“Ciao Martina, come stai?
Sarò in Italia per qualche giorno questa settimana e probabilmente passerò dalle tue parti, se ti va potremmo vederci”.
Messaggio da parte di Marco, uno degli amici di Lui che vive a Praga.
Martina è sorpresa ma anche eccitata dalla cosa. Ha visto Marco per un intero weekend dove tutto è stato piuttosto folle.
Non gli risponde subito, aspetta di finire di rimettere in ordine la cucina.
Lui è via invece. E’ partito da qualche giorno con una lista di nomi su un foglietto, lei ne ha una copia, non perché abbia paura di dimenticarsi i nomi degli amanti, ma semplicemente come memento.
In quella lista Marco non appare, per cui sicuramente è stato tutto casuale questa volta.
Quando Martina finisce tutte le faccende risponde al messaggio “Ciao Marco, io sto bene, tu? Mi farebbe molto piacere vederti, quando e dove?”.
Marco le risponde immediatamente “Vorrei andare a vedere una mostra domani pomeriggio, se ti va andiamo insieme”.
Martina accetta e Marco le risponde nuovamente subito chiedendole se ha voglia di fare un gioco…
Lei risponde con tre puntini al messaggio e lui capisce che quello è un sì.
“Domani fatti trovare già dentro al museo, nella seconda sala della mostra, ti raggiungerò li”.
“Va bene” risponde lei.
La conversazione finisce li. Senza orario, senza dirsi nulla.
Martina è un po’ perplessa ma anche eccitata dall’idea… pensa anche un po’ che a questo punto potrebbe essere già stato tutto architettato, ma si lascia comunque trasportare dal gioco.
Mentre la sera è da sola in casa e guarda la tv le arriva un altro messaggio di Marco, c’è su solo la foto di un disegno e un orario.
Lei non risponde e capisce che dovrà presentarsi davanti a quel disegno alle 17.00 del giorno dopo.
Quando Martina arriva in biglietteria sono le 16.45, in coda non c’è nessuno per fortuna e riesce a lasciare borsa e cappotto nel guardaroba. Tiene con se solo il telefono.
Entra nella prima sala della mostra e da un occhiata molto veloce alle opere d’arte esposte. E’ un po’ sovrappensiero ovviamente, non sa ancora cosa aspettarsi.
La seconda sala è molto più piccola della prima, è buia e c’è un solo disegno grande quanto tutta una parete, è quello che Marco le ha mandato via messaggio la sera prima. Sono le 16.58 quando si siede sulla panchina che c’è proprio davanti all’enorme disegno.
Lo guarda un po’ cercando nei dettagli qualche risposta a ciò che potrebbe accadere… perché quel disegno?
Alle 17.02 ancora Marco non è arrivato, Martina lo aspetta con ansia.
Mentre è sovrappensiero un uomo si siede accanto a lei e inizia a guardare anche lui i dettagli… piano piano le si avvicina e lei intuisce che non può che essere lui, ma sta al gioco.
“Le piace quest’opera signorina?” dice Marco, che intanto si svela girandosi verso di lei col viso.
Martina sorride e risponde “Molto”.
“Ho sempre voluto vedere una sua mostra, ho conosciuto quest’artista proprio attraverso questo disegno… è la primissima volta che lo vedo dal vivo. La conosci?”
“Avevo visto qualche suo disegno on line, non la conosco bene bene, non sapevo nemmeno ci fosse una sua mostra”
“E come ha fatto a conoscere l’esistenza della mostra?”
“Un amico me l’ha consigliata”
“Ed è venuta da sola?”
“Aspettavo questo mio amico, ma temo non verrà”
Martina ha capito il gioco e di lascia trascinare dalla fantasia di lui che per altro le piace e inizia a percepirlo. E’ come se Marco fosse un completo estraneo, per altro non è una cosa così nuova per lei…ma conoscerlo e fingere di non conoscerlo la eccita.

