Oggi il racconto erotico di Plug the fun lo scrive Antonio.
Se anche voi volete scrivere un racconto erotico e pubblicarlo sul blog potete inviarlo a: [email protected] .
Poche regole: un buon italiano e un minimo di 700 parole!
Aspettando i vostri racconti, vi auguriamo una buona lettura.
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“Allora Rosy, sei sicura che possa venire anch’io stasera?”, chiese Martina, che aveva lentamente iniziato a legarle i polsi dietro la schiena con una corda di iuta. Indossavano entrambe solo mutande e reggiseno.
“Ma certo, sei o non sei la mia migliore amica?”
“Beh, quando l’altra sera Giusy mi ha invitato ad unirmi alla festa di Stefano, mi sembrava che ti seccasse un po’…”
“Ma figurati. Non ti lascerei mai a casa da sola”.
Rosy unì con le mani i gomiti di Martina fino a farli toccare, poi fece diversi giri con un’altra corda per impedire ogni movimento delle braccia. La corda era lunga, la fece passare sopra le spalle per poi unirvi la legatura dei gomiti tirandola verso l’alto, stringendo bene per accertarsi che non potesse scivolare in basso con la contorsione delle braccia.
“E’ un’impressione che ho avuto… ahia! Cavoli quanto stai stringendo oggi!”
“Sempre a lamentarti, Marty. Dici sempre che ti piace quando ti lego stretta, però stai sempre a piagnucolare” disse mentre le accarezzava le braccia e le spalle.
“Ahahahah hai ragione, ma che vuoi farci? Lo sai che sono fatta così. Però noto che per quanto io mi lamenti, tu continui a stringere sempre di più”.
Senza dire una parola, Rosy si alzò, aprì un cassetto da cui estrasse un paio di vecchi collant, poi da un altro cassetto tirò fuori un rotolo di nastro adesivo nero plastificato.
Tornò verso Martina, che era in reggiseno e mutande: lei oppose una flebile resistenza, mentre le infilava il collant in bocca e le copriva le sue labbra con il nastro adesivo in modo che, ad operazione ultimata, fosse impossibile per la sua prigioniera liberarsi del bavaglio.
“Non darti mai retta è sempre il modo migliore per fare le cose per bene: ad esempio, fosse stato per te non avrei dovuto imbavagliarti. Inoltre, so che se adesso ti slacciassi il reggiseno e ti lasciassi solo in mutande inizieresti subito a lamentarti, ma poi troveresti la situazione molto più interessante”.
Infatti, mentre Rosy armeggiava con il reggiseno dell’amica, Martina sbuffava nel bavaglio, per poi rassegnarsi quando l’intimo cadde a terra mostrando le sue abbondanti rotondità, accentuate dalla legatura dei gomiti che spingevano il petto in avanti. Amava quelle situazioni, che stavano ormai praticando assieme da qualche mese.
“Visto? Lo so che ti piace, anche se ti lamenti sempre”, e iniziò a legarle le caviglie strettamente unite. Forse un po’ troppo, perché a Martina scappò un mugolio acuto di sorpresa.
“Allora sei proprio senza speranza. Cosa faccio, continuo a legarti le gambe oppure lascio perdere e ti slego?”
Martina fece un cenno di assenso, non molto convinto a dire il vero, facendo capire all’amica che poteva continuare.
Rosy procedette quindi a legarle le gambe sopra e sotto le ginocchia, facendo ancora una volta un ottimo lavoro.
Senza dire una parola, accarezzò le gambe di Martina, poi la lasciò da sola nella stanza. Martina iniziava ad assaporare la situazione, ma dopo un po’ si rese conto che l’amica stranamente non tornava, e quindi provò a chiamarla. Era però molto ben imbavagliata, e quindi riusciva solo ad emettere bassi versi incomprensibili.
Provò a liberarsi tirando le corde, cercando i nodi e agitandosi, ma Rosy l’aveva impacchettata ancora una volta per bene, e come al solito avrebbe dovuto aspettare che le venissero sciolti i nodi che la imprigionavano per liberarsi.
Poi l’amica tornò.
Era scalza, ma si vedeva chiaramente che era vestita per uscire, perché indossava un bellissimo abito da sera blu e collant.
