Questo è il terzo racconto scritto da un mio follower di Instagram.
I precedenti li trovate a questi link:
- Come in un film porno
- Estrasse così un bavaglio a pallini, di quelli che si vedono solo nei film porno bondage e me lo chiuse diretto in bocca nonostante le mie resistenze.
Dopo il nostro primo rapporto, i successivi mesi passati al fianco di Carla diventarono sempre più piccanti e pieni di incontri dallo stile sadomaso. La mia titolare non perdeva occasione per punirmi, a volte in ufficio, a volte nel parcheggio dell’azienda, sculacciandomi con vigore e forza per non aver svolto bene il mio dovere, altre volte invece umiliandomi con pesanti offese alla mia integrità morale, mentre mi costringeva a gattonare a quattro zampe per i corridoi dell’azienda deserta nel fine settimana, oppure facendomi sentire impotente e piegato al suo volere dopo avermi costretto a varie settimane di castità forzata chiudendomi il pene in una gabbietta.
Io accettavo passivamente e senza controbattere il suo ferreo volere, ormai ero innamorato perso di quella donna e avrei dato qualunque cosa per lei, perfino la mia dignità in pubblico.
Di tanto in tanto ci scappavano delle forti scopate, quando anche lei presa dalla passione e dall’euforia del gioco non resisteva più.
In tutto questo però, Carla non mi aveva mai accennato nulla riguardo la sua vita privata; non ero a conoscenza se lei fosse sposata, avesse figli o fosse invece una donna libera (anche se qualcosa dentro di me mi faceva pensare che fosse esattamente così).
Una mattina di febbraio, dopo la solita pausa caffè presa in compagnia dei colleghi, uno di questi mi chiese se avessi una ragazza; io un po’ incerto risposi in modo negativo, e proprio in quel momento Carla mi fulminò con uno sguardo sottile e penetrante.
‘Guai in vista’, pensai rassegnato, ‘un’altra bella punizione mi aspetta oggi pomeriggio’, poi quando fu il momento di tornare in ufficio lei stranamente mi chiese di restare ancora un secondo lì da soli.
“Quindi io sono un gioco per te… un divertente svago per rendere il tuo posto di lavoro più sopportabile” disse.
“Di cosa sta parlando madam?” chiesi incredulo.
“Hai detto che non hai nessuno. Che sei solo, che non hai nessuna… Io non penso di essere NESSUNA”.
Sorrisi “Madam… non avrei mai voluto dire una cosa del genere… Ma l’ho fatto per proteggerla, non voglio che possano anche solo sospettare che ci sia una relazione tra noi. E poi…”.
“E poi?” chiese lei sorridendo. Si stava rasserenando.
Così presi coraggio e mi buttai “E poi io non so nulla di lei Madam. Non ho nessuna informazione sulla sua vita privata… Per quello che ne so, lei potrebbe essere sposata ed io potrei essere solo un passatempo e un animaletto da compagnia per lei”.
“Beh… si sono sposata” disse.
Quelle parole mi perforarono il petto come una quarantina di coltellate.
“Ve… Veramente?!” chiesi quasi con le lacrime agli occhi.
“Si, ma non è quello che stai pensando tu” continuò.
Ero di nuovo perso, ancora una volta era riuscita a confondermi.
“Come non è quello che sto pensando io?”.
“Stasera sei libero?” chiese in tono divertito.
“Beh certo…” risposi io.
“Allora sei ufficialmente invitato da me. La posizione della casa te la invio via whatsapp, così non avrai problemi a trovarmi”.
Non sapevo cosa rispondere; l’idea di conoscere un suo eventuale marito mi faceva letteralmente andare fuori di testa.
Per quanto ci fosse un’enorme differenza di età, Carla per me era una dea sacra ed irraggiungibile, poteva farmi di tutto e dentro di me sentivo di amarla, nonostante fosse una vera e propria Mistress severa ed implacabile.
“Madam.. seriamente mi sta invitando a casa sua? Corro dei rischi?”.
“no scemo nessun rischio” disse ridendo, “vieni sereno e tranquillo, te lo sei veramente meritato”.
Ero ancora dubbioso sul da farsi, ma accettai sorridente e più sollevato grazie alle sue ultime parole.
“Ah e non c’è bisogno che ti metti in tiro come sei qui. Adesso torniamo in ufficio e ricordati di chiudere la porta a chiave… Il tuo bel sederino avrà da ospitare un amichetto oggi pomeriggio” mi guardò con fare malizioso, mentre dalla borsa mi fece intravedere un grosso plug in acciaio inox.
