In questi giorni mi sta scrivendo molta gente per chiedermi se la loro relazione col sesso è patologica.
Premessa, non sono laureata in medicina ne in psicologia, posso solo “dirottare” chi mi scrive verso persone qualificate e idonee in base alle esigente. Non posso diagnosticare nulla perché non ne ho le competenze, posso però essere d’aiuto per chi ne ha bisogno.
Sono molto contenta della fiducia che riponete nel confidarvi, ma più che ascoltare e indicare gli specialisti del caso non posso fare.
Per fortuna sono in contatto con una rete di persone che sono specializzate in diversi ambiti che toccano o sfiorano la sessualità.
Certo, l’Italia è lunga, ma oggi la rete è altrettanto distribuita per cui anche se vi trovate dal capo opposto della penisola un aiuto lo troverete sempre.
Il sesso come discriminante
Ancora oggi il sesso viene utilizzato come discriminante. Non a caso ogni volta che si vuole attaccare un politico, una persona con del “potere”, un personaggio pubblico si usa molto spesso il sesso.
Che sia vero o meno non importa, qualsiasi cosa abbia fatto la persona in accusa, il sesso spesso viene utilizzato come leva.
Il risultato è che ancora oggi la società vede il sesso come qualcosa di sbagliato.
In Italia continuiamo a nasconderci dietro il Vaticano, utilizziamo la chiesa cattolica come scudo per non dire che in realtà siamo ancora molto indietro perché non vogliamo andare avanti.
Spoiler, anche i paesi che crediamo “avanti” spesso usano il sesso come discriminante, vedi gli USA, vedi gli stati del nord Europa.
La verità è che forse un po’ ci piace così.
Questo modo di percepire la sessualità ci porta a una grossa frustrazione e continuiamo a pensare che ogni gesto in cui c’è del sesso o dell’erotismo, sia frutto di qualcosa di esterno, quanto invece non è altro che una questione culturale che ci porteremo avanti ancora un po’.
Patologia, significato
Cosa significa patologico?
Lo studio dei problemi relativi alle malattie dell’uomo (p. umana) e degli animali (p. veterinaria; ➔ veterinaria); comprende diverse specializzazioni, e denominazioni, con riferimento alla natura dei problemi, agli elementi anatomici che sono oggetto di studio, all’eziologia delle alterazioni, alle funzioni degli organi colpiti, all’età o all’attività dei pazienti ecc. Nella pratica medica, il termine è adoperato anche con significato più generico, per indicare una malattia in atto, uno stato patologico, una condizione di sofferenza dell’organismo.
Treccani
Quindi ho una malattia?
E’ una patologia?
Queste sono domande che spesso mi vengono poste.
Chi mi scrive fa un esempio poco chiaro di una situazione, di una certa condizione e cerca una risposta. Dicendo già da se che quasi sicuramente si tratta di una patologia, quindi di una mattia di qualche tipo.
Spesso devo scavare e chiedere che siano più dirette come descrizioni, perché le descrizioni che vengono fatte inizialmente sono piene di vergogna, di paura, di pregiudizi.
Siamo noi stessi a pregiudicarci da soli.
Cerco di far descrivere la cosa in maniera molto diretta e tranquilla, a volte anche se con termini scurrili. Ma poco importa se la cosa aiuta.
Questo perché la paura, la vergogna e il non avere paragoni esterni (perché è difficile parlarne con conoscenti e amici) ci porta a credere che siamo gli unici e i soli ad avere questi desideri “insoliti”.
Il più delle volte le descrizioni raccontano storie di sadomasochismo, di desideri verso parti specifiche del corpo, oggetti o materiali. Nulla di davvero insolito o anormale. Eppure ci si crede pazzi, malati, sbagliati.
C’è una grossa confusione tra patologia e parafilia
In psicologia e psicanalisi, termine con il quale si indicano tutti i disturbi psicosessuali caratterizzati dal fatto che chi ne è affetto deve, per ottenere eccitamento o soddisfazione sessuale, perseguire fantasie o compiere atti anomali o perversi; ne sono esempî l’esibizionismo, il feticismo, il masochismo, il sadismo, il travestitismo, il voyeurismo, la zoofilia, ecc.
Treccani
In ambito psicopatologico e sessuologico per parafilia si intende un interesse sessuale diverso dall’interesse sessuale puramente legato alla stimolazione genitale o per preliminari classici. L’eccitazione sessuale viene stimolata da oggetti insoliti, non convenzionali o da attività sessuali e fantasie inusuali.
