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Sono le 10.50, la sveglia di Martina non ha suonato.
E’ domenica per cui se la prende comoda.
Quando si sveglia cerca subito sul comodino il telefono per vedere che ore sono e tra se e se dopo aver letto l’orario sente un buco allo stomaco.
E’ stata male tutto il weekend, arrotolata e avvolta tra le lenzuola come un batuffolo, finalmente oggi ha le forze per tirarsi su.
Col telefono in mano va in bagno per fare pipì.
Scorre un po’ le notifiche e vede che un tizio piuttosto carino le ha scritto su Tinder. Era da un po’ che non guardava l’app e finalmente pare esserci una nuova preda.
Il ragazzo le ha solo scritto ciao. Il messaggio è delle 22.00 della sera precedente, sabato. Infatti Martina risponde quasi sovrappensiero consapevole del fatto che se una persona ti ha scritto alle 22 di sabato sera, sicuramente risponderà nel tardo pomeriggio.
Finita la pipì va in cucina a piedi scalzi con i boxer di Lui, una maglietta nera sempre di Lui e nient’altro. Mentre fruga in frigo con la speranza di trovare qualcosa che la soddisfi le arriva la risposta da parte di Jean.
Tira la testa fuori dal frigo e prende il telefono in mano per leggere “Buongiorno Martina, colazione già fatta?”.
Subito lei risponde “No, non ancora, mi sono appena alzata in realtà. Avevo la testa letteralmente dentro al frigo mentre mi hai risposto”.
“Ti andrebbe di incontrarci per una colazione?” domanda lui, cogliendo la palla al balzo.
Martina ci pensa su, non è stata granché bene ma magari uscire le farà bene, fuori c’è il sole e sarebbe la prima volta che becca un tizio alla luce del sole, potrebbe essere divertente come esperimento.
“Dove?” risponde.
“Non so di che zona sia tu, ma vicino casa mia c’è un posto che fa il brunch e visto l’orario penso sia l’ideale” e le manda la posizione del posto.
“Posso essere li per le 12.15” risponde Martina.
“A tra poco”.
Martina arriva puntualissima e lui è già seduto ad un tavolo in un angolo in fondo della sala, dove la luce dell’esterno non arriva.
Il posto è carino, pieno di piante e con poca gente, perfetto per una domenica mattina tranquilla con un perfetto sconosciuto.
Quando entra le sorride subito riconoscendola e lei ricambia mentre lo raggiunge.
Lui si alza quando lei si avvicina, fa un altro sorriso e si presenta “Jean, piacere”.
“Martina” dice lei e si accomoda di fronte a lui.
Subito la cameriera porge ai due ragazzi il menù “Torno tra 5 minuti ragazzi” dice allontanandosi.
“E’ la prima volta che incontro al mattino qualcuno beccato su Tinder” dice Jean.
Martina sorride e dice “Anche a me non è mai successo”.
Iniziano col solito discorso su Tinder, delle esperienze e da quanto tempo entrambi siano sull’app, si raccontano anche qualche esperienza.
Lui è affascinante e fa l’attore, ha i capelli lunghi quasi alle spalle, ricci e scuri, non sembra italiano, i tratti sono più mediorientali.
Lo sguardo è profondissimo e la voce molto bassa, è alto, anche se Martina lo ha visto in piedi per pochi secondi, giusto il tempo del saluto.
Indossa un maglioncino leggero e aderente con lo scollo rotondo, mentre lei indossa una camicia bianca trasparente, una giacchettina verde leggera e una gonna a pois bianca e nera.
Visti da fuori sembrano quasi una pubblicità.
Entrambi si annusano finché dopo 10 minuti di conversazione vengono interrotti dalla cameriera. Ordinano entrambi lo stesso piatto: uova alla benedict con avocado, salmone e salsa olandese. Un te nero e un caffè americano.
Quando la cameriera si allontana continuano a chiacchierare delle esperienze di Tinder e lui mentre lei parla la interrompe per chiederle “Cosa cerchi su Tinder visto che hai già un compagno?”.
“Mi piace l’idea di far scoprire cose nuove ad un uomo, mi piace potermi permettere di fargli usare il mio corpo come non fa con altre forse,
gli tolgo frustrazioni sessuali; mi piace regalargli il sesso quello più carnale e crudo”.
