Questo racconto è di Lorenza, una follower di Plugthefun.
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Se volete leggere le parti 1 e 2: pt1. – pt.2
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Entriamo e saliamo le scale, sta al primo piano. Io da dietro la vedo ancheggiare sui tacchi e la voglia di carezzarle quel sedere alto e sodo mi prende improvvisa. Le appoggio una mano proprio sotto la natica, dove i muscoli guizzano ad ogni gradino, lei ride. Io mi sento sciogliere, ma mi lascia fare, sentire i suoi muscoli muoversi sotto la mia mano mentre sale le scale: è meravigliosa.
Stringo leggermente la mano sul gluteo e lei mi regala un altra risatina
– Dai che non riesco a salire se fai così – Mi dice sorridendo
– Fermati allora –
Le rispondo senza esitazioni. Si ferma sulle scale, ha le chiavi di casa in mano, mi prende la mano e mi fa avvicinare a lei, sul suo stesso gradino. Mi bacia sulla bocca, un bacio quasi violento, mi stringe con le sue braccia fino quasi a soffocarmi.
Non posso far altro, se non immaginarmi già nuda, tra le sue braccia, il mio corpo premuto contro il suo, il calore della sua pelle e della sua voglia.
La sua lingua nella mia bocca, mi cerca, mi desidera, lo sento, la prendo per i fianchi, un sobbalzo, soffre il solletico?
Mi molla di colpo e ride, scappa su per l’ultima rampa di scale e mi lascia li, senza fiato.
– Che fai, non vieni? – Mi chiede dall’alto.
Sono frastornata dall’ultimo bacio ma salgo in fretta le scale, lei è già dentro casa e si è già tolta le scarpe.
Ora mi accorgo di quanto sia alta in realtà. Sembra strano ma non lo avevo notato, con i tacchi sembravamo alte uguali, in realtà è più alta di me, che pure io non scherzo.
Entriamo in casa e anche io mi libero finalmente delle scarpe, non amo molto i tacchi alti ma questi sandalini mi stanno così bene che sono disposta a soffrire un poco per portarli!
É una bella casa la sua, classica genovese, ingresso con soffitto stuccato e le porte delle stanze che si aprono tutte intorno, davanti a noi si vede l’arco che porta in sala ed è li che si dirige con passo sicuro.
– Mi aiuti? –
Ma certo! Che avrei dovuto fare? Tutto quello che voleva! Potrei fare di tutto per lei stasera
– Vieni, beviamo qualcosa… ti va?
Io berrei te altro che qualcosa!
Si avvicina al mobile bar, prende due tambler alti e ci versa una dose abbondante di un liquore ambrato preso da una bottiglia di cristallo.
Mi avvicino da dietro e prima che si possa girare verso di me la abbraccio, forte, di sorpresa. Lei appoggia i bicchieri e non si sottrae all’abbraccio, mi prende le mani e le appoggia sui suoi seni incrociandomele. Comincio a baciarla dolcemente sul collo, devo mettermi quasi in punta dei piedi per farlo.
Intanto lei tiene le mie mani ferme sui seni, sento i capezzoli crescere e inturgidirsi nuovamente sotto i miei palmi. Lei stringe le mie mani e io stringo i suoi seni, la sento sospirare ad ogni bacio che le do sul collo. Spinge il sedere contro il mio bacino e comincia lentamente a strusciarsi contro di me.
Sento l’eccitazione mai sopita crescermi dentro,
– Spogliami, spogliati, no spoglia prima me, mi spoglio io – Dice un po’ confusa.
Si slaccia il vestito e lo fa cadere a terra togliendo per un attimo le mie mani da lei, poi le riprende e le rimette al loro posto sul seno nudo. In un attimo si libera anche del piccolo tanga rosato slacciando il reggicalze.
Ora posso baciare la sua schiena nuda, esplorarla con la lingua, lei ricomincia a fare le fusa, dio come mi eccita quando fa così!
