Oggi il racconto erotico di Plug the fun lo scrive Davide.
Se anche voi volete scrivere un racconto erotico e pubblicarlo sul blog potete inviarlo a: [email protected]
Aspettando i vostri racconti, con Davide vi auguriamo una buona lettura.
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– Le parole, le parole mi eccitano –
A domanda risponde, brava, e lo fa con quella direzione e potenza di chi prende il potere che scivola fuori dalle risposte, il possesso di una soluzione, il senso preciso della conoscenza utilizzata, consapevole, forte, fica.
– Le parole mi eccitano – ripete – mi eccitano perché sono veicoli, sono catalizzatori, mi eccita dirle, sentire il suono che fanno, mi eccita il brivido che danno ad uscire dalla mia bocca lo dico, lo sento, lo suono.
– Fammi un esempio. –
Si mette sotto di me, passa dal perineo alle palle le accarezza con la punta delle lingua, le soppesa tra le labbra, risale gentile e lenta sull’asta che è diventata dritta, spessa, e mi guarda con la cappella rossa di fuoco che le sboccia tra gli occhi lucida come un’ alba dopo la pioggia.
– Sono una troia. –
Non c’è cadenza che sottolinei troia non c’è attenzione, è detto così, semplicemente, e la casualità di questa intonazione, l’articolo indeterminativo, sono il succo vero della frase, il suono e i suoi occhi, naturali, limpidi.
– Sai cosa manca solo, ai tuoi occhi? Un po’ di lucido-
– Sono lo specchio dell’anima?-
– Dopo essere stati lucidati da un cazzo nel fondo della gola lo diventano ancora di più, diventano uno specchio in HD-
– Lucidameli-
Le metto tutte e due le mani attorno alla nuca, con i mignoli poggiati sulla mascella e i pollici sull’osso cervicale, lei apre la bocca, delicatamente, un gesto così teatrale ed erotico che il mio cazzo pulsa, verticale, sobbalza ormai sul suo naso.
Prima che io possa fare qualsiasi altro movimento sta sputando sul mio cazzo e passando la lingua da fondo alla punta, è splendente, mi guarda con aria di sfida, soddisfatta dei miei occhi adoranti e matti di lei, non distoglie lo sguardo, maledetta, e se lo ingoia fino a poggiare il naso sul mio pube e me lo pompa, frenetica, furiosa, sempre fissandomi, con il mascara che le cola, gli occhi ormai splendenti e splendidi che nel fulgore di quel gesto, ripetuto e vorace, non smettono di parlarmi, fissi e quasi diabolici, troppo grandi per essere naturali e troppo naturali per essere una posa.
Chissà se la teoria delle 10000 ore valga per i pompini o se prevalga il talento, certo in questo muoversi così fluido perfetto e misurato c’è un cura quasi artigianale e minuta, tutto è perfetto, soppesato, lurido e divino, allenamento, ripetizione, manipolazione del mio sesso e del mio piacere.
Il mio cazzo è solo l’ennesimo che le scivola in gola, questo pensiero mi dilania le tempie di un piacere ancora più profondo della sua ugola sul mio glande, della colonna sonora di singulti e respiri soffocati, questo agire così priocettivo, così autoriferito, la sensazione precisa che succhiarmi il cazzo non sia un gesto erotico per me, no, sia una forma di masturbazione diabolica, lei, oggetto per la mia carne infondo usa me: strumento per appropriarsi di un piacere suo e solo suo, del quale io sono solo medium.
Respira adesso, mi guarda, non resisto, la limono voracissimo, con la lingua velleitaria che ambisce ad assaggiare il mio sapore in fondo dove è arrivato, per ridarmi natura e forza, resistere dopo essere stato derubato da un pompino.
La voglio così profondamente da sentire male alle palle ed alla pancia, è un volontà che trascende il sesso ed il corpo, la voglio mia per egoismo, mia perché non sia io oggetto suo, perché io sia parte di questo suo soliloquio.
Maledetta mi anticipa, è subito su di me mi infila le unghie dove finiscono le costole e si siede con tutto il peso del corpo sul mio cazzo, lo possiede, è evidente, mi guarda con gli occhi ancora lucidi, le stringo la trachea con tutti e due i pollici, tossisce, mi guarda ancora, sfidante, dominante da dominata, e lo ridice, ancora più forte di prima
– Sono una troia –
Lo sa, lo sa benissimo ha capito tutto ed ha messo tutta la enfasi del mondo su l’indeterminativo, sono io, io la sua, determinativo, io il mezzuccio che la sua zampetta predace stuzzica questo pomeriggio.
– Sai – ansima forte – ho sempre adorato cavalcare cazzi. Certo mi piace farmi scopare, soprattutto quando mi tengo le gambe spalancate e tutte indietro e così, piegata in due e del tutto impotente, mi sento penetrare senza possibilità di salvarmi, e posso godermi la scena comoda con la schiena poggiata, gli occhi sul cazzo, sugli occhi, sul sudore, ma insomma cavalcarli è diverso. Sento le tue vene, che pulsano, mentre contraggo i muscoli inguinali, sento il tuo cazzo che pulsa dentro di me, mentre faccio incastrare la cappella e poi sbatto in fondo, fino sulle tue palle, ricomincio, godo, godo come una troia a sentirmi così in possesso di me, di te, del tuo corpo e del tuo piacere, sdraiati – suggerisce ma ordina – fammi stare bene dritta. –
Sbatte tutto, le sue tette che noto solo ora, non sono perfette ma sono tese, con i capezzoli puntati verso di me, se li stringe, è stufa, la voglio, voglio riprendermi, prendermela.
Salto contratto e guizzante e la sollevo di peso la lascio cadere sul letto senza mai uscire di lei, maledetta si tiene subito le gambe aperte, le piega più indietro che riesce, le sono dentro.
Perpendicolari le nostre labbra, le nostre bocche i nostri occhi, il mio cazzo e la sua fica, mi lascio cadere dentro di lei, dritto dritto, la guardo la bacio con le bocche spalancate fino a far male alla pelle tesa delle guance, le sputo in bocca, con disprezzo e piacere, lei ha la bocca aperta, costretta dalle mie mani sulla sua gola, mi guarda sempre più fisso e fa roteare la mia saliva sulla lingua, mi guarda ancora, mi morde.
– Godo adesso, godo come una matta, sputami, soffocami scopami, ti bagno tutto il cazzo, te lo spruzzo scopami, sono la tua troia –
L’articolo determinativo non resisto più, l’articolo determinativo e la sua fica che si contrae sono troppo tutto insieme, la presa di possesso, solo per l’istante del suo orgasmo, è più dell’orgasmo stesso è una vittoria temporanea e vuota, ma vittoria.
– Vengo, veeengooo, ti vengo sul cazzo – lo dice con le parole trascinate e indebolite ma di quella debolezza di concessione temporanea, capitolazione affermativa, istantanea.
Mi sento bagnato e vibrato, le vengo dentro, esplodo dentro di lei, tremante e grugnente, sento i miei schizzi che colpiscono il suo utero, le mordo il collo, la bacio furioso e furente mi bacia e scivola via da me, resta lì aperta e ansimante, fradicia.
Mi guarda ancora porta due dita alla sua fica, prende il mio seme ed i suoi umori, mescolati, si mette le dita in bocca e le toglie, lucide, pulite; me ne fa baciare solo la punta.
[…] fun lo scrive Davide.Aveva già scritto un eccitante racconto qualche tempo fa per Plug the Fun: Le parole che mi eccitano.Sono molto contenta di rileggerlo e di eccitarmi con le sue […]