Oggi Plug the fun intervista Inside porn, un progetto che nasce da tre ragazze e vuole portare il porno su un livello decisamente più alto rispetto alla definizione scarna e comune che si ha del porno, ma non vi dico altro perché ci spiegano loro cosa fanno!
Ho avuto modo di conoscerle, non tutte e tre purtroppo, e sono esplosive… abbiamo in mente qualche collaborazione per cui seguitele e non perdetevi le loro iniziative.
Spiegateci cosa è Inside porn…
Inside Porn è un progetto di ricerca sulla pornografia (n.b. in particolare sulla pornografia autodefinitasi come alternativa). Il suo scopo primario è quello di favorire e promuovere la distribuzione di prodotti pornografici, in modo da costruire un dibattito collettivo attorno allE sessualità.
Abbiamo cominciato nel lontano 2016, quando eravamo tutte e tre delle studentesse universitarie, muovendo i primi passi all’interno del mondo accademico. Portando avanti una vera e proprio ricerca, di stampo etnosemiotico, abbiamo avuto la possibilità di frequentare vari festival ed eventi internazionali entrando in contatto, e costruendo una rete che si sarebbe rivelata utile in seguito, con i maggiori esponenti del post-porno europeo e mondiale. Non possiamo negarti, Marta, di essere state subito stregate è assolutamente conquistate da questo molto profondo quanto eccitante. Con gli occhi pieni e i sensi appagati dai molteplici immaginari che questa arte veicola, abbiamo deciso di portare il nostro progetto al di fuori dell’ambito prettamente universitario: avevamo bisogno di mostrare a quante più persone quelli che avevamo visto, ma soprattutto volevamo fuggire da una divulgazione istituzionale. Ci interessava costruire un discorso collettivo con il pubblico, parlare di sessualità con chiunque desiderasse farlo insieme a noi. Il primo evento, nel 2017 presso il Loft Kinodromo, fu un tale successo da farci capire quanto interesse ci fosse.
Negli anni Inside Porn si è evoluto, è cresciuto ed, in parte, è cambiato. Proseguiamo con i nostri format più canonici (Ce l’ho Porno & I lunedì porno al cinema), in cui sfruttiamo la potenza del video pornografico per mettere in scena per il nostro pubblico ogni volta sessualità diverse. Continuiamo perché abbiamo compreso che il porno è funzionale, rompe il ghiaccio, ti sbatte in faccia immaginari che normalmente non vedresti (e non perché tu non sia apert* sessualmente, ma perché nel nostro intimo cerchiamo ciò che ci piace e che più ci corrisponde) e predispone gli animi in modo che parlare di sesso insieme diventi facile e spontaneo. Oltre a questo abbiamo in programma (e abbiamo dovuto rimandare per questa quarantena) due nuovi eventi. Parliamo delle Porno performance e delle Sonorizzazioni musicali dal vivo di porno muti anni 20. Stiamo iniziando a portare il progetto fuori, sia partecipando ad eventi (vedi ad esempio Sesperti dove ci siamo incontrate di persona) sia organizzandone a nostra volta in collaborazione con altre realtà a noi affini (nb. Non so se possiamo spoilerare, ma non vediamo l’ora di organizzare qualcosa insieme a te a quarantena finita).
Sicuramente il progetto in futuro assumerà nuove forme, ci piace pensare che cresca insieme a noi e al nostro pubblico.
Chi c’è dietro il vostro progetto?
Dietro il progetto ci sono tre donne, che sono prima di tutto tre amiche.
Maria Giulia Giulianelli: nasco in una tranquilla cittadina di mare piena di arte e cultura, Pesaro. Cresco libera e spensierata in una famiglia in cui la sessualità non è un tabù, ma un aspetto integrante della vita, e in cui la nudità è un modo per conoscere meglio il proprio corpo e se stessi. Questo ha fatto sì che, nella mia vita da adulta, io abbia sempre avuto una estrema naturalezza nell’approcciarmi a queste tematiche, stupendomi spesso delle reticenze altrui. Proprio questo scontro tra ciò che per me era naturale e quello che agli altri appariva deprecabile, mi ha spinta a ragionare sempre di più sulla sessualità e le sue rappresentazioni. In un primo momento attraverso le arti, con un percorso di studi ed una ricerca artistica personale. In seguito questo mio interesse ha traboccato i confini dei miei studi, finendo con il contaminare la mia vita e il mio stesso modo di percepire la realtà.

Giulia Moscatelli: provengo da un piccolo e provinciale paese marittimo della Toscana e sono cresciuta scalando scogli e camminando a piedi nudi. Da subito, complice probabilmente la mia educazione, non ho mai identificato la sessualità come un taboo. Mi piaceva parlarne liberamente, ma mi scontrai da subito con la reticenza e la vergogna delle altre persone. Credo che sia stata questo ostracismo, subito soprattutto durante l’adolescenza, ad avermi spinta a voler parlare in modo pubblico di sessualità e pornografia.