Faccio scendere le mani sotto il suo seno, lo sostengo, lo accarezzo intanto mi piego sulle gambe per scendere con la bocca verso il suo sedere. Mi inginocchio dietro di lei, lei apre leggermente le gambe per sistemarsi meglio in equilibrio e appoggia le mani al mobile davanti a se.
Scendo con la lingua sulle sue lunghe, lunghissime gambe.
Mi soffermo nell’incavo del ginocchio mentre con le mani le accarezzo il ventre piatto scendendo lentamente verso il pube alla ricerca della sua peluria.
Risalgo le gambe a piccoli baci e le mie mani si fanno strada verso l’interno delle sue cosce, morbide, vellutate. Arrivo con il viso al solco dei suoi glutei e comincio a leccarle lentamente l’interno di quella vallata. Sento il suo profumo, ho voglia di sentire il suo sapore, sento che mi sto bagnando.
Avrei voglia di toccarmi anche io ma resisto all’impulso, voglio essere lucida per donare a lei il massimo delle emozioni.
All’improvviso lei chiude le gambe e mi fa rialzare prendendomi per i capelli, gli occhi le brillano per l’eccitazione e il desiderio, credo che anche i miei brillino allo stesso modo.
Non dice nulla, mi prende per la mano e mi guida attraverso la sua casa verso le stanze interne, apre una porta e siamo nella camera da letto.
Una camera grande con uno specchio che occupa un’intera parete, una porta finestra che credo dia su un balcone dato che le imposte sono mezze chiuse, e, attaccato alla parete opposta allo specchio, il letto.
Arriviamo mano nella mano fino al bordo dello stesso, lei si mette davanti a me e mi spinge, decisa, facendomi cadere sul piumone.
Il letto è enorme, decisamente più grande di un matrimoniale, io la guardo, nuda e bellissima stagliarsi nella luce della passeggiata ché filtra dalle imposte del balcone che da sul mare.
– Sei bella, lo sai… –
Parole che salgono da sole alle mie labbra che avrebbero solo voglia di perdersi sul quel corpo.
Si avvicina al letto e si sdraia vicino a me, la sua voce è un sussurro
– Abbracciami ti prego –
Non ho bisogno di farmi pregare per farlo, è da quando eravamo in macchina che desidero farlo più di qualunque altra cosa.
Il suo corpo è caldo tra le mie braccia, morbido, vellutato, la passione mi scalda dentro, avrei voglia di perdermi nei suoi baci.
Il suo viso si avvicina al mio, posso vedere le pagliuzze dorate dei suoi occhi, ci baciamo, le labbra unite, infinitamente morbide si dischiudono per permettere alla mia lingua di entrare dentro di lei.
Le sue braccia mi stringono, i nostri corpi si uniscono ancora di più, sento quel suo verso, da gatta, salirle dalla gola, mi eccita da morire, mi sento sciogliere dentro.
Faccio scivolare le mie mani sulla curva della sua schiena e la rigiro in modo che sia sopra di me. Ora sento il suo peso sopra di me, la sento schiacciarmi il seno e sento i suoi capezzoli induriti contro la mia pelle.
Le accarezzo il sedere e la schiaccio ancora più contro di me, sento il suo monte di Venere premere contro il mio.
Muove una gamba, la fa scivolare in mezzo alle mie, sento il mio sesso aprirsi e bagnarle la gamba, si stacca dalla mia bocca. Mi guarda, sorride e mi dice:
– Allora è vero che ti piaccio! Non ero molto sicura –
Prendo la sua testa e la schiaccio in mezzo ai miei seni
– Si che mi piaci! – riesco a rispondere con voce roca.
Le spingo la testa verso il basso, voglio che mi baci, voglio sentire là quella sua lingua, voglio che mi esplori, voglio che mi scopra, voglio goderle in bocca.
