Un nuovo racconto erotico di Samar.
Se volete leggere il suo primo racconto lo trovare qui:
Continui a pretendere le mie preghiere, minacci di fermare il tuo impeto se non ti adorerò come un dio.
La sua intervista la trovate qui.
Il suo secondo racconto lo trovate qui.
Vi auguriamo insieme una buona lettura.
Come al solito Samar sa lasciarci a bocca aperta!
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È un uomo fatto ed io sono poco più che una ragazzina, ma ad un cenno mi segue docilmente fino alla porta di camera mia.
È sorpreso quando non gli permetto di varcarne l’ingresso: i suoi vestiti devono rimanere fuori.
Resta per un attimo interdetto, ma decide di stare al mio gioco. Si spoglia e ripiega ordinatamente i suoi indumenti, una camicia bianca, un paio di pantaloni neri eleganti.
Li depone davanti alla porta e lo lascio entrare, nudo e fiero del suo corpo scolpito.
Mi concedo di provare ammirazione per la nobiltà che sto per sfregiare.
La camera è piccola, sul materasso inferiore del letto a castello spiccano un paio di mutandine fiorite che lui nota subito. Mi guarda con aria interrogativa. Sorrido. Spalanca gli occhi.
Oh se è contrariato.
“Copriti” lo invito.
“Stai giocando con il fuoco” ringhia.
“E tu con una ragazzina” ribatto.
Nasconde lo sguardo, fare leva sul suo senso di colpa è così facile da sembrarmi sleale.
Restiamo immobili uno di fronte all’altro, come in stallo. Conosco questo gioco e sono abbastanza paziente per vincerlo.
Si volta di scatto verso il letto, si direbbe scocciato ma è solo in imbarazzo. Provo un brivido di piacere mentre vedo le mie mutandine risalire le sue gambe muscolose. Le aggiusta con goffi movimenti virili che mi strappano un risolino. Mi lancia un’occhiataccia ma non riesco a tornare completamente seria. I miei occhi sono severi ma la mia bocca si arriccia divertita.
Lo osservo abbastanza a lungo da evocare il disagio che la sua rabbia ha tentato di nascondere. Ora si sta vergognando. I suoi occhi vagano incerti per la stanza, il suo respiro si fa impercettibilmente più pesante.
Sorrido soddisfatta e mi muovo verso la porta seguita dal suo sguardo interrogativo.
Raccolgo i suoi vestiti, li indosso. Mi stanno larghi, ovviamente.
Mi avvicino a lui sinuosamente, afferrandolo con lo sguardo. Poggio una mano sul suo petto e lo spingo a sedersi sul letto.
Ora sono io il maschio in comando, l’invasore di camerette che si avventa sulla preda. Lui è solo una ragazzina sconcia che si spreca con falso pudore.
Carezzo il suo petto bianco, ne afferro dolcemente i capezzoli ed il suo corpo reagisce come l’ho educato. Il suo viso avvampa, lo sguardo si vela di disperazione. Mi beo nel guardarlo lottare contro se stesso, mentre avvicino le mie labbra alla sua bocca ansimante.
Sento il suo fiato bollente sul mio mento, sono eccitata: sto per strappare a questa ragazzina il suo primo bacio. Gli infilo la lingua in bocca e lui singhiozza teneramente di sorpresa. La sua lingua morbida e calda non mi rifiuta.
Cambio gioco. Lo afferro delicatamente per i capelli lisci e neri, forzandolo a sdraiarsi a novanta sul letto. Mi accomodo su una sedia, in vista di quel culetto decorato di pizzo.
Lui rivolge stoicamente la fronte verso il muro.
Apro un cassetto e tiro fuori un pacchetto di chesterfield blu, le stesse che fumava la sua prima padrona. Lui era così giovane.
Non mi piacciono le sigarette, ma i colpi bassi si.
Al suono della rotella dell’accendino, il suo corpo ha un tremito.
Appena viene raggiunto dall’aroma familiare del tabacco, il grand’uomo comincia a singhiozzare.
