L’autore di questo articolo è Claudio dottore in fisioterapia con la passione per storia della medicina.
Ha già scritto un primo articolo per Plug The fun – Quella volta in cui, per 7 anni, il clitoride è stato cancellato.
E’ un caro amico a cui ho proposto di unirsi a Plug the Fun e con grande entusiasmo è qui ancora una volta per raccontarci aneddoti interessanti, curiosi e piccanti.
Vi auguriamo insieme una buona lettura !
__________________________________________________
Nei giorni scorsi ho acquistato un vibromassaggiatore tedesco degli anni trenta, trovato ad un mercato dell’antiquariato.
Orgoglioso del mio trofeo ho pensato di mostrarlo ad un’amica, esperta di sextoys, e nella discussione che ne è scaturita, è stato toccato l’argomento “isteria”.
Questo mi ha fatto riflettere su quanto radicato sia uno dei preconcetti più famosi della storia dei giocattoli sessuali, e quanto sia probabile che anche il lettore di questo articolo possa esserne stato, a torto, influenzato.
Nel 1999 esce il libro “The technology of orgasm”, testo firmato da Rachel Maines ed uno dei lavori più citati nell’ambito di sesso e tecnologia.
Secondo il libro della Maines, i medici vittoriani riconoscevano come “isteria” una condizione caratterizzata dello spostamento dell’utero al di fuori della sua sede naturale, la corretta terapia della condizione consisteva nel causare il parossismo isterico: una forte reazione fisiologica scatenata da un massaggio clitorideo, il quale veniva eseguito da personale medico opportunamente addestrato e che non era assolutamente visto come gesto di natura sessuale, dato che l’unico orgasmo riconosciuto come tale secondo la cultura vigente era quello causato dalla penetrazione vaginale.”

A detta dell’autrice la pratica era molto diffusa e frequente, al punto di creare sovente tendiniti nei poveri medici, che dovevano quotidianamente trattare svariate pazienti. Questo avrebbe portato la comunità scientifica a sviluppare il vibromassaggiatore elettromeccanico per alleggerire il carico fisico dei dottori.
Il periodo storico era particolarmente fecondo per questo tipo di racconto, eravamo all’alba della quarta ondata femminista degli anni 2000, nella ricerca sempre più accanita di segni di oppressione e patriarcato nei tempi passati così come nell’attualità.
L’idea descritta dalla nostra autrice, su come il principale mezzo di empowerment sessuale femminile dell’ultimo secolo non fosse un’ideazione mirata al piacere della donna ma bensì uno strumento atto a ridurre la fatica manuale dell’uomo oppressore ha acceso più di una scintilla d’indignazione, permettendo alla storia di spargersi ai quattro venti per anni al punto di ispirare la produzione di un lungometraggio.

Il film Hysteria, uscito nel 2011 e diretto da Tanya Wexler, segue le vicende del medico Mortimer Granville nella realizzazione del primo vibratore. Sebbene il personaggio sia realmente esistito e sia effettivamente riconducibile a lui la creazione del primo marchingegno massaggiante, egli stesso ammette di non aver mai utilizzato ne’ il proprio macchinario ne’ le proprie mani per curare le pazienti affette da isteria, consigliava invece di utilizzare questa tecnologia per trattare situazioni completamente differenti e svariate, come paralisi, bronchiti, caduta dei capelli o problematiche intestinali.
Isteria è un termine sopravvissuto fino ai giorni moderni nel linguaggio colloquiale, ad indicare uno stato estremamente emotivo e solitamente riferito al genere femminile, in origine questo termine portava un significato molto diverso, dal greco hysteria, patologia citata nella letteratura medica ellenica.
L’utero, se non soddisfatto nei suoi appetiti sessuali, per frustrazione vaga opprimendo altre strutture con le più varie conseguenze nocive per la salute, principalmente legate al soffocamento isterico, dove l’utero ostruiva la respirazione portando la paziente allo svenimento.
Nel periodo ottocentesco, sebbene tra la popolazione comune l’idea dell’utero vagante fosse ancora viva in svariate maniere legate alla cultura ed ai rimedi popolari, l’appellativo isteria era riferito a particolari attacchi nevrotici, che colpivano principalmente giovani donne, in particolare se benestanti e di buona famiglia.
La problematica quindi non veniva più ricondotta ad un problema fisico come lo spostamento dell’utero bensì mentale, il che renderebbe peculiare la scelta di un trattamento di tipo puramente meccanico come il vibromassaggiatore, soprattutto in quella che a breve sarebbe stata l’età dell’oro della psicologia e della psicanalisi.
Non vi sono prove concrete o documentazione dell’epoca che possa in alcun modo confermare non solo che il massaggio genitale fosse una problematica tanto frequente da richiedere un ausilio meccanico, ma nemmeno che fosse praticata in generale, ma ciò nonostante per quasi due decadi non è stato quasi mai messo in dubbio ed anzi citato abbastanza frequentemente, finchè, con uno studio recente del 2018, la scrittrice è stata fortemente criticata in una review accurata della sua opera.
È la stessa Maine ad ammettere, una volta messa di fronte a queste criticità, come le sue fossero solo teorie (sebbene formulate come fatti, con tanto di citazione di fonti, le quali sebbene inconcludenti possono trarre in inganno i lettori più superficiali, e a quanto pare anche svariati professionisti, per circa 20 anni) e si è detta addirittura sorpresa di non essere stata contestata prima.
In realtà la storia dell’introduzione del vibratore per uso sessuale nella vita femminile segue un percorso molto differente: nel 1880, periodo in cui nacque il vibratore questo era visto come mezzo portentoso per la cura di svariate problematiche non genitali dalla caduta dei capelli all’ingrandimento del seno.

I primi vibratori erano molto costosi, la sola struttura del motore elettrico aveva un costo notevole e funzionavano a batteria, non essendo ancora così diffusa la corrente elettrica nelle abitazioni, quindi le case di produzione miravano a pubblicizzarlo verso facoltosi medici che potessero permetterselo.
Nel 1915 il fascino verso questo strumento perse molta popolarità tra i medici, che intuivano come gli effetti miracolosi previsti da Granville tardassero a manifestarsi, le case di produzione quindi decisero di cambiare target spingendo la vendita di vibratori più compatti e con alimentazione proveniente dalla rete elettrica, che si stava diffondendo in quel periodo a privati, vantando gli effetti insperabili che non riuscivano più a convincere i professionisti presso il grande pubblico.
È tra le mura domestiche che le casalinghe riuscirono a scoprire gli effetti insperati del massaggiatore in ambito autoerotico nelle lunghe giornate passate sole in casa ad attendere i propri mariti.
Sebbene ad un certo punto fosse noto come l’unico utilizzo che ne venisse fatto fosse molto differente da quanto visto sulla scatola le case di produzione hanno continuato ad alludere sulle confezioni dei loro prodotti ad usi molto meno scabrosi e più “medicali” per via delle problematiche legali legate alla vendita di giocattoli sessuali in quel periodo, tradizione che vive ancora oggi nonostante le norme non siano così stringenti, molti sex toys presentano una facciata “ingenua” che permette loro di essere venduti fuori dal contesto dei sex shop.
Una cosa è certa: senza la scoperta di questo “effetto collaterale” della sua invenzione ben poche persone avrebbero sentito nominare il nome del Dott. Granville, che è passato dall’essere il creatore di un pressoché inutile e dimenticabile marchingegno medico ad essere il padre immortale del più amato ed iconico sex toy del mondo, il tutto senza volerlo.