Non ho bisogno di insistere, evidentemente è la stessa cosa che vuole lei, scivola con tutto il corpo in mezzo alle mie cosce. Mi piega le ginocchia e mi apre, completamente, totalmente nuda per la sua bocca.
Delicatamente apre le mie labbra con le sue lunghe dita, sono bagnata come non lo sono mai stata con nessun’altra.
Esitante comincia ad esplorare il mio sesso con la lingua, ad ogni passaggio sul mio clitoride mi sento scoppiare un urlo.
Da troppo tempo avevo sognato questo momento, mi inarco e vengo, troppo presto ma non posso farci nulla, l’orgasmo mi scuote, ma non ferma la voglia di lei.
Non ferma neanche lei che continua ad insistere sul mio clitoride, ogni colpo di lingua è una dolce tortura che non voglio assolutamente interrompere.
Chiudo gli occhi, ormai sono completamente in suo potere, sento la sua bocca, la sua lingua esplorarmi dolcemente ovunque, meno male che dovrebbe essere la sua prima esperienza con un altra donna. Evidentemente conosce bene il suo corpo e riporta quelle conoscenze sul mio.
Sento le sue lunghe dita insinuarsi dentro di me, una, due, tre dita. Solitamente non amo essere penetrata così, ma la voglia che ho di lei mi fa passare in secondo piano ogni disagio.
Comincio a stringermi i seni, mi fanno quasi male i capezzoli da tanto sono turgidi, mi piace accarezzarmeli mentre la mia compagna mi bacia, mi piace da impazzire.
Le sue dita dentro di me si muovono lentamente ma con decisione e continuità, sento la sua lingua insistere sul mio bottoncino del piacere e la mia libidine risale a livelli pericolosi. Non voglio avere un altro orgasmo, non subito comunque, è ora di ricambiare il piacere che mi sta dando.
Le prendo la testa e la faccio risalire lungo il mio corpo fino ad arrivare a poterla baciare. Ha il mio sapore sulle labbra e sulla lingua e la cosa mi eccita ancora di più. Stavolta sono io a girarmi in modo da essere sopra di lei e comincio io ad esplorare il suo corpo con la bocca e con la lingua.
I suoi bellissimi seni, i suoi capezzoli, piccoli ma duri come delle piccole fragole e dolci del sapore della sua pelle, la pancia piatta e abbronzata, il suo ombelico rotondo e profondo, fatto per essere baciato e poi giù verso le sue gambe e il suo fiore profumato.
Le allargo le gambe e mi infilo con la testa in mezzo. Ora è completamente aperta per me, nuda più che mai. La mia lingua si fa strada tra le sue labbra per cercare il clitoride, gonfio di piacere e bagnato dei suoi umori mescolati alla mia saliva.
Sento il suo profumo, il profumo del piacere di una donna, mi rendo conto che anche lei è venuta mentre faceva godere me, il suo fiore è aperto e bagnato come un piccolo lago.
Scendo con la lingua sul piccolo pezzo di pelle che separa il suo sesso puro dal piccolo segreto increspato in mezzo alle sue natiche, so che è un punto estremamente sensibile anche se spesso dimenticato nelle esplorazioni del piacere femminile, lei non fa eccezione.
La sento sussultare quando arrivo li con la lingua, si inarca, ha un secondo orgasmo. I suoi umori invadono la mia bocca, il suo sapore asprigno mi riempie e mi inebria, non ho intenzione di smettere ma lei comincia ad agitarsi sotto la mia lingua. Mi chiede di fermarmi, non so se darle ascolto, la penetro con un dito e lei urla, un altro dito nel piccolo buchino, un altro urlo più forte, insisto con la lingua sul clitoride e muovo le dita con esperienza dentro di lei.
Quel suo mugolio da gatta si trasforma in una serie di urli. Anche io non resisto e infilo la mano libera sotto la mia pancia, comincio a masturbarmi, movimenti circolari sul mio clitoride e puntate improvvise dentro.