“Se vuole ci facciamo compagnia per il resto della mostra, io sono Marco, piacere” dice lui.
“Martina, piacere mio” risponde sorridendo lei.
Entrambi si alzano dalla panchina e proseguono nella sala successiva che torna a essere grande e con più opere.
“Questo mi piace molto” dice lei.
“Anche a me, è come se lei fosse in balia di lui o sotto qualche ipnosi, ma di fatto anche lui sembra essere del tutto ammaliano e in balia di lei, c’è un forte contrasto tra l’essere oscuro di lui e l’essere tenera ma seduttiva lei.”
“E’ un immagine molto eccitante” continua lei, “anche io ho pensato che tra i due sembra che ci sia come un volersi risucchiare l’anima a vicenda passando attraverso gli aspetti più carnali”.
“Il corpo di lei è bellissimo e il fatto che lui non abbia un volto è eccitante anche per me” continua lui.
Entrambi restano a fissare per un po’ il disegno. Lei vorrebbe essere la lei del disegno e lui vorrebbe essere il lui del disegno.
Lui le sfiora la mano e Martina sente un brivido lungo la schiena, la sensazione è davvero molto simile a quella di quando si interfaccia con un perfetto sconosciuto. Eppure Marco lo conosce, c’è già stata a letto, ne ricorda ancora l’odore, sa benissimo chi è… nonostante ciò la sensazione resta quella del contatto con un perfetto estraneo.
Proseguono guardando il resto dei disegni di Apollonia Saintclair che ci sono nelle altre restanti sale e poi escono.
Sono stati all’interno del palazzo quasi due ore.
Sono le 19 e fuori ormai è quasi completamente buio. L’aria è frizzantina.
“Ti va di fare un aperitivo insieme?” chiede Marco; Martina annuisce e chiede se ha già in mente un posto dove andare, consapevole che Marco in realtà non conosce bene la città.
In quel momento Marco riesce a vedere un po’ meglio Martina, all’interno del museo, col buio delle sale e le sole luci a illuminare le opere d’arte, non era ancora riuscito a guardarla bene.
E’ diversa dalla volta in cui l’ha conosciuta ed esplorata nella camera d’albergo. Nonostante il giubbotto autunnale si vede la figura esile. La sua pelle è più chiara e pallida e le mani sembrano morbide. E’ tutta bardata nonostante non faccia particolarmente freddo e lui riesce comunque a cogliere i dettagli del suo corpo, complice il fatto, forse, di averla già avuta tra le mani.
Mentre iniziano a camminare in una direzione del tutto casuale, Marco cerca su google un posto carino dove andare. Martina lo osserva e pensa che potrebbe benissimo chiederle un parere, visto che lei conosce bene la zona, ma nonostante tutto lui nemmeno ci pensa.
Fanno una breve passeggiata ed entrano in una piccola trattoria, probabilmente completamente a caso e senza l’aiuto di google alla fine.
All’ingresso un signore li accoglie e li fa accomodare ad un tavolo che da sulla strada. Sono davanti a una grande vetrata e il loro tavolo tocca proprio con il vetro esterno che è quasi appannato per la differenza di temperatura.
Martina è seduta con il braccio destro verso il vetro, Marco col braccio sinistro. Il tavolo è piccino e con la tipica tovaglia a quadretti bianchi e rossi.
“Ruspante questo posto” dice lui.
Martina sorride e annuisce aggiungendo “i posti così di solito sono i migliori per il cibo”.
“Vero” risponde lui.
Il signore che li ha accolti in ingresso si avvicina e chiede cosa vogliono per iniziare, Martina risponde subito di volere intanto un bicchiere di vino, così da poter scegliere con calma.
Mentre il cameriere va a prendere il vino lei va in bagno e quando torna i bicchieri sono pieni e sul tavolo si sono aggiunti salumi e formaggi vari.
