In questi giorni sento tanto parlare di gender, molto più che di norma, per via appunto dell’esercizio sul libro di seconda elementare.
In generale la storia del genere ormai prende il palco da diversi anni.
Maschietti, femminuccie, donne, uomini, femmine, maschi.
Ho già espresso un mio parere sulla lingua e sul non voler stuprare l’italiano, a riguardo ho scritto un articolo.
Ma cosa penso del gender?
L’appartenenza a uno dei due sessi dal punto di vista culturale e non biologico.
Così dice il web.
Non siamo un genere soltanto in base a ciò che abbiamo in mezzo alle gambe, ma siamo un “genere” in base a come ci sentiamo, a cosa percepiamo di noi stessi.
Sempre sul web trovate infiniti articoli su come un genitore dovrebbe essere, su cosa dovrebbe insegnare, su cosa dovrebbe spiegare… ci sono anche un po’ di esempi tra IG, FB ecc. Mamme e Papà che raccontano la loro versione e spiegano come narrano ai propri figli che siamo non soltanto ciò che c’è in mezzo alle gambe.
Io posso dire la mia…
e voglio raccontarvela con la mia esperienza. Perché io sono il frutto della mia esperienza, dei miei genitori, del luogo in cui sono cresciuta e in cui vivo.
Sono stata fortunata…
mia madre e mio padre non hanno mai dato nulla per scontato.
In generale sono cresciuta con una famiglia atipica.
Ho visto i miei genitori girare nudi per casa sin da bambina.
Il bagno è tutt’ora il nostro punto di raccolta, il luogo dove avvengono le nostre riunioni di famiglia.
Mi hanno sempre fatto regali che mi piacevano, bada non sono mai stata viziata, ma ho avuto in regalo la Barbie Sissy e anche il fuori strada telecomandato.
I loro ruoli.
Si sono sempre alternati. Tranne per le pulizie, mio padre non ama fare le pulizie, quindi è sempre toccato a mamma, ma non perché fosse roba “da femmine“, semplicemente per pigrizia.
Mamma non ama cucinare, non a caso è papà lo chef di casa.
Mia madre e mio padre sanno cucire.
Papà è un mago a smontare e rimontare le cose, non a caso è una cosa che adoro anche io. Ho una foto di me da bambina mentre smonto il mio triciclo e lui la lavatrice.
Mamma guida come un pilota di formula 1; papà disegna benissimo, ho imparato da lui, anche mamma è capace, ma lei è più grafica nei disegni, lui più romantico.
Papà è creativo, mamma emotiva.
Tutto ciò non dipende dal loro sesso, ma da come loro sono stati cresciuti e da come insieme hanno cresciuto me e mia sorella.
Quando avrò un cucciolo…
spero di crescerlo come loro hanno cresciuto me.
Non si sono mai sforzati di dirmi cosa o come essere. Eppure sono stati dei grandi educatori. La parola “genere” non è mai uscita dalla loro bocca, perché non c’era il bisogno di forzare la cosa.
Non voglio ritrovarmi a dover parlare di gender con mio figlio o mia figlia. Vorrei che non ci fosse il bisogno di spingere la cosa, esattamente come non è servito ai miei genitori per insegnare e me e mia sorella questa cosa.
Facciamocene una ragione e cambiamo le cose un passo per volta…
Anche quando ero bambina io le favole erano “sessiste”.
Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata ecc…c’erano anche i Power Rengers, Dragon Ball, Pokemon ecc.
Io li ho visti tutti e non li ho vissuti pensando al gender. Li adoravo tutti.
Un giorno ero Lady Oscar, l’altro D’Artangnan, un giorno ero il principe azzurro il giorno dopo la bella addormentata nel bosco.
Sicuramente sui miei libri ci saranno stati milioni di esempi con il papà che faceva alcune attività e la mamma altre, per fortuna mia madre e mio padre mi hanno dato gli spunti giusti, extra, per non soffermarmi su questo.
Mi auguro che i nuovi libri vengano stampati con esempi diversi, ma il problema è a monte, quindi non solo nel libro in se, che è un piccolissimo ingranaggio di una grande catena.
Il problema sta nell’insegnamento e nel fatto che forse dietro chi stampa questi libri c’è del “vecchio”.
No, non dico sbagliato, uso proprio il termine vecchio perché il passato non si cambia ma il futuro lo si costruisce e lo si fa sulla base di ciò che è stato.
Per cui…mamme e papà, prendete in mano la vita dei vostri figli, mostrategli il mondo che volete, senza pretese.
Siate naturali, fluidi e felici. Domani cammineranno sulle loro gambe e saranno il vostro frutto, il nostro futuro.
Confido nella nuova generazione, che ormai inizia a essere figlia di un futuro che piano piano prende forma, una forma malleabile, com’è giusto che sia.
Sun Tsu scrisse…
Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità: vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo.
Ciò che penso io è proprio che al di la di cercare di “combattere” il mostro dell’ignoranza che ormai ci circonda, è meglio fare cultura e farla a piccoli passi e con piccole mosse.
I risultati non li vedremo domani, forse nemmeno dopodomani. Ma saranno più efficaci e spontanei e nessuno si dovrà forse mai più porre il problema del “combattere” o annientare il nemico, perché non si darà più adito a questo fantomatico nemico.
In poche parole…
Siate portatori di cultura!
Io sono riconoscente per tutto ciò che i miei mi hanno insegnato e per come sono oggi… senza pregiudizi, con il mio cervello e soprattutto con la consapevolezza che chi ho davanti a me non è un uomo o una donna, ma un essere umano.