Oggi il racconto erotico di Plug the fun lo scrive una follower.
Se anche voi volete scrivere un racconto erotico e pubblicarlo sul blog potete inviarlo a: [email protected]
Aspettando i vostri racconti, vi auguriamo una buona lettura.
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Non sempre è facile conciliare tutto. Anzi quasi mai lo è. Ma quella sera me l’aveva promesso, con chiare e semplici parole: “non hai idea di come ti ridurró stasera”.
Lo disse con quel luccichio negli occhi, quel fottuto luccichio, quello capace di arrovellarmi lo stomaco per tutto il giorno.
Non vedevo l’ora, non vedo mai l’ora, ma seppur masochista convinta e felice di esserlo, l’aspettativa del dolore mi fa andare fuori di testa. Questo credo non riuscirò mai a controllarlo. E lui lo sa.
Mi bacia il collo, piano, sfiorandolo appena, mentre sento le sue dita scendermi dai fianchi. Dio, sono già un disastro.
Respiro forte il suo profumo, che ha la capacità di tranquillizzarmi subito.
“Sei pronta?” mi chiede, a occhi chiusi cado in ginocchio, come se il mio corpo rispondesse molto prima della mia mente, con la gola secca riesco a simulare un goffo “si”.
Sorride, non lo vedo, ma so che lo sta facendo. Sento i passi che si allontanano in camera. Sono sola. Il mio cuore inizia a martellare all’impazzata. Sento che armeggia con l’armadio, e poi i suoi passi che si avvicinano.
“Chiudi gli occhi”, obbedisco, e appena l’oscurità cala, sento l’attrito con una stoffa che mi impedirà definitivamente di vedere quella sera. Mi unisce i polsi, li bacia e inizia a legarli, stretti, con più giri di corda. Sento il cuore che potrebbe uscire dal petto. Tira la corda per farmi alzare, e mi guida per pochi passi vicino al muro della stanza.
“Porta in alto le braccia e allarga le gambe”.
Ho sempre apprezzato come il mio corpo reagisca alla sua voce in automatico. Sollevo le braccia e le sento tirare parecchio, prima di sentire il click del moschettone che le assicurava al muro. Non posso muovermi, non posso vedere. Sento le sue labbra sulle mie, veloci e repentine, mentre con le dita inizia a lavorare i miei capezzoli coperti solo dal leggero Pizzo del body. Li pizzica, piano, poi forte, mi infila la lingua tra i denti prima di tirarli improvvisamente in sù.
Il primo piccolo grido si soffoca tra la mia e la sua gola, cazzo, ho già gli occhi velati. Si allontana appena ma so che è lì, li a guardarmi e a compiacersi di quanto sia totalmente senza difese. Non posso fare a meno di incazzarmi per quel pensiero. Poi, nel buio della mia testa, un grosso ciocco mi fa quasi urlare.
La cintura, riconoscerei quel ciocco nell’aria tra mille. Trattengo il fiato.
Arriva il primo colpo, sul culo, e mi rendo conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. Cazzo.
“Non voglio vedere contorcerti o chiudere le gambe, hai margine di movimento solo col Busto fino a dove arrivi. Non farmelo ripetere” deglutisco, annuendo.
Parlo poco in questi momenti, non è richiesto e anche se lo fosse non riuscirei granché. Arriva un altro colpo, poi un altro e un altro ancora. Sento i suoi passi, il rumore dell’aria tagliata, e botto che fa quando mi colpisce. Sembra una danza, tanto ammaliante quanto dolorosa.
Cazzo cazzo cazzo. Cerco di mantenere l’equilibrio ringraziando la mancanza di tacchi. Un enorme colpo arriva al centro della mia schiena, facendomi appiccicare al muro. Cazzo. “Respira” mi dice con fermezza. Questa cosa del respiro devo imparare a gestirla.
Dopo non so bene quanti colpi, si ferma e si avvicina. Sento le sue mani sul mio corpo che scivolano come se fossero oliate. “allarga di più le gambe”. Il mio viso cerca disperatamente il suo. Pagherei per una parola. Ma l’unica cosa che arriva è una sberla a mano piena. Non so neanche capire da che lato è arrivata. Mi tira la coda dei capelli in dietro facendomi sussultare.
“Ti ho detto ti allargare le gambe, lo sai che odio ripetermi” dice a fior di pelle. Le gambe, si giusto le gambe cazzo. Le allargo di più. “Brava bambina” mi dice baciandomi la fronte. Poi capisco perché voleva le aprissi di più.
