nell’ascolto del mio limite. Imparo a capirlo, a gestirlo, a rielaborarlo e quando si può a superarlo.
Negli eventi che frequenti, come ad esempio i play party, fai molta fatica a “muoverti”?
Generalmente no, in tutti gli eventi che ho frequentato non ho mai avuto grossi problemi e soprattutto ho sempre incontrato persone molto carine e disponibili che mi hanno aiutato a superare le barriere fisiche dei posti, vedi scale, scalini e quant’altro.
Pensi di percepire della discriminazione o le barriere architettoniche e gli organizzatori ti danno modo di viverti gli eventi in tutta tranquillità?
Io non ho mai percepito assolutamente nessun tipo di discriminazione ma questa è una domanda molto delicata, mi sento di doverla approfondire. Io non vivo la discriminazione in quanto il mio carattere molto estroverso mi porta a non aver mai avuto problemi di nessun genere.
Come ho detto sopra ho sempre incontrato persone molto carine pronte ad aiutarmi. Questa cosa però non deve far passare in secondo piano un problema che esiste e andrebbe sistemato. Tutti i disabili dovrebbero avere il diritto di vivere la propria sessualità in modo agevole. Spesso le barriere architettoniche non rendono possibile questa cosa, quindi in modo anche involontario la discriminazione si crea.
Spesso e volentieri nessuno si accorge di questo problema perché figurati se un disabile “frequenta certi posti”. Purtroppo non tutte le persone hanno il mio carattere e la possibilità di essere prese in braccio e trasportate sulle scale Quindi io non posso dire di vivere la discriminazione in prima persona, ma posso dire che nel senso comune nessuno si è mai preoccupato di questa cosa. Nessuna istituzione si è mai posta minimamente il problema che un disabile potesse avere determinate esigenze. Purtroppo questa è discriminazione.
Ti è mai capitato, durante un evento, di interfacciarti con persone che provavano disagio davanti alla tua disabilità?
Non che io me ne sia mai accorta.
In verità no, non mi è mai capitato. Succede che a volte le persone abbiano paura di farmi troppo male, o non sappiano esattamente come gestire la situazione ma non ho mai letto disagio. Come dicevo è giusto che le persone possano prendersi il loro tempo per interfacciarsi con un corpo diverso, che non conoscono, e con difficoltà che non hanno mai visto.
Il progetto ahhsi da cosa è nato e come?
Ahhsi è il mio e-commerce di vendita di sex toys.
Già da molto tempo avevo capito che la mia mission nella vita aveva a che fare con la sessualità ed è così, che con un po’ di imprudenza ho creato questo progetto.
Ahhsi nasce per due motivi fondamentali, il primoè quella di passare un messaggio positivo nei confronti del sex toys, il secondo per proporre prodotti per il BDSM appunto, che abbiano una qualità e un senso.
Attraverso Ahhsi cerco di veicolare oltre, che ad informazioni riguardanti il sex toys in senso stretto, un po’ di formazione sulla sessualità, in modo che tutti possano essere liberi di vivere il corpo nel modo che più gli appartiene.
Se Anna dovesse dare consigli a gente disabile, cosa direbbe?
Direi VIVITI. E non viviti come ti vedono gli altri, viviti per come ti vedi e ti senti tu. Direi lascia lo spazio alle persone anche di sbagliare, non è sempre facile rapportarsi con la diversità, se le persone sbagliano ricordati che ci stanno provando.
Direi non vivere gli occhi addosso come qualcosa di brutto, tutte le grandi opere d’arte vengono guardate in continuazione!
Direi non reprimerti, reprimersi non è mai un buon compromesso, nonostante tutte le difficoltà, le soluzioni si possono sempre trovare.
Lo so che a volte è una battaglia difficile e la stanchezza può vincere la motivazione, ma tutte le cose belle nascono dalla fatica. Cuci il tuo mondo e la tua sessualità come un abito su misura per te, quando smetterai di avere paura tutto ti apparirà in maniera diversa.