Lui sta trasformando me come lei ha trasformato lui? Lascio che ci creda, godendomi il fatto che è troppo debole e lussurioso per combattere la situazione.
Restiamo così, sospesi nel metronomo del pianto, in questa piccola stanza. In questa situazione surreale.
Il suo strazio è evidente, ma anche senza vederlo so che la sua erezione sta bagnando le mutandine.
Senza preavviso, spengo la sigaretta sulla sua natica. La sorpresa ferma il pianto per un istante, poi riprende. Mi sporgo e lo obbligo a voltare il viso, le guance sono interamente bagnate di lacrime, lo sguardo schivo.
Lo forzo leggermente ad aprire la bocca e vi deposito il mozzicone della sigaretta.
Torno a sedermi. Fumo ancora, spengo le sigarette sul suo corpo e dono i resti alla sua tenera lingua.
“Ora alzati” gli ordino. Esita, poi molto lentamente si alza in piedi davanti a me. Copre con vergogna la sua erezione.
“Fatti guardare.”
Lui si mette in mostra, rassegnato. Il suo cazzo duro sbuca oscenamente dalla parte superiore delle mutandine.
“Toglitele”.
Sembra sollevato, finché non arriva il nuovo ordine:
“Inginocchiati e usale per farti una sega.”
Contrariato ma annebbiato dall’eccitazione, avvolge le mutandine intorno al cazzo e si inginocchia.
Le guance lacrimose, il viso febbricitante di eccitazine e imbarazzo, la bocca serrata per il suo sgradevole contenuto. La mano stringe il suo sesso e comincia a muoversi lentamente, per poi aumentare il ritmo.
“Ti piace scoparti una ragazzina? Oggi sei tu la mia femminuccia. Ti sei eccitato un sacco, sei più checca di quanto pensassi.”
Il suo viso si contrae in una smorfia di vergogna e sofferenza, ma il ritmo della sua mano aumenta.
“Stai per sborrare sulle mie mutandine, sei una persona disgustosa.”
A queste parole lui si piega in avanti allarmato, sputando a terra i mozziconi.
“Non ce la faccio!” supplica.
“Finisci” lo rimprovero “o non sei abbastanza uomo?”
Il suo sguardo langue verso il pavimento, la mano mollemente avvolta sulla sua erezione.
Vorrebbe piangere ancora, ma sente di essersi disonorato abbastanza.
Mi intenerisco e mi alzo dalla sedia, invitandolo a seguirmi sul letto.
Gli bacio il collo per arrivare al petto che tanto adoro. Mi sdraio e lo trascino con me, abbracciandolo. Gli chiedo di passarmi le mutandine e gliele infilo in bocca.
Comincio a baciargli la schiena scendendo verso il basso, sussulta quando gli allargo le natiche per sputarci in mezzo. Torno ad incastrare il mio petto contro la sua schiena nuda e comincio ad accarezzare la sua fessura.
“Finisci quello che hai cominciato” gli dico poco prima di penetrarlo con le dita.
Sento i suoi gemiti ovattati dalle mutandine, la sua mano torna a sfregare il suo cazzo.
“Sei una ragazzina viziata, non è vero?
In risposta un mugolio sommesso.
Gli tiro i capelli e lui gira gli occhi all’indietro.
“Vuoi un altro dito nel culo, principessa?”
Non aspetto la risposta ed infilo un terzo dito, che viene accolto da un gutturale verso di piacere.
Le mie dita entrano ed escono violentemente dal suo corpo mentre continuo a tirargli i capelli. Noto che sta trattenendo il respiro e capisco che sta per venire. Lo stringo più saldamente tirandogli la testa all’indietro.
“Mi fai schifo”
Lui arriva al culmine, geme di piacere stritolando le mie dita tra le sue natiche.
Poco dopo crolla addormentato sul mio letto.
“Tipico”
Sussurro sorridendo. Poso un bacio sulla sua guancia e mi spoglio dei suoi vestiti, li ripiego e li appoggio sulla sedia di fronte a lui. Domani ne avrà bisogno per andare in cerca della sua dignità.