Martina provò a chiedere spiegazioni, ma senza dire una parola Rosy la aiutò ad alzarsi e la accompagnò, a saltelli, verso il vicino ripostiglio. Qui prese un paio di scarpe di Martina, le sue preferite, e le indossò: “Questa è un’altra piccola variante ai nostri giochini, tu rimani qui buona e tranquilla mentre io esco. Grazie per avermi prestato le tue scarpe”.
Incurante dei disperati mugolii di Martina che le chiedeva pietà, le legò una corda ai polsi, per poi unirla ad un punto più in alto di uno scaffale, in modo da realizzare un perfetto strappado: la sua schiena era perfettamente a novanta gradi rispetto alle gambe, grazie ad un’ultima corda che univa il collo alle ginocchia.
“In fin dei conti è quello che hai sempre sognato, e io che amica sarei se non facessi realizzare i tuoi sogni?”.
Rosy diede un’ultima controllata ai nodi per controllare che Martina fosse ben immobilizzata, poi uscì accostando la porta: “Accidenti, sono in ritardo per la festa di Stefano…”.
Silenzio, poi rabbia, poi disperazione. E’ vero, Martina era diventata una vera amante delle corde, ma mai si sarebbe aspettata che Rosy fosse così gelosa di Stefano, del quale anche lei era fisicamente attratta, e che sarebbe arrivata a tanto. Mugolare era inutile perché nessuno avrebbe potuto sentirla, liberarsi era fuori discussione, per cui poteva solo rassegnarsi ed accettare il suo triste destino. Almeno poteva capire quanto fosse diventato flessibile il suo corpo e resistere in quella posizione così stringente, così dolorosa, ma anche così erotica: le sue rotondità erano in effetti ampiamente esposte, rimpiangeva solo il fatto che l’amica non avesse messo una corda in mezzo alle sue gambe, come faceva di solito.
Perse la concezione del tempo e si concentrò sulla respirazione cercando di rilassarsi, quando ad un certo punto sentì la porta di casa aprirsi. Era sicuramente Rosy, che non l’avrebbe lasciata sola a lungo in quella posizione: mugolò quindi per chiamarla.
“Quanta fretta!”. Martina capì, dal rumore dei passi, che l’amica non era sola.
Quando la porta del ripostiglio si aprì, vide anche Stefano, e sgranò gli occhi per la sorpresa e il pudore di trovarsi in quella posizione. Non riusciva nemmeno a mugolare nel bavaglio.
“Allora Stefano, che ne pensi, è un bel pacchetto?”
Lui guardava Martina pieno di desiderio. Rosy si avvicinò all’amica, le accarezzò le guance, e le sussurrò: “Stefano va pazzo per te, e quando gli ho raccontato dov’eri, mi ha chiesto di incontrarti. Non dirmi che vuoi che ti liberi, c’è Giorgio che mi sta aspettando giù in macchina, stasera dormo da lui e vi lascio soli”.
A Martina sembrava di vivere un sogno.
La stanchezza della posizione si faceva sentire, ma era troppo eccitata e quindi annuì con la testa verso Rosy.
“Bene ragazzi, vi saluto e vi auguro una buona serata. Vi invidio, Giorgio non ama questi giochini con le corde, faremo come ai vecchi tempi” e se ne andò.
Stefano si chinò verso Martina, la accarezzò con la sua solita dolcezza.
“Sei bellissima”.
Gli occhi di Martina brillavano.
“Sei sicura?”
Lei annuì mugolando.
Lui la liberò lentamente dalle corde che le opprimevano le gambe, poi le tolse le mutande.
Si mise alle sue spalle, e iniziò lentamente a penetrarla. Martina lo sentiva dentro di lui e iniziava a provare un insolito piacere, misto ad impotenza per non poter assaporare il resto del suo corpo.
Stefano la penetrava sempre più forte alle sue spalle, dalla sua posizione di vantaggio, afferrandole i seni abbondanti. Raggiunsero assieme l’orgasmo, uno dei più belli della loro vita. Poi lui la liberò dalle corde e dal bavaglio, accarezzando i segni che le corde le avevano lasciato sulla pelle.
“Chissà, forse se Rosy mi avesse lasciato venire alla festa non te lo avrei lasciato fare”.
Risero di gusto, poi si baciarono intensamente e andarono a letto portandosi le corde.