Lei sorride a Marco e dopo un piccolo brindisi iniziano a chiacchierare della mostra.
“Allora Martina, ti è davvero piaciuta la mostra?”
“Molto, come ti ho detto la conoscevo ma non avevo mai approfondito nulla di lei, la seguo sui social e oltre al tratto tecnicamente bellissimo trovo che i suoi soggetti siano erotici al punto giusto”.
“Condivido, ho un suo disegno autografato a casa, appeso in camera da letto, me lo ha regalato mia moglie nel 2017, sai sono sposato”.
“Sospettavo…. Gran bel regalo comunque”.
“Molto, abbiamo gusti simili con lei. Quale disegno esposto ti è piaciuto più di tutti?”
“La donna trafitta dalle frecce, penso sia di un erotismo incredibile, l’allusione alla fellatio mi piace molto, l’espressione di lei è bellissima e i dettagli del tratto rendono tutto così reale”.

“Sembra un riferimento all’estasi di Santa Teresa d’Avila di Bernini.” aggiunge Marco.
“è vero, sembra godere di un supplizio. Si lascia penetrare dal dolore come se fosse piacere, come se ogni freccia fosse un piacere in più” afferma Martina.
Entrambi sentono l’eccitazione che sale solo a parlarne. Leggono l’uno negli occhi dell’altra che vorrebbero divorarsi. Lui vorrebbe trafiggerla con delle lance e lei vorrebbe lasciarsi trafiggere.
La conversazione viene momentaneamente interrotta dal cameriere che chiede l’ordinazione. I due in realtà presi dalle chiacchiere alla fine non hanno nemmeno guardo il menù.
Marco di fretta prende il menù, apre la pagina dei primi e sceglie “tagliatelle con ragù di cinghiale” dice rivolto al cameriere, “facciamo per due?” chiede a Martina che intanto non si è nemmeno premurata di aprire il menù, farà scegliere a lui, annuisce.
“Come secondo, prendiamo il filetto al pepe verde, sempre per due”. Questa volta lo dice in maniera affermativa, ha già capito che a Martina non sta minimamente passando in mente l’idea di dover scegliere.
“Grazie” dice sorridente il cameriere e si allontana.
Quando tornano ad essere nuovamente soli, per quanto poi soli si possa essere in una trattoria piena di gente, chiacchierano ancora dei disegni e della mostra.
“A te?” chiede Martina.
“Cosa?” aggiunge Marco.
“A te qualche disegno esposto è piaciuto più di tutti?”.
“Non era ben visibile, ne era tra i più grandi, ma soprattutto non ha nulla di così evidente e spinto come ad esempio quello che piace a te” dice Marco.
Martina è un po’ sulle spine e cerca di ripercorrere la mostra per cercare un disegno meno “evidente” di quello che invece è piaciuto a lei, ma non lo ricorda.
“Uhm… non saprei dirti a quale ti riferisci con così pochi dettagli”.
“Il disegno aveva come soggetti una donna e un uomo. Di lui si vedono solo le gambe, sembra vestito di pelle. E’ ambientato in un bosco credo”.
Martina continua a pensare con la descrizione che lui sta facendo ma non le salta in mente il disegno.
Marco aggiunge, dopo una breve pausa, “La ragazza è invece messa a novanta su una lastra, sembra forse una lapide, non si capisce molto bene. Lui sembra avere qualcosa in mano, ma non è detto.
Il vestitino di lei è così corto, mi ricorda il po’ il vestito che indossava una ragazza che ho conosciuto quest’estate, una ragazza con la quale ho passato la notte in un albergo a Praga”.
Martina sorride e arrossisce un po’ per quell’ultima frase.
“Sai che proprio non lo ricordo?” aggiunge lei.
“Peccato, è un bel disegno. I dettagli della natura sono bellissimi, ma la cosa che amo di più è quella piccola porzione di chiappa che si vede della ragazza, contrapposta all’abbigliamento di lui che invece sembra in pelle”.