Jean resta un po’ sbalordito dalla risposta, ma coglie la palla al balzo e aggiunge “E a me cosa vuoi far scoprire?”
Lei risponde “C’è un solo modo per scoprirlo”… e mentre conclude così arriva la cameriera con i loro piatti.

Entrambi prendono coltello e forchetta e affondano il tutto nell’uovo che fuoriesce dalla sua patina… Martina ride e dice “Trovo sempre molto porno questo momento”. Anche lui sorride insieme a lei e addenta il primo boccone.
“Sei un’interessante scoperta Martina”.
“Anche tu devo ammettere”.
I due finiscono il brunch chiacchierando e stuzzicandosi un po’ a vicenda, si sfiorano, si annusano, fanno continuamente battute a sfondo sessuale.
Intorno alle 14 escono dal locale e prima di salutarsi si scambiano il numero di telefono, poi si separano, uno va verso sinistra e l’altra verso destra.
Mentre Martina torna a casa pensa un po’ a quella buffa ma piacevole mezza giornata. Ovviamente non può che passarle per la testa anche il fatto che poi si siano separati. Insomma sono stati 2 ore insieme, che non sono molte, ma sufficienti per arraparsi entrambi e poi puf sparire nel nulla.
Pensa che forse semplicemente è uno di quei tipi che preferisce conoscere una donna, chiacchierarci un po’ di volte e in diverse occasioni.
Pensa anche che magari semplicemente lei non era il suo tipo, però entrambi erano parecchio eccitati l’uno dall’altra.
Martina è una di quelle donne che non fa mai la prima mossa, soprattutto ad un appuntamento… a volte le piacerebbe avere il coraggio o la forza, ma pensa anche un po’ che non rispetta il suo personaggio, per cui è sempre quieta a riguardo.
Tutti questi pensieri le balenano in testa mentre rientra a casa. Decide di rientrare a piedi per cui ci mette oltre 45 minuti e tra una cosa e l’altra arriva a casa alle 15.
Quando rientra non fa che mettersi comoda quindi con boxer e maglietta e poi si infila a letto, passando così la domenica pomeriggio e la domenica sera.
Il lunedì mattina, appena sveglia, con ancora i pensieri del pomeriggio precedente scrive a Jean un messaggio “Piacevole scoperta, grazie della chiacchierata”.
Il ragazzo risponde qualche ora dopo mandandole una foto di lui appena sveglio, aggiungendo come didascalia “Volevo scriverti anche io una cosa affine”.
Martina che ancora ce l’ha un po’ su ed ha voglia risponde con una sua foto a letto, mezza nuda.
Jean risponde con una foto del suo pene e dice “Guarda che cosa gli hai fatto”
Martina “Direi un ottimo risultato”
“Ti piace?” dice lui.
“Si” risponde lei e subito dopo aggiunge “Collezionerei le foto dei cazzi che mi vengono mandati in risposta a una mia foto.
Ma dimmi, cosa accadrebbe se fossi li?”
Jean prontamente risponde “Ti farei inginocchiare davanti a me. Io starei seduto sul letto. Ti prederei con una mano i capelli e con l’altra ti accarezzerei la schiena, poi scenderei giù su quel bel culo”
Martina sente l’eccitazione tra le gambe, è ancora sotto le lenzuola e non vuole alzarsi, vuole figurarsi la scena. Tanto non c’è fretta, non ha nessun lavoro urgente da fare.
Jean continua “Tu non fai nulla, sei in attesa solo con il reggicalze, io sono nudo invece e col cazzo che cresce davanti a te. Ma ancora tutto resta fermo, in tensione. Con la mano sentirei che stai bagnando il pavimento con la tua eccitazione e a quel punto, quando meno te lo aspetti ti darei un bello schiaffo sul culo, così da aumentare la tua eccitazione, mi sembra potrebbe piacerti. Forse vorrei anche spaventarti un po’.
“Spaventarmi?” scrive Martina interrompendo il flusso creativo del ragazzo.
“Leggermente” risponde lui, poi subito aggiunge “Devi percepire un po’ di pericolo come condimento ai vari colori”
“Per eccitarmi il pericolo serve” risponde poi lei, facendo capire a lui che la paura è una sensazione che la fa eccitare.
