Questo racconto è di Lorenza, una follower di Plugthefun.
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All’improvviso si volta verso di me, avvicina il suo volto al mio. Ora il suo profumo mi circonda, sento nuovamente il suo alito profumato di fragola. Mi bacia sulle labbra, all’improvviso con forza, quasi con rabbia, sento le sue braccia stringermi e bloccare le mie dietro la schiena. Le sue mani si serrano intorno ai miei polsi, sento i suoi bracciali tintinnare contro il mio orologio.
Non posso muovere le braccia, vorrei abbracciarla ma lei me lo sta impedendo. Continua a baciarmi, a tenere le sue calde labbra contro le mie, sento la sua lingua cercare di forzarle, ma non ha bisogno di farlo.
Le dischiudo e lascio che la sua lingua si insinui dentro la mia bocca. La sento danzare con la mia, farsi sempre più audace, spingersi fino in fondo alla mia gola, soffocarmi quasi, per poi tornare indietro e invitarmi ad entrare nella sua bocca.
Spingo anche la mia lingua dentro per giocare io questa volta con lei, lei me la blocca con i denti, stringe appena…
Sento un brivido improvviso nella schiena, mi sento cedere le gambe. Se non fossi leggermente appoggiata al muretto sarei sicuramente caduta. Le sue mani stringono ancora di più i miei polsi, mi fanno quasi male. Mi spinge indietro le mani per farmi indietreggiare, mi appoggio al muretto completamente, sento il freddo della pietra attraverso il mio vestito farsi largo fino alla pelle. Un altro brivido mi scuote accompagnato da una leggera stretta dei suoi denti sulla mia lingua.
Finalmente mi lascia i polsi ma non la lingua che continua a tenere stretta tra i suoi denti, fa scivolare le mani lungo i miei fianchi e mi attira a se. Sento il suo corpo aderire al mio, i suoi seni schiacciare i miei e il suo bacino contro il mio. Insinua una gamba tra le mie in modo che io le debba aprire e far salire leggermente il vestito. Io passo le braccia intorno al suo corpo e comincia ad accarezzarle la schiena attraverso quel suo vestito color panna.
Ci stringiamo forte e finalmente i suoi denti lasciano libera la mia lingua. Libera di cercare la sua dentro la bocca e ora tocca a me giocarci e spingere la mia fino in fondo alla sua gola. Faccio risalire una mano dalla schiena fino a quel suo collo che ho desiderato dall’inizio della serata. Le mie labbra lasciano le sue, con la mano le spingo dolcemente la testa all’indietro e le bacio il collo.
Quel collo è come me lo ero immaginato fin dalla prima volta che la vidi: morbido, vellutato, caldo. Immergo la faccia per assaporarlo completamente, inebriarmi del suo profumo di rosa e spezie orientali, da cui traspare anche il leggero odore muschiato della sua pelle ambrata dal sole.
La sento rabbrividire e non certo per il freddo, la sento stringersi più forte contro il mio seno. Geme, un suono basso, melodioso, continuo, somiglia più alle fusa di un gatto che ad un gemito.
Poi si stacca da me, fa un passo indietro, la vedo come splendere in quel suo vestito, mi guarda e mi sussurra:
– Vieni, torniamo in macchina, vuoi? -.
Devo ricompormi, sento che se mi stacco dal muretto potrei anche cadere, mi sento calda ma ho la pelle fredda come il ghiaccio.
Mi stacco lentamente dal muretto, una vertigine, appoggio una mano. Mi faccio coraggio, raddrizzo la schiena e mi muovo verso di lei e la macchina. Non mi aspettavo di avere questa reazione, è stato tutto troppo improvviso, un sogno che si è realizzato in un attimo. Mi sento stordita ma anche lei barcolla leggermente sulle sue lunghe gambe.
Torniamo in macchina e ci infiliamo dentro.
La macchina è fresca, evidentemente l’autista ha lasciato il condizionatore in funzione, forse anche troppo fresca. Sento i miei capezzoli farsi duri e spingere contro il tessuto del vestito. Non portando il reggiseno la cosa è molto visibile e mi accorgo che lei mi sta guardando.
Lei ha il reggiseno ma il freddo le fa lo stesso effetto ed è ugualmente visibile sotto il suo vestito, la guardo leggermente divertita e le indico prima i miei capezzoli e poi i suoi. Sembra rendersi conto solo in quel momento di avere lo stesso mio problema e si mette a ridere mentre chiude la portiera.
Di nuovo quella sua risata argentina…di nuovo i brividi lungo la schiena.
L’autista chiede dove deve andare, io e lei ci guardiamo e diciamo di andare dove vuole purché ci metta molto tempo per farlo.
