Questo racconto erotico è un racconto di Vittoria, una delle mie lettrici.
Vi auguriamo insieme una buona lettura.
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Entro nella stanza che sarà il palcoscenico della serata, è tutto come lo immaginavo. La luce è calda e abbastanza fioca da creare l’atmosfera desiderata, ma sufficiente a vederci con chiarezza.
Il mobilio è composto da un grande letto matrimoniale con la testiera formata da diversi listelli di legno, ottimi per aggrapparsi o legare; accanto a questo si trova un piccolo comodino da un lato e dall’altro una grande cassapanca alla quale mi avvicino per poi aprirla e rimanere deliziata dal suo contenuto: abilmente suddivisi trovo vibratori, dildo di diverse misure, un flogger, pinze per capezzoli e altri oggetti, alcuni di cui non conosco il nome. A completare il tutto, il pezzo di arredamento più importante: il divanetto due posti che mi accoglierà, con sopra poggiata una maschera nera che indosso subito, prima di qualsiasi altra cosa. Stasera realizzerò una delle mie fantasie più recondite, che accompagna i miei pensieri sin dall’adolescenza: sarò regista e spettatrice di un rapporto tra due persone a me sconosciute. Ho chiesto che tutti indossino delle maschere, nere, semplici, che coprano la parte superiore del volto, così che nessuno si concentri sui visi altrui. Mi cambio nel bagno annesso alla stanza, è abbastanza grande e contiene anche una vasca che potrei prendere in considerazione di utilizzare dopo; ho deciso di indossare un completo intimo nero di pizzo, autoreggenti con riga, tacchi a spillo e una leggera vestaglia corta.
Appena uscita dal bagno sento bussare e, dopo il mio via libera, vedo entrare Chiara, la ragazza che si è occupata di organizzare tutto secondo le mie indicazioni. Mi saluta gentilmente, si assicura che tutto sia come da richiesta, quindi fa entrare i due protagonisti della serata, me li presenta e se ne va.
I due, un ragazzo e una ragazza, stanno in piedi di fronte a me, lo sguardo basso, in attesa.
Lei bionda, non molto alta, con un fisico asciutto e
leggermente allenato; lui capelli molto scuri, ricci, pelle chiara, con il
segno di un’abbronzatura ormai passata.
Lei indossa una sottoveste bianca, lui a petto
nudo, ma con dei jeans scuri e consumati.
Mi metto comoda sul divanetto, su un fianco, un cuscino sotto il gomito che sorregge la testa e dico loro di spogliarsi a vicenda: lo fanno lentamente, con ritmo, come se una musica li guidasse; scopro che la sottoveste nascondeva un completo intimo dello stesso colore e i jeans dei boxer neri molto aderenti che, per il poco tempo che rimangono addosso, rendono evidente il membro già gonfio. Lo guardo mentre le mani di lei fanno scendere l’indumento fino alle caviglie, inginocchiandosi nel mentre, e senza che me ne accorga un “ferma” mi esce alle labbra. Non voglio che lo tocchi, né con le mani, né con la bocca, voglio ammirarlo mentre s’indurisce sempre di più sotto i miei occhi.
“Ti eccita che io guardi il tuo pene?”
“Sì, signora”
“Sara, toccagli la punta del pene con il pollice, lentamente, con cerchi concentrici.”
La ragazza esegue e, mentre lo fa, la vedo sfiorarsi il labbro inferiore con i denti e muovere un po’ il bacino, strisciando le cosce una contro l’altra.
“Ti piace, Sara? Ti stai eccitando anche tu?”
“Sì, signora”
“Fermati da quello che stai facendo e spogliati del tutto.”
Sara si alza in piedi per eseguire l’ordine e aspettare il seguente.
“Torna in ginocchio ad occuparti del pene di Pietro.”
Nel frattempo mi tolgo la vestaglia e mi dirigo verso la cassa dalla quale prendo un vibratore.
Sento il respiro affannato del ragazzo accelerare
sempre più.
“Rallenta Sara, non vogliamo che finisca
subito” le dico e mentre vedo lei eseguire e lui lamentarsi
impercettibilmente, accendo lo strumento che ho tra le mani e inizio a passarlo
sul pizzo delle mie mutandine, già un po’ bagnate.