Jean procede “A quel punto vorrei guardare i tuoi occhi che nel frattempo sono cambiati e sono aperti e trasfigurati, mentre ti tengo ancora per i capelli. Ti poggerei poi una mano sul collo ma senza stringere e ti darei un bel bacio sulle labbra, lungo e appassionato per misurare la tua voglia di me”
Martina interrompe nuovamente il flusso e scrive “E’ eccitante, mi piace”
Jean allora le scrive “Mi piacerebbe se ti toccassi mentre ti scrivo queste cose”.
Senza dire che lo farà o che non lo farà la ragazza ribatte dicendo “A me piacerebbe che tu ti toccassi”
Nemmeno lui afferma che lo farà o che lo sta già facendo e scrive “Allora dimmi, cosa vorresti che facessi dopo? Mandami un’altra tua foto…”
“Mi avvicinerei al tuo collo, mi piace leccarlo e morderlo, andare vicino all’orecchio, infilarci la lingua e leccare, dal collo in su. E poi perché no…anche andando in giù, prima sulle clavicole, poi su petto e pancia per finire con la lingua sul pube ma senza andare sul pene. Cercherei in tutti i modi di farti impazzire prima di farmi scopare”
Jean a quel punto interrompe il flusso di lei e scrive “Io ti costringerei a un certo punto. Ti prenderei la testa e ti ficcherei tutto il mio cazzo dentro”.
“Dove?” scrive subito Martina e aggiunge “In gola?”
“si” afferma lui “e voglio vedere i tuoi occhi mentre ti scopo la gola”
“Se arrivi fino in gola lacrimo, mi si rovinerebbe il trucco” dice sarcastica ma anche un po’ per testare fin dove può arrivare a spingere. E’ un test, lo fa spesso…infila random una battuta per capire se l’interlocutore è attento, se segue il filo del suo discorso e se si figura la sua stessa immagine e le sue stesse conseguenze.
Jean sembra non turbarsi e risponde “Si. Mi piace il trucco sciolto dalle lacrime”.
Lei continua, tra un’istigazione e una sorta di interrogatorio “Anche a me piace. Mi spingeresti fino alla gola quindi?”
“Si” afferma lui e aggiunge “Ogni volta che lo tirerò fuori sarà sempre più pieno della tua saliva. Te lo passerei in faccia, accarezzerei le tua labbra con la mia cappella”
“Così da rovinare di più il trucco” continua lei interrompendolo ancora e poi continua a scrivere “Sarei completamente sfatta”. E’ un altro modo per continuare a capire se davvero si eccitano con gli stessi pensieri e con la stessa identica immagine di una lei del tutto sfatta tra trucco e corpo.
“Poi quando sarò al massimo dell’eccitazione mi alzerò e ti spingerò sul letto, verrò dietro di te e con dei piccoli calci ti aprirei le gambe. Vedrei i tuoi tacchi , il reggicalze e il tuo sesso esposto a me”.
“E il mio culo” aggiunge Martina.
“E il tuo culo” aggiunge Jean che poi continua “La tua schiena tesa, i tuoi capelli…”
Martina a quel punto è eccitata e manda un’altra foto. Si intravedono i capelli e il culo.
“Che bel culo, lo voglio aprire con le mani e sputarci dentro. Ti metterei tre dita in figa e poi ti prenderei i capelli iniziando a penetrarti forte.
Voglio sentire la tua fica che abbraccia e stringe il mio cazzo”.
Quel voglio fa bagnare ancora di più Martina che inizia finalmente a toccarsi.
“Mentre ti scopo voglio sentirti godere. Voglio che mi dici ad alta voce ciò che provi. E voglio sentirti un po’ soffrire, mi ecciterei di più e inizierei a prenderti a schiaffi.
Martina rincara la dose e aggiunge “Dovresti spingere forte allora”.
Jean continua “Tenendo alto il ritmo prenderei i tuoi piccoli polsi e con una sola mano li terrei uniti insieme, li userei per portarti ogni volta indietro.
Riusciresti a venire mentre ti scopo da dietro?”
Martina resta un attimo sorpresa dalla domanda, cosa importa a lui se riesce a venire? Si stanno solo scrivendo, perché chiederlo?