La sera arrivò in fretta e dopo avermi estratto il plug dal mio ano stanco, mi baciò e mi disse “Allora ti aspetto alle otto e mezza”, io annuii e andai di corsa a casa per farmi una doccia, pulirmi il viso e farmi la barba. Misi una T-shirt nera, un paio di jeans, delle scarpe comode sportive e un maglione giovanile, anche se mi sembrava stranissimo dovermi incontrare con lei conciato così, al suo cospetto mi aveva sempre costretto ad un’eleganza estrema; ‘chissà’ pensai ‘si sarà stancata della solita divisa’.
Partii alle otto, abbondantemente in anticipo, il mio cuore palpitava sempre di più ogni chilometro che percorrevo verso la mia destinazione, i pensieri nella mia testa erano un turbinio di domande e attese che non avrebbero avuto risposte se non oltre la soglia della porta di Carla.
Sentii il cellulare vibrare, era lei. Il nome sulla notifica e la voce “ti ha inviato la posizione” mi fecero accelerare i battiti.
Non persi tempo: impostai il navigatore, saltai letteralmente alla guida della mia Alfa Romeo e partii.
Entrai con la macchina in un quartiere composto solo da ville di lusso, una più bella dell’altra, con giardini ben curati e mura di cinta costosissime, irraggiungibili per me; ‘beh c’era da aspettarselo. La mia Carla è una donna di potere, in fondo se da da mangiare ad una cinquantina di famiglie avrà anche dei gran soldi’ pensai mentre cercavo il numero giusto nella penombra della sera.
D’un tratto mi fermai in una via a fondo chiuso davanti un cancello automatico nero ed imponente, dietro di esso potevo intravedere un giardino in stile giapponese con un vialetto che portava ad una villa estremamente moderna, grande e lussuosa; scesi dalla macchina e guardai il nome sul campanello… non c’erano dubbi era lei, ma non vi era altro cognome vicino al suo e la cosa mi insospettì parecchio.
Suonai col cuore in gola… uno… due.. tre… il rumore metallico del citofono spense i miei pensieri.
“Si?”
“Madam?”
“Vieni entra… parcheggia dentro”.
Sentii il meccanismo del cancello mettersi in funzione e le ruote sotto di esso azionarsi, così risalii in macchina ed entrai nel piazzale adibito a parcheggio.
Spensi il motore e scesi dall’auto e voltandomi vidi Carla aspettarmi sulla porta… e li il mio cuore si fermò: si era messa un vestitino a tubino rosso super aderente, un paio di tacchi rossi ed i suoi meravigliosi capelli ricci splendevano sotto la luce artificiale, un paio di orecchini minimali e filiformi alle orecchie, sulle labbra strette il suo insostituibile rossetto rosso.
“Beh cosa aspetti? Non vieni a salutarmi?”disse.
“Madam è bellissima stasera” le dissi avvicinandomi”.
Dammi del tu e chiamami Carla per stasera”, mi abbracciò forte e mi mise la lingua in bocca, la mia erezione partì, facendosi sentire prepotentemente sulla pancia di Carla.
“no bimbo mio. non ancora” mi disse palpandomi i pantaloni e facendomelo indurire e bagnare ancora di più.
Mi prese per mano e mi portò dentro, “benvenuto a casa mia”.
Quella che avevo davanti era una casa da Mille e una notte, modernissima, con ampi spazi sulle tonalità del nero e del bianco con mobili restaurati in stile barocco e dipinti solo dei suddetti colori. Carla era veramente ricca, lo si poteva vedere anche dalla vetrata che dava sul giardino posteriore della villa, dove vi si trovava illuminata a tonalità intermittenti una piscina di almeno 15 metri.
“mio Dio Carla… vivi in una casa da sogno”.
“si, ho guadagnato abbastanza per potermi permettere il lusso di vivere sopra le righe. Ho 50 anni e l’età dei sogni è finita da parecchio per me” disse con una punta di malinconia.
La guardai e d’istinto l’abbracciai forte, sapevo che l’età comunque per lei era un problema e che avrebbe sempre voluto rimanere giovane. La baciai forte e con amore, nel mentre mi accarezzò la guancia con la mano; sentivo che piano piano si stava sciogliendo.
Interruppe il momento, “vieni ti faccio vedere la casa” disse.
Ogni zona era arredata con elementi e mobili di lusso, TV enormi, tre camere da letto un salotto da cinquanta metri quadri e due bagni enormi e comodi sparsi su due piani.