L’auto parte silenziosa e stavolta sono io che che mi butto sulla sua bocca e comincio a baciarla con forza forzando con la mia lingua il castello della sua bocca per ritrovare la sua lingua con cui giocare.
Le mie mani cominciano ad accarezzare dolcemente i suoi fianchi partendo dalle cosce per arrivare dove il reggiseno raddoppia lo strato di tessuto. Le sue mani mi cercano, impacciate accarezzano il mio corpo. Mi rendo conto che lei non deve aver mai accarezzato una donna prima di ora. Tentennano sul mio corto vestito, si insinuano sotto a cercare, trovano il mio reggicalze e slacciano un gancetto, le sento sulla mia pelle e ad ogni tocco mi sento bruciare.
Il suo vestito leggermente più lungo mi impedisce di capire subito cosa porti sotto ma le mie mani sono più esperte. Riconoscono anche attraverso il tessuto, un altro reggicalze, molto simile a quello che porto io.
Siamo praticamente sdraiate sul grande divano posteriore dell’auto, io sopra di lei, sento che cerca di togliersi un sandalo in modo da poter mettere almeno una parte delle sue lunghe gambe sul sedile. Mi stacco dalle sue labbra e comincio ad esplorare con la lingua il suo lungo e dolce collo.
Sono immersa nei suoi capelli e la sento gemere piano, di nuovo quel verso basso e melodioso di prima. Sento che quel verso mi sta eccitando moltissimo.
Porto una mano dal fianco su, verso i suoi seni, e con il palmo passo a sfiorare quei suoi capezzoli duri e non solo più per il freddo, per farlo devo spostarmi leggermente proprio sopra di lei. Quando lo faccio sento una sua mano cominciare ad accarezzarmi le cosce fino ad arrivare al sedere alzando completamente il mio vestito.
La sua mano mi stringe un gluteo e la mia si serra automaticamente sul suo seno, un altro di quei suoi melodiosi gemiti, accompagnato da uno dei miei urletti stavolta, adoro quando mi toccano il sedere.
Mi stacco dal suo collo e la guardo, le brillano gli occhi, quei suoi grandi occhi. Mi ci perdo per un attimo, sono come un mare in cui è facile perdersi, “forse sarebbe meglio non rovinare troppo i vestiti. Che ne dici?”.
Non so se l’ho solo pensato o se l’ho anche detto. Lei mi guarda, uno sguardo grande e poi fa cenno di si con la testa, allora l’ho detto.
Porto le mani dietro la schiena appoggiandomi completamente al suo petto per slacciare il gancetto del vestito ma lei mi precede. Rapida mi fa scendere la zip e mi chiede di aiutarla a fare lo stesso, ci sediamo un attimo. Si gira offrendomi la schiena e tirandosi su i capelli per permettermi di vedere il gancetto da aprire.
Vedo il suo collo e non so resistere, porto il mio viso verso di lei e comincio a baciarla partendo dall’attaccatura dei capelli intanto il gancetto salta e la zip si apre sotto le mie mani. Le faccio scivolare il vestito in modo che cada e che si raccolga su i suoi fianchi. Lei con una abile manovra lo fa scendere completamente e lo lascia sul pavimento della macchina.
Mi allontano un attimo dal suo collo per poterle guardare la schiena attraversata dal reggiseno bianco, dal reggicalze anche lui bianco e dal piccolo perizoma rosato. Vedo anche le sue lunghe e bellissime gambe fasciate da quelle calze panna come il vestito trattenute dalle quattro bretelline del reggicalze.
E’ una statua, soda ma morbida nei punti giusti, rotonda quanto basta, con la pelle vellutata e profumata. Lascio che il mio sguardo vaghi sul suo corpo e poi tolgo il mio vestitino di paillettes rimanendo a seno nudo, con il mio reggicalze di pizzo nero e le calze anch’esse nere.
Solo quando mi trovo così mezza nuda mi rendo conto che davanti c’è l’autista.
Un’occhiata allo specchietto mi conferma che ci sta guardando, e che sta guardando il mio piccolo seno nudo. Beh non mi importa che lo guardi pure e che ci guardi anche mentre giochiamo, non mi da fastidio. Sicuramente invece a lui i pantaloni tra un po’ daranno molto fastidio, mi scappa un risolino.
Lei mi guarda, sembra sorpresa di vedermi a seno nudo, temo che se le aspettasse più grandi, guardo il mio seno e poi il suo, lei mette le mani dietro la schiena e con un solo fluido movimento si toglie il reggiseno e lo butta davanti.