Dopo questi brevi pensieri in cui si domanda anche se fingere o meno per restare in questo flusso della trama risponde con un secco “No”.
“Di cosa hai bisogno? Lo farei pur di sentirti godere” risponde lui.
Martina continua a chiedersi perché dovrebbe interessarsi adesso al suo orgasmo, non sono davvero li, stanno solo immaginando una scena che non si sa nemmeno se accadrà ne quando. In effetti però sembra che a lui piaccia proprio vedere godere.
“Di solito è una cosa che non costa mai alcuni fatica ad un uomo, anzi” risponde.
“Cosa?” chiede il ragazzo.
“È una cosa che stupisce e affascina ogni uomo il modo in cui vengo facilmente. Ma il facile è solo relativo a un modo. Per il resto mi diverto a godermi la scopata”
“Dimmelo” dice lui quasi in tono da sergente.
“Devi scoprirlo” aggiunge lei.
J. “Vuoi che lo scopra adesso?”
M. “Vuoi scoprirlo adesso?”
J. “No forse no, voglio aspettare”
“Mi piace l’attesa. A te come piace venire?” a quel punto anche lei diventa diretta come lui, nonostante non abbia risposto ancora dicendo qual è il suo punto debole per ottenere un orgasmo.
“Vorrei venirti in faccia” dice secco lui.
“Spinto” dice lei, un po’ sarcastica.
“Ti piacerebbe? Voglio distruggere completamente quel trucco già sfatto e voglio vederti sorridere maliziosa col mio sperma caldo sulla tua faccia” Chiede lui.
“Mi piace” risponde lei “ma quello è l’ultimo atto, mi sembra un bel modo di concludere”.
“C’è un epilogo” dice Jean “abbiamo saltato la parte centrale in cui tu sei sopra di me e lo senti tutto e mentre mi scopi mi lecco un dito e te lo metto nel culo. Voglio sentire da dentro il mio cazzo che si muove.”
Martina interrompe ancora “Mi piace questa accuratezza dei dettagli”.
J. “I dettagli sono tutto”.
M. “vero”
J. “A questo punto vorrei sentire il tono della tua voce che cambia quando ti penetro il culo”
“Col dito o col cazzo?” chiede per conferma lei.
“Col dito” afferma lui, “prima uno, poi due, così lo sentirei allargarsi e rilassarsi sempre di più”
“Aprirsi…e pronto ad accogliere” scrive lei.
J. “Quando vorrò te lo aprirò anche col mio cazzo. Vorrei che ti toccassi il clitoride intanto, davanti a me, mentre ti spingo il dito nel culo”.
A questo punto Martina coglie la palla al balzo e ne approfitta per inserire la sua fantasia in questa scena perfettamente arredata da lui “Dopo le dita in culo mentre sono sopra mi alzerei accovacciandomi. Mi piace l’immagine del cazzo che viene sfilato lentamente e poi giù ancora per risedermi su di lui”.
J. “Voglio vederlo sparire dentro di te”.
M. “E poi ad un certo punto sbaglio, magari dalla figa passo al culo, chissà”
J. “A quel punto potresti venire?”
“Ahimè si, il culo è mio orribile punto debole” afferma Martina.
J. “Oddio si. Allora voglio scopartelo bene e farti impazzire di piacere. Voglio sentire che vieni e che tremi. Mentre ce l’hai ancora tutto dentro.
Questa cosa del culo, unito al tuo video di prima mi ha fatto venire davvero adesso…dio!
Purtroppo è solo fantasia, letteratura, desiderio.
Quel video lo hai fatto per me?”
“Si” afferma lei.
“Hai un culo stupendo, come piace a me. Proporzionato, largo, tondo, morbido.
Io mi sto fumando una sigaretta. La sacra sigaretta”
“Buona sigaretta allora. Goditela” dice lei.
“Sei sempre di più un bella scoperta” dice lui e poi aggiunge “il tuo messaggio di stamattina mi ha fatto piacere. Non so perché ma lo desideravo ed è arrivato. Ti avrei scritto io.”
“Sei stato battuto sul tempo” dice Martina e poi conclude la conversazione con un “ti bacio”.