E’ normale chiedersi se certe pulsioni e desideri siano “normali” (scusate la ripetizione). Nonostante ci siano evidenze in ogni epoca del fatto che il sesso è spesso stato vario (Vi invito a seguire questa pagina ig: Archeoporn) ci riduciamo sempre a credere che il sesso e l’erotismo siano ridotti alla missionaria.
Si parla di disturbo parafilico quando una parafilia inizia a causare disagio o inizia a compromettere la vita quotidiana della persona arrecando danni a se stessi o agli altri.
Le parafilie sono ricorrenti e intense fantasie, impulsi o comportamenti sessualmente eccitanti, che creano disagio o disabilità e che coinvolgono oggetti inanimati, bambini o adulti non consenzienti, o che consistono nella sofferenza o nell’umiliazione di se stessi o del proprio partner potenzialmente provocando dolore.
Il DSM5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders)
Per diagnosticare un disturbo parafilico, il DSM 5 richiede che l’individuo:
- viva con disagio e angoscia il proprio interesse parafilico e che il disagio e l’angoscia non derivino semplicemente dalla disapprovazione sociale
- oppure abbia un desiderio e/o comportamento sessuale che comporti un disagio psichico, danni fisici o la morte di un’altra persona
- oppure nutra desiderio per comportamenti sessuali che coinvolgono altre persone non consenzienti, incapaci di dare un valido consenso o coinvolte a loro insaputa.
Insomma la grande linea rossa che divide il disturbo, la patologia da una sessualità insolita, è semplicemente il come la viviamo e come la rapportiamo alle altre persone.
Non siamo malati se siamo maggiorenni, consapevoli e consenzienti
Questo è una grande punto da dover sottolineare.
Nel momento in cui il nostro feticcio, quindi il nostro oggetto del desiderio (che sia animato o meno) non crea danni a noi, alle persone coinvolte (maggiorenni e consenzienti) alla nostra vita quotidiana non è un problema.
Il problema esiste quando si manifesta.
Un esempio per essere chiari potrebbe essere il feticcio per i piede, feticcio molto molto diffuso.
Dal momento in cui abbiamo questo desiderio sconfinato per il piede le strade sono due:
Possiamo vivere questo feticcio in maniera sana, quindi eccitandoci, creando storie attorno, guardando porno del settore ecc.
Possiamo vivere in maniera patologica questo feticcio quando per eccitarci, ad esempio, abbiamo bisogno si quello, quando non possiamo farne a meno, quando non ci eccitiamo se non con la visione del piede.
In questo senso la nostra vita quotidiana è compromessa e allora dobbiamo chiedere aiuto a sessuologi, psicologi e psicoterapisti. Ciò non vuol dire che elimineremo il nostro fetish per il piede dalla nostra vita, ma che lo potremo vivere in maniera sana.
Educazione sessuale
La mancanza dell’educazione sessuale in gran parte delle scuole, Italiane e non, è scuramente un grosso punto a sfavore per questo tema.
Il non parlarne, il non insegnare, il “nascondere” la sessualità ai bambini e agli adolescenti, crea molte incomprensioni in quelli che poi saranno adulti.
Ancora oggi non esistono generazioni che hanno avuto modo di essere educati sessualmente e per sessualmente intendo anche un’educazione al corpo, alla relazione con le altre persone (coetanee e non), alla consapevolezza di se e all’esplorazione.
Tutt’ora la masturbazione, sia femminile che maschile, è un grande tabù. Quella maschile ancora più rispetto a quella femminile e questo crea incomprensioni, in particolare perché ci si riduce a imitare, e se l’unico esempio che abbiamo è il porno, imiteremo il porno. Con tutte le sue sfaccettature.
Ecco che poi il sesso diventa problematico o addirittura una patologia.
Non possiamo colpevolizzare il porno se è l’unica alternativa che offriamo.
Consapevolezza di se
Essere consapevoli di se stessi è complesso. Oltre all’educazione sessuale penso sia necessario insegnare che viviamo in un corpo e che attraverso questo corpo viviamo le nostre sensazioni nel bene e nel male.
Non siamo granché consapevoli. Nessuno ci invita a esplorarci e toccarci, non per forza sessualmente, parlo proprio in generale.
Banalmente oggi l’educazione fisica è sempre meno fisica, è solo sfidante, un’attività fatta fare perché va inserita in un piano di studi e non perché si impari a vivere il corpo a sapere quale è il valore del corpo.