– Così siamo pari, senza tu, senza io – Dice.
I suoi seni sono incredibili, pieni, tondi, sodi e con un capezzolo grande e già molto duro, quasi come i miei che mi fanno male da tanto si sono induriti guardando i suoi.
Lei si fa avanti e si avvicina a me, mi butta le braccia intorno al collo e mi stringe a se. Sento la sua pelle contro la mia, il calore del suo corpo contro il mio, i suoi seni schiacciano i miei. Anche io la abbraccio prendendola per la vita e assaporando la pienezza delle sue forme con le mie mani.
Mi prende i capelli e mi costringe a piegare la testa all’indietro. Ora tocca a lei esplorare il mio corpo!
Prima piano, con titubanza, quasi timorosa, poi sempre più convinta ed audace. Spinge la sua bocca sul mio collo e la sua lingua comincia a solleticarmi la pelle.
Mi morde leggermente, appena sotto la mascella e a me sfugge un gridolino.
Non sento più la forza di stare dritta e lentamente scivolo all’indietro lasciandomi cadere sul sedile. Continua a baciarmi il collo e mi segue nella caduta fino a trovarsi sopra di me con tutto il corpo. Il suo dolce peso schiaccia il mio torace e i miei seni lasciandomi senza fiato.
La sua bocca si fa sempre più audace e piano piano scende dal collo. Comincia a sfiorare la pelle tra i seni e poi la bacia, con avidità. Sento la sua bocca nel solco che divide le mie tette e sento le sue mani farsi ancora più vicine a esse. Con il palmo delle mani spinge i miei seni dall’esterno contro il suo viso in modo da affondare tra di essi, non riescono a coprire il suo volto, sono troppo piccole purtroppo e quindi lei le spinge ancora di più, fino a farmi provare un doloroso piacere.
Mi sfuggono altri gemiti uno per ogni affondo della sua lingua sulla mia pelle, sento il mio respiro accelerare. Non posso fare a meno di prenderle la testa con le mani e guidare la sua bocca la dove io voglio che vada. Lei ubbidisce docilmente e sposta piano piano la lingua, le fa risalire la piccola curva del mio seno ed arriva a lambirmi l’aureola del capezzolo destro, un morso, un urlo.
Voglio la sua bocca intorno al mio capezzolo, subito!
Prendo la sua testa tra le mani e la guido sopra il seno e la sua turgida estremità. Lo guarda per un attimo e poi lo fa sparire con un succhiotto nella sua bocca. Mi sento sciogliere, ansimo. Sposto le mie mani sul suo sedere e lo schiaccio contro di me. Lei lascia un attimo il capezzolo e fa un grande sospiro per ributtarsi subito dopo su di me.
Sento i brividi scuotermi il corpo e una piacevole sensazione di calore si diffonde dal pube a tutto il corpo. Sto ansimando e gemendo ad ogni suo piccolo movimento. Le mie mani cercano la morbidezza del suo sedere scoperto, si insinuano tra i suoi glutei alla ricerca del piccolo lembo di tessuto che dovrebbe coprirli e proteggerli ma che invece lo lasciano ancora più scoperto e sensuale lo trovano e comincio a giocarci, tirandolo verso l’alto e sollevando il minuscolo tanga.
Ora anche lei smette di baciarmi per emettere nuovamente quel suo basso gemito di piacere profondo. Faccio scendere le dita lungo le sue mutandine per arrivare dolcemente li dove si sono bagnate del suo nettare del piacere
Approfitto del suo sollevamento per ribaltare la situazione. Ora sono io che sento il bisogno di esplorare il suo corpo con la mia bocca mi sollevo sui gomiti e la costringo a mettersi di schiena sul divano della macchina. Sono in mezzo alle sue cosce e le sue lunghe gambe arrivano una fino al lunotto posteriore, mentre l’altra si sporge tra i due sedili anteriori arrivando a lambire la leva del cambio.
La bacio appassionatamente sulle labbra, lei cerca di insinuare la sua lingua nella mia bocca ma io mi ritraggo velocemente prima che riesca a farlo.
La guardo, è bellissima, così sdraiata sembra Venere fatta persona per il piacere degli umani.
Lentamente comincio ad accarezzarle il corpo con le mie mani, partendo dal suo ventre piatto per risalire lentamente fin sotto i suoi alti e sodi seni. Indugio in quella parte di pelle che sta solitamente coperta dal reggiseno e compressa dai ferretti. E’ una parte sensibile, lo so e infatti lei ricomincia con quel suo suono profondo, che comincia ad eccitarmi in maniera devastante.
Nuovamente mi sento bagnare le cosce del mio stesso miele.