Un bruciore impossibile mi attanaglia la gola, grido, ma non ne ho quasi il tempo, sul mio interno coscia si abbattono alleno 8 colpi. Sento le lacrime che iniziano a rigare le guance.
Mi accarezza la schiena.
Mentre riprendo fiato, sento la fibbia della cintura cadere a terra. Non so se sentirmi sollevata o meno. “ma guardati” dice quasi ridendo “ti ho frustata per quasi 10 minuti, e sei bagnata fino a metà coscia”.
Cazzo, istintivamente stringo i pugni. Qualcosa di gelido si fa spazio tra le cosce e il body, e reprimo per miracolo l’istinto di chiudere le gambe. Si arrotola la mia coda sul palmo costringendomi a inarcami dolorosamente. “per come sei bagnata ora potrei infilarci anche una mazza da baseball che ci andrebbe lo sai? Lo sai cagna che non sei altro?”.
Le lacrime scorrono sempre di più, il sapore salato mi scivola sulle labbra, mentre senza tante cerimonie mi ficca dentro un dildo, fermandolo con il bordo del body.
Mi massaggia il clitoride, abbastanza da godere ma neanche lontanamente vicino per venire. “ecco con questo tra le gambe dovresti sentirti più a tuo agio” sogghigna. Mi molla bruscamente la coda, e torno a respirare decentemente tra un singhiozzo e l’altro. Mi bacia il collo e si allontana.
Mi sento persa, annullata, al buio. Ma so che Lui è lì e questo mi basta per mantenere la lucidità mentale di cui ho bisogno. Una sferzata sottile mi fa pericolosamente inarcare la schiena, mentre un urlo sfugge inesorabile dalla mia bocca. Il cane. Tra le lacrime cerco grosse bloccate d’aria, nessun strumento reggo meno del cane, e so che nessun’altro piace così a Lui.
Uno, due, tre, si abbatte preciso e forte sul mio interno coscia, sul mio culo, sulla mia schiena.
“basta, ti prego basta” sussurro. Si ferma un attimo. Lecca via una mia lacrima, e ricomincia, in una danza precisa e melodiosa di linee rosso fuoco. Singhiozzo senza più ritegno, né volontà, mentre fa una pausa per muovere il dildo ben ficcato dentro di me. Si allontana.
Sento il suo sguardo che mi perfora la testa. Come un pittore che ammira la sua opera. Poi un calore improvviso mi scuote. Sulla mia pelle già ampiamente provata sento la cera che inizia a colare, come se nel giudicare il suo operato avesse visto che mancava un po’ di texture e volesse porre rimedio. Non so se sono più bagnata tra le gambe o sul volto. Poi nella resa della mia testa, sento il click del moschettone. Lentamente mi accompagna le braccia giù e mi rendo conto solo in quel momento, di quanto poco sangue sia arrivato alle mie mani. Dopo essersi assicurato che potevo stare in piedi senza sostegno, si allontana.
“Ferma qui” ordina. In quel piccolo momento di solitudine cerco di rimettere insieme i miei pezzi, mi focalizzo sul bruciore del mio corpo, sulla leggerezza della mia testa. “devi salire a 4 zampe su questo sgabello, ti guiderò io” sgabello? Cos..? Sono stordita ma sento che lentamente mi spinge in avanti.
Salgo. “brava bambina” sussurra sfiorandomi i capelli. Sento che fa passare una corda dal cerchio del collare, poi mi tira gentilmente il collo giù, e lo fissa allo sgabello. Sono ancora più esposta di prima se possibile e sempre con il dildo dentro. Mi accarezza le natiche, ampiamente provate. Mi godo quei momenti di dolcezza. Sento i suoi pantaloni cadere a terra, e il suo cazzo che si avvicina al mio culo. Lo spinge dentro senza tante cerimonie facendomi urlare.
“Ah, così piena dovresti essere soddisfatta troia, dio come sei stretta con anche quello davanti!”. Sento le lacrime che ricominciano, non tanto per il male ma per l’umiliazione scottante
Legata e scopata come nulla di più di un pezzo di carne. Ma il mio corpo non mente, anche quando la testa pensa l’opposto e scoppio in un enorme orgasmo, poco prima di lui.
Mentre i nostri corpi riprendono fiato, sfiniti, l’uno sopra l’altro, lo sento che mi accarezza i capelli.
“ti amo” sussurra intanto che mi slega.”anche io, tanto”… Ci trasciniamo in doccia, appagati e soddisfatti come pochi.