A cui lui risponde “Ti bacio anche io”
I ragazzi non si sentono per qualche giorno, quando casualmente si incontrano al supermercato. Abbastanza strana come cosa, eppure c’era un po’ da aspettarselo, Martina è nella zona dove si erano incontrati per il brunch; non era poi così impossibile.
Mentre Martina cerca da mezz’ora lo yogurt, Jean le si avvicina vedendola da lontano.
“Non trova qualcosa signorina?” dice.
Martina è sovrappensiero alla ricerca dello yogurt greco magro di una marca specifica, non avendo capito chi le ha rivolto la parola si gira sovrappensiero pensando ad un possibile commesso del supermercato, quando invece c’è lui.
Sorride e dice “si, non trovo lo yogurt greco magro, mi dai una mano a trovarlo?”.
Jean sorride e le indica l’ultimo ripiano in alto e con un sopracciglio alzato, prendendola in giro, dice “Te lo prendo io, quanti ne vuoi?”.
“4 confezioni” risponde lei.
“Come stai?” chiede Jean.
“Bene, tu?”
“Anche io bene, ti fa di pranzare da me?” dice lui senza troppi fronzoli.
Martina è sorpresa e spiazzata, ripensa al brunch e alla chiacchierata via messaggi di qualche sera prima. Jean è sempre abbastanza diretto, per lo meno in queste poche occasioni che hanno avuto, sembra non darle modo di ribattere troppo.
I due finiscono la spesa ognuno per i fatti propri, Martina prende poca roba visto che alla fine non andrà direttamente a casa sua.
Si incontrano fuori dal supermercato. Lui è li che l’aspetta e intanto fuma una sigaretta, i suoi lunghi capelli ricci sono sommersi nel fumo.
“Andiamo?” dice lui.
Martina annuisce e lo segue.
Fanno meno di 300 metri e sono già davanti al palazzo. Jean infila la chiave nella toppa del portone e lo spinge indicandole di entrare.
L’ingresso è buio quando lui chiude il portone. Si vede solo una lucina arancione che infatti il ragazzo preme accendendo così la luce. Prendono l’ascensore e salgono a terzo piano.
Quando arrivano in casa lui si scusa subito per il disordine, che in realtà non è molto, Martina sorride e chiede subito “Posso mettere la mia roba in frigo?”.
“Ah si, certo, lo yogurt” dice lui sorridendo e le indica la cucina.
Martina mette tutto in frigo e intanto lui le si pianta dietro la schiena. Quando lei si gira, lui è li con un braccio sull’anta del frigorifero e l’altra sulla parete opposta. La sta proprio bloccando, lei è immobile e lo guarda illuminato dalla sola luce del frigo, anche perché in cucina la luce era spenta a la tapparella quasi del tutto chiusa, si vedeva giusto il minimo e indispensabile e Martina non aveva nemmeno acceso la luce.
Lo fissa e non capisce, anche se questa scena già la eccita. Sembra possente in quella posizione, non ha un fisico statuario lui, ma uno sguardo magnetico.
Abbozza un sorriso e lui ne approfitta per prenderla per la vita e tirarla a se, così da poter chiudere il frigo.
Bam bam, appena è chiuso (primo bam) la spinge contro lo sportello (secondo bam), si china in ginocchio e le alza una gamba, poggiandosela sulla spalla, così da avere le gambe di lei aperte. Le scosta bene la gonna e le mutandine e inizia ad assaggiarla.
Martina è un po’ spiazzata, ancora una volta. Si gode quella lingua ruvida e lenta. Non corre, è delicato. Le assaggia prima le labbra, poi il clitoride e dopo le infila la lingua che sembra lunghissima.
Lei lo tiene dalla testa e lo spinge a se, quando lui va più affondo lei lo allontana, lo guida.
Dopo 10 minuti così, senza dire nulla, lui la porta sul divano. Non la fa sedere, la lascia in piedi e la spoglia, lei si sente quasi una bambola. Quando è completamente nuda, le fa segno di sdraiarsi.
Nessuno dei due parla, questo a Martina piace e contribuisce a farla bagnare.
Mentre lei è distesa anche lui si spoglia. I vestiti sono sparsi in tutto il salotto che adesso è decisamente in disordine.