Sono bagnata come non mai, mi sento letteralmente colare.
Insisto, voglio farla venire ancora e voglio venire anche io con lei.
Non devo aspettare molto due, tre passate con la lingua e un altro rantolo, forte, la sento contrarsi intorno alle mie dita e sento che anche io sto venendo con lei, non resisto mi stacco dal suo clitoride e lascio che il mio piacere esploda insieme a lei.
La guardo, è sudata, la sua pelle luccica. Mi butto di fianco a lei e ci abbracciamo.
Un ultimo bacio per farle sentire il suo sapore dalla mia bocca e languidamente ci accoccoliamo una vicina all’altra. Ci copriamo con il piumone.
La sua testa appoggiata al mio petto, un mio braccio a sostenerla, dopo qualche minuto sento il suo respiro farsi regolare e profondo, dorme.
Io non riesco a rilassarmi; avere lei a fianco, nuda, in casa sua, una situazione che sognavo da tempo e che adesso che si è realizzata.
Ancora non mi pare possibile, sento il suo sapore sulle mie labbra, il suo profumo nelle mie dita, i suoi capelli solleticarmi il petto, la sua pelle calda contro la mia.
Il suo respiro regolare, è tutto perfetto e proprio per quello mi sento così nervosa, vorrei parlarle, capire se anche lei prova le mie stesse sensazioni, emozioni, capire se per lei questa iniziazione all’amore saffico è stata solo una parentesi o cosa, capire cosa provo realmente per lei a parte la tremenda attrazione fisica.
Già capire cosa provo io non è facile, so di non amarla, almeno credo, so di desiderarla, almeno credo.
No in realtà non so nulla non sono neanche sicura di sapere bene cosa ci faccio qui.
La guardo dormire, si muove nel sonno, sussurra un nome ma non è il mio, è un nome maschile, Marco, e poi il mio.
Già, so chi è lui, me ne ha parlato durante la cena, il suo “ragazzo”, ma cosa credevo, che mi avrebbe sostituita a lui?
No, anche se ha sussurrato il mio di nome so che non è a me che pensava, almeno non completamente.
Io a lei invece mi sono data tutta e senza dubbi, lo rifarei in ogni momento, questo devo dirglielo…
No, non credo che le dirò mai nulla di tutto questo, forse è meglio così…. Forse è meglio che non cerchi di rompere quest’incantesimo con un rapporto che potrebbe non portarci da nessuna parte.
Silenziosamente e cercando di non svegliarla mi sposto, le appoggio la testa su uno dei morbidi cuscini e mi alzo da questo letto enorme.
Un attimo per riprendere l’equilibrio e comincio a cercare i miei vestiti sparsi per tutta la casa, non che avessi molto addosso.
Sistemo le calze, che non ho tolto, non trovo il mio reggicalze….le mutandine? Ah eccole, le rimetto, sono ancora bagnate, come me d’altronde, il mio tubino, ammucchiato davanti al mobile bar, la pochette, ma come diavolo ha fatto a finire sotto il divano?
Mi manca una scarpa, no eccola, devo averla tirata io sul divano del salotto o lei…non ricordo. Ecco, ora sono a posto; ho trovato tutto tranne il reggicalze, quello non so proprio dove possa essere, penso che lo lascerò a lei.
Mi affaccio alla camera da letto, lei dorme, si gira verso di me e fa ancora una volta quel suo verso da gatta.
Mi si intenerisce il cuore.
Entro piano in camera e la bacio sulla fronte, lei si gira, dice piano il mio nome ma non si sveglia, chissà cosa sogna.
Lentamente mi allontano dalla camera, apro la porta principale ed esco nella notte, fa fresco, chiamo un taxi dal telefono e aspetto, 3 minuti per zebra 8.
Tre minuti ancora solo tre minuti.