“Tornerò a guardarlo un giorno di questi” dice Martina.
Mentre questa conversazione si conclude, il cameriere con un perfetto tempismo porta il primo. Lo serve prima a lei e subito dopo a lui.
“Buona appetito” dice, e va via.
I due cenano e si sfiorano sotto e sopra il tavolo e quando finiscono il primo e il secondo Martina chiede a Marco se vuole il dolce. Marco risponde di no, che magari lo prenderanno da un’altra parte dopo una breve passeggiata.
Usciti dalla trattoria ripercorrono la stessa strada di prima, quindi sono diretti verso il museo. E’ un museo molto piccolo e poco conosciuto, espongono solo artisti contemporanei e per lo più con tratti iper realistici.
Arrivati nella piazza davanti al museo Marco dice “Ti va un gelato qui al museo?”.
Martina lo guarda stranita e dice “Certo, e come pensi di entrare? Bussando?”.
Marco ride e dalla tasca tira fuori due chiavi e una tessera magnetica. Lei sgrana gli occhi.
“E’ il mio mestiere, ero qui per inaugurare la mostra, sono il curatore”.
Martina non dice nulla, vorrebbe dire qualcosa ma non le viene in mente niente. Ha il vuoto in testa.
Mentre vanno verso la porta d’ingresso, dove c’è la biglietteria, lei pensa che probabilmente li dentro non saranno soli…
Quando entrano le luci sono tutte spente. “Aspettami qui” dice Marco, che intanto va probabilmente verso un contatore. Infatti subito dopo le luci si accendono.
Quando Marco rientra nella stanza della biglietteria le dice “Andiamo prima al bar, ti ho promesso un gelato”. Martina sorride e non dice nulla, vanno nella sala dove c’è il bookshop e il piccolo bar. Lei si siede in uno dei 3 tavolini che ci sono, mentre lui prende due gelati confezionati, quando si avvicina le dice “Beh, non sono gourmet, ma penso che venire qui di notte valga più di un dolce stellato”.
“Concordo”.
Mentre i due seduti finiscono il gelato non dicono nulla, sono entrambi riflessivi. Appena finiscono si alzano e lui le dice “Lascia pure qui la borsa, ci siamo solo noi, e ripasseremo dal bookshop appena finiamo nuovamente il giro della mostra”.
“Ok” dice Martina.
Alla prima sala non accade nulla… nella seconda si risiedono a rivedere il disegno della ragazza nuda su quella che sembra la figura della morte, il disegno che li ha fatti incontrare.
Subito dopo alla terza sala riguardano sovrappensiero i disegni e Martina riflette sul fatto che stanno ancora fingendo di non conoscersi e di fatto poi non si conoscono davvero, visto che lei non sapeva nemmeno che lavoro facesse lui.

“Martina” dice sottovoce Marco, “Eccolo” e le indica il disegno di cui parlava.
“In effetti non lo avevo notato, l’ho visto di sfuggita”.
“Ha dei dettagli che mi eccitano molto… il vestito di lei con il fiocchettino sulla schiena, gli zoccoli che porta, quella porzione di culo che si intravede per via della posizione, i capelli che coprono gli occhi”.
Martina alla descrizione del disegno era già eccitata, ora lo è nuovamente, sia perché lo vede, sia per come lo descrive lui.
Mentre osserva meglio il disegno lui si mette alle sue spalle e lentamente le sfila il golfino.
Sotto ha un vestitino leggero, simile a quello della volta i cui erano in albergo, ma stavolta niente fiorellini, è unica tinta, con l’arrivo dell’inverno è meno colorful.
Davanti a loro c’è il disegno e una panchina… lui lentamente la fa avvicinare, mentre le sta letteralmente appiccicato alla schiena. Le prende la mani e gliele poggia alla panchina.