Quando Jean è completamente nudo e lei nuda e distesa, lui le si avvicina; si siede prima sul divano, praticamente ai piedi di lei e rivolto a lei le apre le gambe. Mentre sembra voler continuare da dove aveva lasciato in cucina, lei lo prende per la testa e lo porta col viso a pochi centimetri dal suo volto e lo bacia. A quel punto lui è praticamente nella posizione perfetta per prenetrarla restando sopra e lo fa.
Lei ha un sussulto, lui entra facilmente mentre si guardano in faccia, ancora nessuna parola ne un suono da parte di nessuno dei due.
Lui inizia a scoparla lentamente, mentre con una mano le tiene il collo con il pollice sulla clavicola. La tiene per poterla spingere a se. I colpi piano piano aumentano di ritmo e anche di profondità.
Martina questa volta non si trattiene e fa un piccolo gemito, quasi di dolore. Jean continua. I due continuano a non dirsi nulla, continuano solo guardandosi.

Ad un certo punto Martina interrompe il continuo scambio di sguardi e dice “Ho ancora tutto il trucco intatto credo!” e sorride.
“Che sguardo che hai” afferma lui.
Ormai Martina ha capito qualcosa in più su quello sguardo, è la sua arma, è il suo cambio scena, infatti subito Jean cambia registro e le sputa in faccia dicendole “Adesso il tuo trucco sta cambiando”, e mentre lo dice la prende per il collo, la spinge giù da divano e la fa mettere a 4 zampe. Le prende la testa con la mano destra, il suo cazzo con la mano sinistra e le sporca il viso di bava usando il pene e subito dopo glielo spinge in gola.
Martina inizia a lubrificare bene l’asta, Jean intanto molla il colpo e si accomoda con la schiena sul divano. Appena tutto il pene è umido Martina spinge completamente in gola tutto. Inizia a sentire la sensazione di dover vomitare, ma continua. Piano piano gli occhi le si riempiono di lacrime e il trucco cola.
Jean alza la testa, che intanto era ribaltata indietro, la guarda e le dice “Ora il tuo trucco non è più in ordine, girati”.
Martina esegue e restando a 4 zampe si gira dando a lui il sedere. Il ragazzo è fermo ancora seduto sul divano. Nessuno dei due dice nulla, sono molto pochi gli scambi di frasi tra i due, sembra quasi sacro il silenzio, come se nessuno dei due volesse romperlo.
Lei sta ferma in quella posizione quasi un minuto, lui sembra immobile, come se dovesse riprendersi da qualcosa di fisicamente stancante. In realtà si gode la pausa assaporandosi la vista del culo della ragazza.
Martina intanto fissa il mobile davanti a lei, dove i due si vedono riflessi nella lacca nera. Incrocia lo sguardo di lui e poi si poggia sui gomiti, tenendo i palmi delle mani a terra. Il culo si vede meglio, la schiena è inarcata. Resta ferma così un altro minuto. Poi, senza che lui dice nulla, si mette faccia a terra, contribuendo ulteriormente a mostrare il buco del culo a Jean che intanto è ancora fermo.
Le mani libere le permettono di potersi aprire le natiche, facendo così un gesti di invito.
Jean capisce al volo quale sia l’obbiettivo della ragazza; si sputa in una mano e bagna il pene, le sputa sul buco del culo e poi entra.
Martina resta in silenzio e immobile. Lui inizia a muoversi lento. Poco dopo lei si tira su e si mette comoda a 4 zampe, in modo da potersi anche girare a guardarlo, cosa che accade subito.
Piano piano Jean continua a spingere e ad aumentare il ritmo.
“E’ così che non resisti, giusto Martina?” dice con lo stesso sguardo che aveva al supermercato mentre cercavano lo yogurt.
Lei sorride e sussurra “vengo, cazzo!!”
Mentre lei viene lui continua a darle colpi e quando percepisce che è del tutto esausta la gira e le viene in faccia.
“Il tuo trucco ormai è del tutto andato” le dice subito dopo aver avuto il suo orgasmo.
Martina sorride e quando entrambi sono del tutto sfiniti dice sarcastica “Credo di dover andare in bagno a rifarmi il trucco se non ti dispiace”.
“Facciamo una doccia insieme” aggiunge lui.
I due si infilano in doccia e ricominciano.
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