“Carla sei veramente fortunata a vivere in un luogo così meraviglioso. Ogni stanza per me è un sogno, il costo della mia intera abitazione non copre nemmeno la metà del tuo arredamento”.
“Ah ma non ha visto la parte migliore” disse ammiccando, portò lungo un piccolo corridoio che portava ad una porticina in acciaio, che con molta probabilità portava a sua volta ad un seminterrato, nella serratura vi era una chiave inserita lei la girò e dopo aver acceso la luce, iniziò a scendere delle scale in pietra, in fondo si trovava una porta a sbarre costruita direttamente nel cemento. Davanti a ciò, non rimasi molto sorpreso, alla fine dei conti Carla adorava il mondo del BDSM e con tutte le probabilità aveva una stanza dei giochi.
“Scommetto che è la tua stanza dei giochi” dissi trionfante, “non proprio” rispose mentre mi apriva il suo antro segreto.
Accese la luce e quella che avevo di fronte era una vera e propria prigione: in un angolo vi era una gabbia in acciaio dalle sbarre spesse, un giaciglio che fungeva da letto era attaccato al muro con due pesanti catene, sul lato sinistro della cella una croce di Sant’Andrea con manette in acciaio regolabili si ergeva inquietante, un po’ più in la catene per mani, collo e piedi erano incastonate nel muro per le prigionie prolungate, infine un grosso armadio in ferro al centro della stanza mostrava strumenti di tortura e costrizione di ogni genere, il tutto in una lugubre atmosfera da segreta da medioevo per come erano state disposte le mattonelle delle pareti.
Si capiva perfettamente che quella era una cella di detenzione per qualcuno, per via della presenza di un gabinetto funzionante in bella vista sulla destra ed un lavandino poco distante dal “letto”.

In fondo alla stanza notai però qualcosa di insolito, nella penombra non del tutto illuminate, si potevano intravedere un paio di gambe nude su un paio di decolletè nere. Capii che assieme a noi vi era qualcun altro.
“Carla… chi vive qui dentro?!” chiesi preoccupato.
“Ilaria vieni immediatamente qui!” urlò lei con severità.
Si avvicinò e fu visibile una giovane ragazza, non troppo alta, magra ma molto in forma, sulla sua bocca era stata legata una museruola che nascondeva circa metà del volto, vestita solo di un sexy costume da cameriera francese, ai polsi un paio di manette medievali in acciaio e al collo un collare in cuoio con una targhetta che tintinnava ad ogni passo.
Il suo atteggiamento era di chiara e ubbidiente sottomissione a Carla, lo sguardo rivolto verso il basso e le mani giunte verso il basso piegate in avanti facevano intendere che era in attesa di ordini.
“saluta il nostro ospite” le ordinò Carla.
La ragazza si prodigò in un elegante inchino alzando la minigonna dell’abito, mostrandomi così una cintura di castità di altissima fattura, in puro acciaio chirurgico e guarnita in silicone anallergico.
“Pi… piacere di conoscerti” dissi con un po’ di timore, la situazione per i miei gusti veramente inconsueta.
“Questa è la mia sposa” disse Carla guardandomi con profonda serietà, “leggi la targhetta adesso” aggiunse. La presi con delicatezza tra le mie dita, era una targhetta rettangolare non più grande della testa di un cucchiaio, dal lato in vista si leggevano le seguenti parole ‘Ilaria. Di Carla, la sposa’, girai e vi era altro inciso dietro ‘stato vaginale: vergine – stato anale: non vergine – rinchiusa il 21/12/2013’.
“Carla come è possibile che questa sia la tua sposa?” dissi io.
“Lei è la mia sposa nel sesso e nella vita. Ilaria era una ragazza ribelle che non voleva vivere secondo le regole della sua famiglia, molto cattolica e credente. I suoi genitori la volevano sposata presto e la volevano a tutti i costi unita per la vita ad un amico di famiglia, mentre lei è sempre stata cosciente della sua bisessualità fin dalla pubertà, così una volta cresciuta si è allontanata dalla famiglia e ha vissuto fino alla maggiore età una vita sregolata, basata sul bagordi e la goliardia.
Ci siamo conosciute in un bar mentre ero in vacanza a Rimini, un’estate di sette anni fa.
Cedemmo subito in un vortice erotico che non avevo mai provato nei confronti di una donna, e da li capii che non potevo lasciarla andare… Le proposi di ospitarla a casa mia per un periodo e lei, vivendo a casa di amici e non avendo una privacy ed una vita sua, accettò”.