Abbandonato il paese per la città, a Bologna ho avuto la fortuna di incontrare due persone che condividevano la mia voglia di parlarne. I discorsi sono nati prima in ambito artistico e cinematografico, di cui si costituivano i miei studi e adesso il mio lavoro, per poi diventare presto un’esigenza, prima privata e poi pubblica, dal sapore politico e sociale.
Arianna Quagliotto: io invece vengo da una cittadina della pianura veneta, nata e cresciuta da una famiglia cattolica. Mi ricordo che quand’ero molto piccola mia madre mi scoprì mentre mi toccavo e mi sgridò. Ho vissuto la mia infanzia e i primi anni dell’adolescenza con un profondo senso di vergogna per tutto ciò che riguarda il sesso e la sessualità. Successivamente mi sono avvicinata all’ambiente punk e al pensiero femminista, mettendo in discussione tutta la mia educazione e le idee che mi erano state impartite. Ho deciso di trasferirmi a Bologna per studiare e mi sono scontrata con una città giovane e dalla mentalità aperta (perlomeno rispetto a dove venivo io), con possibilità di accesso a spazi di condivisione e iniziative che trattano le sessualità. Capitai ad un convegno organizzato dall’università sulla critica cinematografica e lì assistetti per la prima volta ad un intervento sui siti porno, tenuto da Giovanna Maina. Era la prima volta che sentivo parlare di pornografia in pubblico, figuriamoci in ambito accademico. La cosa mi esaltò moltissimo e quando è partita l’idea di una ricerca sul porno insieme a Giulia e Maria Giulia (che nel 2016 conoscevo già da 4 anni, quindi si partiva oltre che da un’amicizia anche da una forte stima reciproca) mi sono lanciata subito con entusiasmo. Inside Porn è un progetto che mi ha coinvolta moltissimo personalmente, mi ha spinta a riflettere sul mio corpo e il modo di vivere la mia sessualità. Credo sia l’esperienza che più mi ha cambiata nella vita.
Quali sono gli argomenti che trattate principalmente?
Trattando la pornografia alternativa generalmente gli spunti di riflessione sono molteplici e riguardano molto l’aspetto politico del fare e promuovere questo tipo di porno. Chi ci conosce sa benissimo, ad esempio, che le nostre rassegne sono costruite sull’idea di fornire un panorama il più possibile eterogeneo al nostro pubblico. Non si tratta solo di presentare sessualità diverse, come abbiamo già spiegato prima, ma anche dimostrare la diversificazione di linguaggi di cui si avvale la pornografia alternativa, affermandola come prodotto culturale oltre che, ovviamente, dispositivo per una riflessione politica.

Di argomenti ce ne sono molti, dal posizionamento dei soggetti che prendono parte al discorso pornografico (donne, uomini, trans, queer, non-binary, ecc…) e alla sfera della sessualità più in generale, al diritto alla sessualità per i soggetti che spesso ne vengono esclusi dalla nostra società (un argomento che ci sta particolarmente a cuore e a cui vorremmo dedicare uno dei nostri eventi è ad esempio il topic sesso e disabilità), dalla legittimazione del sex work alle pratiche di riappropriazione del corpo, dal consenso alle pratiche di sovversione di un ordine sessuale così come ci viene imposto culturalmente e socialmente.
Quello che riteniamo indispensabile e su cui vogliamo lavorare molto è la multi-disciplinarietà nel modo di affrontare le tematiche: siamo partite con l’audiovisivo perché di fatto tutte e tre abbiamo studiato e lavoriamo nell’ambito cinematografico e del videomaking ma stiamo progettando nuovi percorsi che coinvolgano altre arti come la performance, la danza, l’installazione, la musica e l’arte sperimentale, offrendo così nuovi spunti di argomentazione quali il rapporto con la corporeità e lo spazio, la fisicità, l’esperienza sessuale e la sua dimensione sinestetica. Oltre alle arti, che hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel discorso pornografico e nell’indagine sul corpo e sulle sessualità, vogliamo includere anche quelle discipline che invece hanno trattato gli argomenti in maniera meno personale e in prima persona ma che presentano punti di vista che hanno contribuito considerevolmente al dibattito come la psicologia, la sociologia e la giurisprudenza.
Fate molta divulgazione con varie forme di comunicazione, come interagite principalmente col pubblico?
La nostra prima forma di comunicazione, quello che potremmo definire come il nostro massimo canale di divulgazione, è sicuramente quella fatta ai nostri eventi: diretta e non filtrata attraverso un medium. In queste occasioni normalmente siamo noi, assieme ai nostri ospiti, a dare via alla conversazione, scegliendo un tema ed una serie di argomenti. Questi funzionano da miccia, rilassando il pubblico e mettendolo nella condizione di voler ascoltare ma soprattutto di voler intervenire con delle domande proprie. Rifiutiamo infatti una divulgazione di tipo istituzionale, con noi e gli ospiti in cattedra come esperti, ci piace che il rapporto con il pubblico sia orizzontale e paritario. Anche perché uno dei motivi per cui abbiamo dato vita al progetto era proprio per conoscere le opinioni e il punto di vista delle persone.
