Oggi il racconto erotico di Plug the fun lo scrive una follower.
Se anche voi volete scrivere un racconto erotico e pubblicarlo sul blog potete inviarlo a: [email protected] .
Poche regole: un buon italiano e un minimo di 700 parole!
Aspettando i vostri racconti, vi auguriamo una buona lettura.
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Chiudo gli occhi. Nella mia testa si fanno strada immagini diverse, più o meno nitide, dettagli in primo piano, suoni, odori, differenti momenti ma la calma che li pervade è la stessa, varie sensazioni ma tutte connesse.
Non aspettavo altro che potermi perdere di nuovo per ritrovarmi, più forte, più sicura. Non aspettavo altro che potermi sentire tua, poter sentire il mio corpo rilassarsi e tendersi sotto la spinta della tua voglia di vedermi in questo stato. Affidarmi a te e fremere nel non sapere cosa aspettarmi.
Ogni carezza è un sospiro e ogni sculacciata un sussulto che plasma così il mio corpo in qualcosa di nuovo, di migliore.
Sento le tue mani scorrere sul mio corpo come per mostrarmi la nuova forma, per saggiarla e renderla più tua. Ti appresti a donarmi un vestito dal tocco setoso ma dal core rigido, mi cinge i polsi come bracciali e le parti più sensibili si elettrizzano al contatto con il tessuto.
Ogni mia porzione sotto le tue mani assume una nuova coscienza, come si rendesse visibile per la prima volta a sé stessa e al mondo. Dentro di me cresce una strana frenesia, ogni linea del mio corpo inizia a ballare contraendosi secondo una trama sconosciuta fino a qualche momento fa ma ora più naturale che mai.
Il capo è provato e decide finalmente di lasciar perdere il suo controllo e lasciarsi trasportare anch’esso dalle onde che mi pervadono. Finalmente libera da ogni preoccupazione trovo gusto nell’assaporare questa metamorfosi, senza però perdere ogni sensazione che accumulandosi come tensione inizia a divampare come fiamma all’interno del ventre e giù dove le tue dita sussurrano racconti meravigliosi ma senza raggiungere il
lieto fine.
Il piacere dell’attesa assume un senso ed una consistenza sempre crescenti, e io, combattuta tra il voler di più e il non voler porre fine alla sensazione, mi godo qualche altra sculacciata che spazza via gli ultimi resti della mia impertinenza, e pregusto già il momento in cui guardandomi allo specchio potrò tornare a questi attimi grazie alle tracce rimaste della mia nuova forma.
Ora posso essere completamente tua, completamente me, ogni tua parola è un ordine a cui ho già deciso di obbedire, e ogni tuo gesto mi provoca un piacere incontrollabile accompagnato dal suono di gemiti che lasciano la mia bocca come baci al vento e da quelli che invece si posano sulle tue labbra e sul tuo collo.
Mi avvicino al tuo orecchio così che tu possa percepire il mio respiro affannoso e la variazione del mio battito come conseguenza delle tue azioni.
Voglio che tu sappia come mi fai sentire, e in quel momento ne entro a conoscenza anche io traendo maggiore eccitazione da ogni mio suono.
Le sensazioni si fanno via via più intense e quel poco che resta della mia lucidità mi abbandona…
… e io con lei, mi abbandono, completamente.
Sopraggiunge però un rumore…
Riapro gli occhi. Non so quanto tempo sia passato, la mia mano è ormai tra le gambe da un pezzo e gioca ad alternare di umori il piacere e l’attesa, la mia testa, spinta all’indietro si raddrizza cercando di mettere a fuoco la figura che mi si staglia di fronte.
Ci sei tu.
Probabilmente era un po’ che mi stavi osservando mentre con lo sguardo mi poni una domanda che però ha già in sé la risposta. Finalmente alzo gli occhi, il tuo piglio severo mi porta a mordermi il labbro, far risalire la mia mano, che naufragando tra le onde del corpo mostra lieve smarrimento. Giunge fino alla bocca, che la accoglie, come un porto sicuro con una nave tornata a riva dopo un naufragio, e dove le diverse umidità si incontrano e
confondono.
Dopo essermi assaporata per un momento, ti sorrido, e la mia mano ridiscende nuovamente verso l’abisso, dove poche ultime carezze mi preparano alla punizione che mi spetta.