Ora anche lei è a novanta, esattamente come il disegno di Apollonia Saintclair, indossa ancora le scarpe e le calze…ma è lei, sono loro.
Lui adesso è lontano da lei e la osserva mentre è ferma li. Si avvicina solo per abbassarle le calze e le mutandine.
Prima di allontanarsi per riguardarla da lontano e imitare la scena del disegno si avvicina al volto di lei e le sistema anche i capelli.
Si allontana e dice “Sei perfetta Martina”.
Poco dopo lui si sposta dietro di lei e diventa protagonista della scena anche lui.
Martina sente una zip… sorride ma non si gira. E’ completamente bagnata.
Lui senza fare nessun altro rumore le poggia il glande sulle labbra che ormai sono scivolosissime. La sfiora con il cazzo su e giù e poi in un solo colpo, senza nemmeno prenderla per i fianchi, entra.
Inizia a darle colpi delicati e lei è silenziosa, ansima in maniera molto sottile, si trattiene un po’.
Per un attimo ha paura che qualcuno possa vederli, esattamente come era accaduto con Luca a casa di Matteo. Si eccita ancora di più al pensiero di quella serata dove ha scopato nel letto di uno sconosciuto guardata da un’altro sconosciuto.
Dopo il breve pensiero torna in se. Marco la scopa senza nemmeno sfiorarla con le mani, lei vorrebbe essere presa per i fianchi, ma non si muove, vuole essere esattamente come la lei del disegno, vuole restare con i capelli davanti agli occhi.
La sua visuale è infatti limitata, il buio per altro non aiuta.
Marco non ci mette molto e quando sta per venire la gira di colpo e la mette in ginocchio, venendole addosso, vicino al petto, sulla scollatura.
“Quello sguardo” dice lui.
Martina sorride e piano piano si alza. “Hai un fazzoletto?” dice.
“Aspetta che cerco” fruga tra le tasche ma non trova nulla. “Dovrai aspettare di arrivare al bar o in bagno Martina” dice lui sorridendo.
“ahahha sì, meglio se andiamo”.
Quando arrivano al bar lui le porge un fazzoletto, ma quando lei lo sta per prendere lui lo ritira, scherzando. Con la scusa la avvicina a se, la bacia e subito dopo scende vicino al collo, quando è vicino al seno lecca il suo stesso sperma. Appena ha finito la guarda negli occhi, cercando approvazione, lei fa un piccolo accenno di sorriso che poi viene subito seguito dalla bocca aperta in attesa di essere riempita.
Marco sputa, Martina ingoia e poi dice “perché non lo hai fatto prima?”.
“Volevo farti fremere, niente di più”.
“Sei una bella scoperta” aggiunge lei e in silenzio escono dal museo.
Marco accompagna a casa Martina per poi andare in albergo, i due si salutano, l’indomani lui rientrerà a Praga.
“Grazie” dice con un gran sorriso lei.
“Ci cosa?” aggiunge Marco.
“Della piacevole e insolita serata”.
Si baciano e Martina sparisce dietro il portone.
Quando arriva a casa è tutto buio, non accende nemmeno la luce, va in camera con la torcia del telefono.
Lancia sul letto, di cui vede a stento la forma, il giubbotto e va in bagno. Si strucca, si fa una doccia e poi nuda torna in camera. Al buio sposta le lenzuola, ma sopra sente qualcosa… accende la luce e trova il disegno con la donna trafitta dalle frecce, è un originale firmato.
Le prende un colpo e allunga la mano verso il telefono.
Tra gli ultimi messaggi c’erano quelli di Marco, apre la chat e scrive “sei pazzo”.
“Nahh” risponde lui, “ti somiglia troppo, sei tu stanotte, in quel museo, mentre ti venivo addosso, hai la sua stessa espressione, non potevo non fartela avere… alla prossima”.
Martina sposta il disegno in sala e torna a letto dove si addormenta in pochissimo tempo.