Un brivido mi attraversa la schiena quando aumento l’intensità della vibrazione, sono vicinissima, ma allontano l’apparecchio per far durare il tutto di più; lo riavvicino solo nel momento in cui vedo, dagli occhi e dal movimento delle sue mani, che Pietro sta per venire, al fine di raggiungere l’apice insieme. Reclino la testa e apro la bocca senza emettere alcun suono, l’unico che voglio sentire è quello rauco di lui che riecheggia nella stanza.
“Bravo Pietro!”
“Grazie, signora”
“Mi sembra giusto ringraziare Sara, no?”
Senza che io debba aggiungere altro, il ragazzo solleva la ragazza, la poggia sul bordo del letto e s’insinua tra le sue cosce, lasciando baci su queste per poi dedicare anima e lingua alla vagina bagnata. Sara agguanta il lenzuolo dietro la testa, mentre muove il bacino per creare più contatto con la bocca di lui.
“Usa le dita” mi esce, di nuovo senza che l’informazione sia passata per la parte conscia della mia mente. Adoro come tutto ciò che dico venga messo in pratica, come se stessi mandando input ad un videogioco, è la parte che mi sta eccitando di più.
Mi libero dell’intimo, rimanendo con le calze e le scarpe, e comincio a toccarmi il seno, mi stuzzico i capezzoli con il pollice umido, sono a pochi giorni dalle mestruazioni ed essi sono doloranti, ma il massaggio placa il fastidio e mi regala una nuova ondata di piacere; con la mano libera, mi penetro la vagina con due dita, coordinando i movimenti delle due mani, non staccando gli occhi dai due davanti a me.
Sara cede sotto le dita esperte di Pietro e squirta sulla sua faccia che sembra essersi avvicinato apposta per ricevere il liquido trasparente, la lingua fuori, gli occhi chiusi. La scena mi dà il colpo di grazia e vengo anch’io, la mano sinistra che stringe il capezzolo fino a farmi male.
Silenzio. I nostri respiri profondi si mischiano gli uni agli altri.
Appena ritrovo la forza nelle gambe mi alzo e torno alla cassapanca a scegliere gli elementi per il prossimo atto: una corda, un altro vibratore e un dildo con realistiche venature che avevo adocchiato sin dal primo sopralluogo; prima di tornare sul divanetto prendo dal cassetto del comodino un preservativo e lo porgo a Pietro insieme alla corda e al vibratore.
Mi risiedo tra i cuscini, lascio da parte il toy e osservo la scena che mi si presenta davanti: lui che lega i polsi di Sara insieme e poi ai listelli della testiera, il preservativo che viene scartato e indossato, lei che allarga le gambe. Pietro la penetra, una, due, tre volte, entra ed esce, rapidamente, poi, la quarta volta, rimane dentro, fermo, qualche secondo per poi cominciare a spingere, le ginocchia piantate sul letto, le mani ai lati del collo di lei, tra i suoi capelli. Appena preso il ritmo, sposta una mano alla ricerca del vibratore che accende e appoggia sul clitoride di Sara che comincia a mugolare, strattona le corde ai suoi polsi muovendosi per avere più attrito con lo strumento. Ci vuole poco perché un urlo di piacere riempia la stanza, seguito a ruota da un altro più secco e basso, Pietro, ancora dentro Sara, si accascia su di lei, la bocca sul suo collo, le dita che spengono il vibratore.
Sono rimasta tutto il tempo a guardarli, le labbra aperte, un dito sul bordo della bocca, la mano sull’interno coscia che disegnava cerchi concentrici, ma quando li vedo muoversi, lui uscire da lei, togliersi il preservativo e slegarla, penso che per concludere la serata voglio averli entrambi sopra di me.
Mi alzo, portando con me il dildo preso prima, e mi distendo sul letto. Sara prende il sex toy e comincia a leccarlo, come se stesse praticando una fellatio su quell’oggetto inanimato, mentre Pietro mi allarga le gambe e mi lecca il clitoride, lentamente, sputandoci sopra, tra una leccata e l’altra. Sono sul baratro, pronta a venire quando smette all’improvviso, lasciandomi insoddisfatta per qualche secondo prima di penetrarmi con il cazzo di gomma, assumendo subito un ritmo deciso, facendomi in poco tempo reclinare la testa e gli occhi, mentre la lingua ruvida di Sara mi bacia il collo. La notte più bella della mia vita… finora.