Questo racconto erotico è un racconto di una follower di Plug the fun che si firma La mela di Eva.
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Aspettando i vostri racconti, con La mela di Eva vi auguriamo una buona lettura.
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Conobbi Luca ad una festa di laurea, era la festa di laurea della mia migliore amica Giulia e Luca era suo cugino.
Ricordo che trovò una scusa banale per parlarmi, forse mi chiese l’accendino e da quel momento i nostri sguardi non si sono più lasciati.
Alla festa di Giulia però c’era anche Marco, il mio ragazzo con cui ero fidanzata da 3 anni e purtroppo non c’era un vero motivo per cui io non mi trovassi bene.
Insomma, quella sera decisi che non avrei dato adito ad alcun tipo di flirt o, peggio ancora, tradimento. Solo per quella sera.
Una settimana dopo mi trovavo a lavoro per finire alcune faccende burocratiche, ero in tilt e mi faceva male la testa. Sentii bussare alla porta del mio ufficio, era Mary, la mia collega che mi avvertiva dell’arrivo del nuovo direttore dell’azienda e dell’incontro che desiderava avere con ognuno dei suoi dipendenti.
Decisi di finire un ultimo plico di fogli da compilare e raggiunsi l’ufficio del nuovo direttore.
Vedevo i miei colleghi entrare ed uscire dal suo ufficio molto sorridenti e soddisfatti, dicevano che aveva bei modi di fare, sembrava molto serio ed intelligente.
Toccò a me.
Nel momento in cui entrai non vidi nessuno dietro la scrivania ma dopo qualche istante mi sentii prendere i fianchi e sussurrarmi nell’orecchio “Buonasera Silvia, sono nuovo direttore, ti ricordi di me?”, spaventata e sorpresa allo stesso tempo, mi voltai e riconobbi subito il volto di Luca.
Era il mio nuovo direttore ed io non potevo crederci.
“Sì mi ricordo bene di te…” sussurrai incredula.
“Bene, avrei molta voglia di approfondire con te alcuni dettagli riguardo i tuoi orari di lavoro, le tue uscite ed entrate…” disse Luca sedendosi dall’altra parte della stanza.
“…ma prima vorrei che riprendessimo il discorso lasciato a metà la sera della festa di laurea di Giulia.” Si alzò di scatto “Seguimi”.
Non avevo la forza di dirgli di no, ero troppo curiosa ed eccitata al pensiero che quell’uomo mi stava desiderando. Ero bagnata.
Luca prese in mano un telecomando sulla scrivania e cliccò un tasto, la libreria dietro di me si scostò facendo intravedere una porta con una piccola serratura.
Luca si avvicinò, mi prese per il collo e mi baciò timidamente, sembrava tremasse o forse era soltanto molto eccitato.
Aprì quella piccola porta, io lo seguii. Davanti a noi c’era soltanto un tavolo di biliardo ed una poltrona.
In quel momento mi ricordai di non essermi depilata abbastanza ma un secondo dopo non me ne importò più, avevo troppa voglia di essere penetrata da Luca, il mio nuovo datore di lavoro.
“Non toglierti alcun vestito” disse Luca “lo farò dopo io se mi andrà”; e nel mentre si accese una sigaretta e si sfilò i pantaloni… si voltò verso di me e mi accarezzò le guance, poi le labbra, quasi mi sfiorava, la sua mano ruotò intorno alla mia testa fino a raggiungere i miei capelli che erano legati con un elastico. In un attimo mi senti tirare forte per la coda e mi trascinò fino a quella poltrona verde, si sedette e mi disse “Adesso succhiamelo!”. Io ero scossa dal suo cambiamento d’umore repentino ma allo stesso tempo non vedevo l’ora di vedere quanto grande fosse il suo pene, dal pantalone sembrava enorme, smisurato.
Ricordo di aver passato diversi minuti a fissarlo anche durante la laurea di Giulia.
Fui felice di non sbagliarmi, infatti appena Luca rimase in boxer vidi che aveva un cazzo grande, molto grande.
Feci un gesto per togliergli i boxer ma mi bloccò, mi costrinse a leccarglielo così con tutti i boxer. Mi chiesi che sfizio ci fosse, ma accettai.
Cominciai a sfiorarlo con la bocca, sentivo il tessuto della sua mutanda rigido sotto la lingua. L’odore del suo pene mi faceva impazzire.
Lui continuava a tenermi per la coda e ad indirizzare la mia testa, non parlava più. Minuto dopo minuto sentivo crescere il suo pene, si ingrandiva sempre di più fino a quando cominciai ad intravedere la sua cappella fuori dal boxer, era enorme.
Nonostante lui mi portasse con la coda dal verso opposto io mi spinsi a leccare la cappella, volevo il suo sapore in bocca.
“Ah sì? È questo che vuoi troia. Allora adesso lo prendi tutto”.
Luca si tolse violentemente i boxer e non ebbi nemmeno il tempo di guardare il suo pene che me lo sentii entrare tutto in gola, e più mi veniva da soffocare più lui premeva e mi spingeva la testa.
Ero inebriata dal suo odore e dal suo sapore e anche se mi veniva da svenire non riuscivo a smettere di leccarlo tutto, volevo riempire con la mia saliva ogni centimetro del suo cazzo.
Luca si accorse che ero vogliosa e che non riuscivo a placarmi così me lo tolse dalla bocca e mi prese per la camicia, strappandomela via di dosso.
Apparvero i miei seni ma lui nemmeno li fissò poi tanto, ricordo soltanto che mi sussurrò all’orecchio “mettiti a pecora, da brava”.
Mi portò verso il tavolo da biliardo che era nel centro della stanza e mi piegò a 90.
Le palle schizzarono via e si mossero tutto il tempo, mentre Luca mi sfondava la vagina.
Il mio corpo sbatteva continuamente sul tavolo e dopo 10 minuti cominciavo a sentire dolore, pensavo ai lividi che avrei trovato sui miei fianchi l’indomani.
Quel dolore si tramutò in profondo piacere quando Luca si staccò da me e mi disse di non voltarmi.
Quella pausa mi fece riprendere il respiro.
Poco dopo sentii le sue mani che scostavano i miei capelli sporchi dalla mia fronte sudata, mi accostò delle cuffiette alle orecchie e riconobbi subito quel che mi stava facendo ascoltare.
Era “Naima” di J.Coltrane.
Come faceva a sapere che amavo il jazz e che amavo Coltrane?
Mentre mi facevo queste domande e iniziavo a godermi l’intro del pezzo, mi sentii prendere per i fianchi con forza e sentii un dolore diverso, molto più forte ed intenso.
Sussultai.
Lo capii subito: era nel mio culo.
Mi veniva da piangere, non so se per gioia o per dolore.