Ero incredulo a sentire ciò che mi stava dicendo, non potevo di certo immaginare che Carla avesse un lato saffico. Finora nella mia mente non avevo mai connesso la donna che amavo ad un’esperienza poliamorosa.
“Dopo averla accolta nella mia casa e avendo lei conosciuto le mie disponibilità economiche, si legò sempre di più a me, ma nonostante mi avesse chiesto più volte di sverginarla e farla sua ho sempre rifiutato. Le promisi che lo avrei fatto solo se avesse deciso di farsi istruire come mia schiava personale, seguendo un rigidissimo training ventiquattro ore sette giorni su sette… La volevo mia e così è stato. Io la mantengo e la nutro, questa cella adesso è la sua casa”.
“Perché sposa?” chiesi curioso “dopo il suo training ho organizzato una cerimonia privata in chiave BDSM. Nulla di legato alla religione, ma in poche parole un mio amico master proprietario di un club mi ha fornito il collare che le vedi al collo ora, e davanti ad altri praticanti della disciplina glielo ho fatto indossare come fosse una fede, e lei non poteva essere più felice di ciò”.
“Lei però, Carla, voleva essere libera dalla costrizione…” le dissi dubbioso.
“Non capisci ancora… ma è normale… lei voleva essere libera dal bigottismo e dai doveri di una vita già scritta. Ci sono persone che si sentono libere correndo in un prato. Ilaria si sente libera incatenata al muro”.
Annuii cercando di capire se fosse effettivamente così, ma dalla schiava che avevo davanti non veniva alcun gemito o sguardo di paura… Forse quella ragazza era davvero innamorata.
“Ilaria vai immediatamente nella mia stanza e prepara i giochi! Il letto deve essere perfettamente in ordine e pulito, se non sarà così passerai i prossimi tre giorni in cella”.
La ragazza si incamminò verso la scalinata che portava al piano terra, nel frattempo Carla si avvicinò a me e slacciandomi i pantaloni pronunciò queste parole “adesso pensiamo un po’ a te”, mi abbassò le mutande e prese immediatamente il mio cazzo in bocca con avidità, leccandomelo intorno al glande e succhiando fortissimo le mie palle. Si era accovacciata davanti a me sui sui splendidi tacchi, questa immagine bastava da sola ad eccitarmi come non mai; mentre mi guardava con i suoi occhi blu cielo calò una mano sotto il vestito ed iniziò a massaggiarsi il clitoride, alternando il pompino a leccarsi le dita bagnate dai suoi umori.
Iniziò a spingere sempre più in fondo alla sua gola il mio pene durissimo, provocandosi sforzi di vomito mentre le lacrime le facevano colare il mascara sulle guance. Ero al limite della sopportazione e sapevo che di li a poco sarei venuto, ma all’improvviso Carla mi tirò un forte schiaffo sui testicoli facendomi parecchio male e costringendomi a piegarmi in avanti.
“Perché?” chiesi dolorante.
“non voglio che tu venga… nella maniera più assoluta non devi venire” mi intimò a denti stretti “ora togliti i vestiti”.
Mi svestii completamente rimanendo nudo come un verme mentre lei apriva il grosso armadio, estraendo così un plug vibrante specifico per stimolare la prostata.
“mettiti a novanta” disse Carla.
Io mi piegai e le mi venne dietro. Iniziò a leccarmi l’ano e il culo, poi sputò con decisione tre volte sul buco, spalmando con le dita la sua saliva mentre con due dita mi penetrava stimolando per bene il retto. Con una mano allargò le natiche e con l’altra inserì dolcemente il plug già acceso. La sensazione che mi dava era molto strana, non ero mai stato penetrato con qualcosa di vibrante, ma la sensazione era in parte insolita ed in parte eccitante. Il mio cazzo era comunque durissimo.
“Adesso seguimi tesoro”.
Mi prese per mano e mi portò al piano terra sculettando davanti a me per provocarmi… Avrei voluto fottermela li sul pavimento, ma sapevo che lei aveva in serbo per me qualcosa di ancor più bello e godereccio.