Lentamente risalgo con una mano sul seno fino ad arrivare a lambire l’aureola del capezzolo, qui la pelle è increspata dal piacere intenso che capisco sta provando.
Mi metto a cavalcioni sulla sua pancia in modo da avere tutte e due le mani libere e a palmo aperto comincio a sfiorare entrambi i capezzoli per farli salire e irrigidire, pronti per essere assaggiati dalla mia bocca. Sono due fragole sotto le mie mani, due fragole sode che non vedo l’ora di poter assaggiare per sentirne la consistenza e il sapore.
Mi piego sopra di lei fino a sfiorare con i miei capezzoli i suoi, quando si toccano lei si inarca verso di me, il suo gemito diventa forte e il suo respiro rapido.
Mi inarco per passare con il viso il più vicino possibile a quelle sue bellissime e rosee colline ma senza toccarle. Compito che lascio alla mia lingua che faccio sporgere dalla bocca appositamente. Uno, due, tre passaggi in questo modo e poi un solo veloce tuffo in mezzo alla valle che divide le sue colline.
La mia lingua risale e arriva al capezzolo, un solo movimento della testa e finalmente la fragola scompare dentro la mia bocca. E’ duro e al contempo morbido, sa di limone, come la sua pelle, e sento il suo profumo di rosa.
Mi sembra di svenire, e mi sento più bagnata che mai.
Lascio quel dolcetto di carne e ricomincio l’esplorazione del suo corpo per scoprirne i segreti e capirne le voglie. So che per lei è la prima volta alla coorte di Saffo e non voglio ne spaventarla ne deluderla. Voglio che tutto sia il più dolce e naturale possibile e che sia lei ad abbandonarsi nelle mie braccia. Alzo la testa dal suo ombelico e la osservo, occhi socchiusi, un dito in bocca, la mano stretta a pugno. E’ bellissima e a me viene voglia di continuare a baciarla per sempre.
Continuo a scendere con la lingua verso il suo minuscolo tanga, lo lambisco, lo prendo tra i miei denti e lo tiro dolcemente verso il basso. Sento il suo profumo di donna arrivare potente alle mie narici e sento che la mia voglia aumenta. Voglio tuffarmi in quel mare umido di piacere, scoprire il suo sapore nascosto.
Lei mi prende la testa, mi blocca, in un sospiro dice
– Ti prego, non qui, andiamo da me! –
Mi fermo, faccio una grande fatica a farlo, devo dominare la mia passione….sollevo la testa e rispondo di sì.
La guardo negli occhi, capisco che anche la sua voglia è tanta e a stento repressa, da l’indirizzo di casa con voce roca all’autista e io aggiungo:
– Fai in fretta! –
Ci guardiamo, io le sorrido
– Meglio se rimettiamo i vestiti allora, non credi? –
Ci rivestiamo in qualche modo, il suo reggiseno non si trova, deve essere finito sotto i sedili. Fa niente, resterà senza, è uno spettacolo vedere il suo seno coperto dal vestito e saperlo nudo.
La macchina corre veloce per le strade buie di Genova e ci porta a destinazione in fretta. Mi sento bollente, il viso in fiamme e non solo quello.
Guardo lei e capisco che la cosa è reciproca, ci teniamo per mano e le nostre dita continuano ad intrecciarsi e a sfiorare i polsi. Non so perché ma questo movimento delle dita mi sta eccitando sempre di più brividi elettrici corrono lungo la mia schiena e mi provocano un languore assoluto nelle parti basse.
Non parliamo più, non ho più il coraggio di guardarla, so che le salterei nuovamente addosso. Il suo profumo è dolorosamente presente intorno a me e acuisce la mia voglia di lei.
Arriviamo da lei, una bella villettina bifamiliare nelle vicinanze di Pegli, giardino curato e vialetto di ingresso, lei armeggia nella piccola borsa per trovare il comando del cancello, ma la sua macchina?
Non mi pareva fosse venuta con l’auto in centro, forse mi sbaglio.
Il cancello si apre silenzioso e la macchina scivola nel parcheggio
– Devo aspettare qui? – chiede l’autista.
Ci guardiamo, a me scappa un risolino nel vedere gli occhi maliziosi di lei
– No, vai pure io mi arrangerò –
Vedo un moto di delusione nel viso del mio autista, direi che lo spettacolo che gli abbiamo offerto in macchina è piaciuto e probabilmente avrebbe voluto rimanere per vedere altro…ma no!
Da qui in poi è una cosa privata tra me e lei, niente spettatori, consapevoli o meno.
[…] Se volete leggere le parti 1 e 2: pt1. – pt.2 […]