Per fare questo è molto importante avere una comunicazione chiara. Non essere ambigue e rendere noto il nostro punto di vista. Quando si parla di sessualità il linguaggio si presta a molte ambiguità, parole che solitamente non hanno un’accezione negativa possono assumerla. Un esempio pratico: durante lo slot Ce l’ho Porno all’interno della prima edizione del Ce l’ho Corto Film Festival, è successo che una persona al microfono chiedesse perché non avessimo mostrato più sesso normale, ma ci fossimo concentrate su quello che lui identificava come sessualità trasgressive. Ecco, cosa significa sesso normale? Per noi è un no sense, per il nostro spettatore significava sesso eterosessuale canonico (nb. una vecchia, cara missionaria). Ora capite come ci fosse un gap linguistico, oltre che di valore. In questo caso, prima di avviare un dibattito, era fondamentale per noi fargli capire che non esiste un sesso “normale” o “normativo”. Che nessuna sessualità è trasgressiva, ma che esistono diverse sessualità e molteplici immaginari e che sono tutti leciti.
A questa comunicazione offline affianchiamo quella online, sui social – principalmente Instagram e Facebook. Normalmente li usiamo per promuovere i nostri eventi, altri volte per degli approfondimenti che sono funzionali al nostro percorso di ricerca. In questa quarantena stiamo preparando tre rubriche per tenervi compagnia da lontano, visto che per ora non possiamo farlo di persona. Stay tuned!

Pensate che un domani, e chissà magari anche già oggi, la sessualità sarà meno un tabù? Cosa vi ha spinte a creare Insideporn?
La sessualità non smetterà di essere un tabù per magia, se lo è è perché la maggior parte delle persone non vive serenamente la propria intimità. Quindi è importante parlare e favorire discorsi sulla sessualità diversi da quelli che già circolano, non incentrati su di una visione morale o normativa, ma plurale e inclusiva. Sicuramente questo momento storico sembra particolarmente favorevole al cambiamento ed ad un’apertura di orizzonti sul costume sessuale delle persone, ma perché il cambiamento sia effettivo e non una semplice moda passeggera, bisogna comprendere l’impatto che ha sulle nostre vite: un rapporto nuovo con la propria sessualità comporterà un rapporto nuovo con le persone che ci circondano.
Inside Porn nasce proprio dall’esigenza di creare discorsi più attuali sulla sessualità, dal desiderio di creare degli spazi comuni in cui confrontarsi, conoscersi, esporsi senza temere il giudizio altrui. Parlare collettivamente di sessualità, attraverso la visione di pornografia e con il sostegno di chi la fa, riduce l’impasse iniziale, motivando anche il pubblico più timido a prendere parte al dibattito.
Per trasformare le domande in risposta, quello che ci ha spinte a creare InsidePorn è stato credere che un giorno (forse anche grazie a noi) la sessualità non sarà più un tabù.

Progetti futuri?
Nonostante la pandemia ci abbia un po’ rovinato i piani rispetto alla stagione 2019-2020 ne stiamo approfittando per guardare avanti e pianificare le nostre attività.
Come dicevamo prima vorremmo sperimentare nuovi format, come la performance e la sonorizzazione ed esplorare quindi sempre di più insieme al pubblico i linguaggi di cui si avvale il discorso pornografico. Anche noi ci mettiamo in gioco in tutto questo, come dicevamo prima non vogliamo essere delle esperte in cattedra ma relazionarci con gli altri in rapporto alla pari in cui non siamo noi che offriamo e insegniamo qualcosa a qualcuno ma godiamo tutti della medesima esperienza traendone delle riflessioni, condividendole e crescendo insieme. Per fare ciò contiamo molto nell’attivazione di nuove collaborazioni, per rendere quelli che sono i nostri contenuti ancora più ricchi e strutturati. La nostra idea di base è che in questo ambiente è necessario fare rete, non solo per la qualità poi dell’evento che ne risulta, ma anche per riuscire ad avere un maggiore impatto in termini di risonanza e dunque estendere il raggio di sensibilizzazione e coinvolgimento del pubblico. In un paese come l’Italia, dove c’è un interessamento a queste tematiche ma permane ancora lo strascico di un bigottismo che ci portiamo dietro da anni, c’è l’urgenza di far parlare di progetti come il nostro per riuscire a portarlo anche tra chi non è il nostro pubblico di riferimento.
Concretamente parlando abbiamo deciso di rinnovare la nostra sezione al Ce l’ho Corto Film Festival, e la fase di preparazione è già avviata. Cerchiamo di addolcire la pillola della quarantena cominciando già a visionare i cortometraggi che arriveranno in seguito all’apertura della call. Quindi, per tutti quelli che vogliono partecipare: rimanete aggiornati! 🙂