Entrammo insieme nella sua stanza, un letto king size con baldacchino in stile barocco nero, il materasso era coperto da un solo lenzuolo rosso sangue e su di esso, si trovavano due dildi in silicone, uno strap on classico a mutanda e un gatto a nove code. Ilaria attendeva al lato destro del letto in ginocchio con le mani raccolte davanti a se, sempre con lo sguardo basso pronta a ricevere ordini. Carla si tolse le scarpe, quasi calciandole in un angolo, aprì la cerniera del suo tubino sulla schiena, lasciandolo cadere a terra e rimanendo completamente nuda: il suo fisico tonico, con le gambe muscolose, tipiche di una ballerina di tango, la sua pelle scura, che testimoniava lunghe permanenze al sole ed i suoi capelli completamente sciolti erano per me la visione stessa della vita, l’incarnazione perfetta della strega ammaliatrice che col suo fascino distrugge ogni convinzione dell’uomo.
“stenditi sul letto” le obbedii.
Il plug vibrava sempre più forte e, stimolandomi la prostata, manteneva vigorosa la mia erezione. Carla afferrò il frustino, slacciò il bavaglio che imprigionava la bocca di Ilaria e l’afferrò per i capelli.
“adesso tu prenderai in bocca il suo cazzo, senza fiatare, io ti frusterò il culo e la schiena con vigore. Se lui viene ti punisco, se ti lamenti ti punisco, se ti fermi ti punisco. Sono stata chiara?”.
“Si mia padrona” rispose la ragazza, e con decisione si avventò sul mio pene infilandolo per metà giù per la sua gola; succhiava con forza poi leccava intorno al glande, leccava la base del pene fino in mezzo alle palle poi tornava su e ricominciava a succhiare.
Carla indossò lo strap on, poi con forza iniziò a frustare la schiena della ragazza. Nonostante potessi vedere i primi evidenti segni rossi dei flagelli sulla pelle, Ilaria restava impassibile e continuava a svolgere in maniera egregia il suo compito. La sua resistenza era veramente ammirevole.
Cinquanta, sessanta poi settanta frustate sul culo e nella schiena… Carla non si fermava, restava impassibile anche davanti al colore ormai violaceo delle natiche della sua sposa.
Cento… poi improvvisamente le frustate cessarono.
“sei stata brava, ora smetti di succhiare, mettiti a quattro zampe sul letto vicino al nostro ospite. Non azzardarti a guardarlo. Lui è cosa mia.
“Ilaria si mise a quattro zampe, salì sul letto e con il sesso rivolto alla sua padrona. La cintura di castità aveva una caratteristica particolare: l’ano era scoperto da un anello in acciaio che consentiva l’accesso ad un pene dal medio diametro, la cintura era chiaramente stata pensata apposta per essere uno strumento di piacere per gli altri. Carla estrasse da un cassetto un tubetto di gel lubrificante, che spalmò veloce sul pene finto da lei indossato, poi lo inserì nel culo di Ilaria la quale emise un debole gemito. Lo schiaffo che la colpì sulla nuca fu così forte da riecheggiare nella stanza.
“non fare la cagnetta Ilaria. Ti ho scopata analmente ormai un milione di volte, e sai benissimo che le tue lagne mi fanno solamente incazzare”.
Poi rivolgendosi a me “prendile la testa e ficcale il cazzo in gola con forza. Non voglio che tu venga, ma ti concedo la libertà di muoverti come vuoi, sia con me che con lei.
“Non me lo feci ripetere due volte, mi tirai in ginocchio di scatto e le infilai tutto il pene in gola provocandole un fortissimo sforzo di vomito. Godevo, gemevo ed iniziai a sudare, mentre Carla teneva con tutte e due le mani i fianchi della ragazza e colpo dopo colpo infilava fino in fondo il pene finto giù nel retto della sua schiava. Iniziai a spingere con forza sempre più violenta anche io nella bocca di Ilaria, mentre la saliva e la schiuma che risalivano dal suo stomaco sporcavano copiosamente il materasso del letto, ormai la “sposa” era una bambola sessuale nelle nostre mani e il gioco della dominazione mi piaceva… eccome.

Presi allora l’iniziativa, mollai i capelli di Ilaria e mi avvicinai a Carla, le presi la testa per il mento e la baciai mentre lei continuava col suo operato, poi iniziai a leccarle il collo e scesi più giù verso i capezzoli, glieli succhiai e baciai, mi piaceva l’odore di sesso che emanavano, così presi coraggio e guardandola negli occhi le chiesi di poterla scopare in vagina.
“Non me lo devi chiedere. Sei mio ospite stasera, non il mio schiavo”.
Le slacciai così lo strap on, che rimase penzoloni dal culo di Ilaria ormai sfatta, afferrai Carla come solo un uomo innamorato e passionale sa fare, così appoggiai la sua vagina completamente depilata sul mio cazzo ormai in pena per il troppo tempo atteso, e con le sopra di me mi feci cavalcare, mentre la ragazza di fianco a noi ci guardava ansimando. Carla mi cavalcava forte gemendo e pregandomi di fotterla sempre più forte.
“ancora più forte, voglio che mi spezzi a metà” disse euforica.
Il mio pene la stava trivellando come un martello pneumatico, le palle iniziarono a farmi male dal tanto che colpivano le pareti della sua vagina. La scansai, poi mi alzai di scatto al lato del letto e la misi a pecora tirandola forte verso il mio cazzo, il demonio del sesso si era completamente impossessato di me facendo scatenare tutta la mia forza e la mia ira nella vagina che si trovava davanti a me.
Carla afferrò per i capelli la sua sposa e le infilò la lingua in bocca, poi con un gesto degno di un contorsionista iniziò a massaggiarsi il clitoride.
“che maschio sei… dio mio fottimi come se non ci fosse un domani! Fammi sentire sporca e lurida come io finora ho fatto con te… Ti prego…” disse gemendo come una gattina.
Sentivo di essere vicino all’arrivare e mentre lei si toccava la figa e baciava la sua donna, la sentii piegarsi sotto gli spasmi dell’orgasmo della sua calda vagina, così per farla impazzire afferrai d’istinto uno dei dildo che aveva lasciato sul letto e glielo troncai nel culo facendola urlare tra il dolore e il piacere.
“Ti.. Ti vuoi vendicare eh?!” disse ansimando mentre si voltava verso di me ed io contemporaneamente tiravo fuori il mio cazzo dalla sua figa.
Riprese fiato poi severa disse “Ilaria… adesso tornerai alla tua posizione di sottomissione. Mettiti in ginocchio mentre io farò venire il mio uomo”.
Lei le ubbidì in silenzio, Carla mi prese per la spalla, mi mise steso e tornò a farmi un pompino: si impegnò tantissimo, lo succhiò sempre più forte, ci sputava sopra e con entrambe le mani mi masturbava mentre mi guardava ridendo maliziosa.
“Carla sto per…” Lei fulminea se lo ficcò in fondo alla gola, trattenendo il respiro e accolse in tutto il suo esofago e la sua bocca l’intero mio seme. Venni contorcendomi e lasciandomi scappare lacrime di piacere.
Alzò la testa, mi guardò con la bocca sporca di sperma e rossetto sbavato, ma si capiva perfettamente che stava sorridendo, poi si alzò in piedi, diede due schiaffetti sulle guance di Ilaria; lei istintivamente aprì la bocca mostrando la lingua, così Carla vi sputò dentro tutto il mio seme e la guardò con superbia mentre la sua sposa ingoiava tutto il liquido che le era stato generosamente donato da entrambi. Riaprì la bocca agli occhi di Carla, per dimostrarle la deglutizione.
Eravamo tutti soddisfatti.
“Ilaria adesso vai a pulirti e togli la tua uniforme. Quando hai finito torna qui e stenditi con noi”
“si padrona”
“se il nostro ospite ha dei bisogni, di qualsiasi genere, tu dovrai soddisfarli. In ogni caso”
“si padrona”
“vai”
Ilaria si alzò e senza dire nulla ed uscì dalla stanza.
Carla si stese vicino a me e accarezzandomi dolcemente mi baciò, tirò al suo petto la coperta e poi si accoccolò sulla mia spalla.
“Senti tesoro… ti va di dormire da me? Mi hai fatto contenta stasera, come poche volte mi è capitato in vita mia…”
“Si certamente” le risposi guardando il soffitto “dobbiamo dormire però, domani c’è da lavorare parecchio”
“Beh sai… sono il capo. Se sei d’accordo dormiamo fino a tardi e ci prendiamo tutti e due un giorno di ferie… sempre che ti faccia piacere restare”
“non devi nemmeno chiederlo”.
La baciai teneramente e con passione.
Ilaria rientrò nella stanza pulita e profumata di doccia dopo un quarto d’ora, si accoccolò al mio fianco libero poi rivolgendosi alla sua padrona le augurò la buonanotte, ringraziandola del trattamento di favore che le stava riservando quella notte. Guardai la mia Carla mentre si stava appisolando e, preso da un coraggio incredibile le dissi “Carla… io ti amo”.
Lei aprì gli occhi e dopo avermi dato un bacio mi rispose “non è ancora il momento tesoro mio”.