Ho parlato diverse volte di storytelling ultimamente, in particolare su twitch quando abbiamo affrontato temi come il BDSM in generale, i giochi di ruolo, il porno.
Se volete vedere le live con questi temi li trovate sul canale.
Vi starete chiedendo forse cosa c’entra lo storytelling con la sessualità, ma sarebbe un po’ come chiedere cosa c’entra il sesso con la fantasia. Scusate la schiettezza!
Il sesso da sempre ha avuto una base di partenza dedicata al desiderio, alla fantasia. Il sesso avviene prima di tutto in testa, poi nasce e si palesa attraverso tutto il resto del corpo.
Cosa significa storytelling?
E’ il gesto, l’atto, la manifestazione del raccontare una storia. Riguarda la disciplina che usa i principi della retorica, quindi l’arte del dire, del parlare, e più specificamente del persuadere con le parole, e della narratologia, ovvero lo studio delle strutture narrative.
In parole più brevi, lo storytelling, è la capacità di trasferire delle emozioni a chi ci ascolta, a chi ci osserva o legge, ma anche a chi fa parte del nostro stesso racconto.
La cosa fondamentale è il fatto che sia un contenitore di emozioni legate alla storia. Usa i sensi per la descrizione dell’evento, portando “dentro” la storia chi ascolta, legge, osserva o ne fa parte. Ha uno scopo che può essere una risoluzione o una morale.
Parte fondamentale è la creazione nella mente del fruitore di un nuovo mondo o una nuova concezione del sistema che sta vivendo.
Ha come focus principale quello di coinvolgere.
Tutto questo ha a che fare anche con la sessualità e con ogni fantasia attorno alla sessualità, all’eccitazione delle parti coinvolte.
Da dove viene il potere di una storia?
Lo storytelling è un mezzo per condividere e interpretare le esperienze. Le storie creano coinvolgimento e migliorano la memoria, aiutano a ricordare e a focalizzare. Spesso, senza rendercene conto ricordiamo alcuni avvenimenti sotto forma di storia.
Oggi si utilizza molto anche nell’ambito del digitale per comunicare in maniera efficace il valore del proprio prodotto, del brand, del servizio. È un metodo di comunicazione efficace proprio perché si basa su un’abitudine profondamente radicata nell’essere umano. Raccontare storie è il miglior modo per trasferire conoscenza ed esperienza, persuadere, coinvolgere le persone.
Le storie tendono ad essere basate sull’apprendimento esperienziale, ma l’apprendimento da parte di un’esperienza non è automatico per chiunque. Spesso una persona ha bisogno di raccontare la storia di una certa esperienza prima di capirne il valore (storytelling terapeutico). Raccontare la storia di un problema, potrebbe aiutare a trovare la soluzione. Le storie trasmettono valori.
Strutture di una storia
Struttura a tre atti:
-Impostazione
-Confronto
-Risoluzione
Struttura a cinque atti (Aristotele poetica):
-Esposizione
-Azione ascendente
-Climax
-Azione discendente
-Catastrofe
Kishōtenketsu:
-Introduzione – Ki
-Sviluppo – sho
-Twist – ten
-Conclusione – ketsu
Come entrare in una storia – metodologie di interpretazione
Stanislavsky si focalizza ad esempio sul rivivere sulla scena.
Importanti sono: la conoscenza (definizione della psicologia del personaggio e del contesto), la reviviscenza (recuperare dal proprio bagaglio emotivo le emozioni provate dal personaggio), la personificazione (trasferire le proprie emozioni nelle circostanze vissute dal personaggio) e la comunicazione.
Strasberg si focalizza invece sull’attore, egli deve attingere dal contesto reale della propria vita, e dalle proprie esperienze.
Cechov si basa invece su un approccio psico-fisico. L’attore sviluppa una connessione tra mente e corpo attraverso azioni e movimenti fisici.
Queste sono tre metodologie che hanno aiutato molto me. Sia nella recitazione, ma anche per godermi le mie fantasie facendo il miglio viaggio possibile.
Lo storytelling cosa c’entra con la sessualità?
Come dicevo prima, la sessualità non è solo qualcosa di fisico. Il sesso passa dalla mente e quindi dalle fantasie, dalle nostre storie, dal nostro passato e dai continui riferimenti e stimoli che ogni giorni ci toccano.
Quando facciamo sesso, che sia nella maniera più tradizionale o nella maniera meno convenzionali, stiamo creando uno storytelling, una storia dalla quale attingere. Un “luogo” nel quale siamo una parte di noi stessi attraverso un personaggio esterno.
Le nostre fantasie hanno una narrativa a volte breve, altre molto più lunga, a volte profonda, altre volte più superficiale. Non esiste un giusto o sbagliato. La fantasia è il luogo in cui tutto più succedere. E’ il luogo del gioco, dell’impossibile, della libertà, ma anche il luogo in cui possiamo veramente viaggiare senza conseguenze.
Il significato di Play
La parola gioco spesso la si rivede in molte pratiche sadomaso ad esempio: play piercing, pony play, play party. Ogni pratica sadomaso ha di base sotto un forte storytelling.
In inglese, la parola play è una parola con un significato vastissimo.
Alcuni esempi:
- Significato 1: to play –> giocare. Il significato più comune di questa parola, utilizzato sia per quanto riguarda un giocattolo o un gioco di società, ma anche in ambito sportivo. Es. to play football –> giocare a calcio. Ma anche turno di gioco. In un gioco da tavola. Es: It’s my play! –> E’ il mio turno!
- Significato 2: to play –> suonare. Nel senso di suonare uno strumento musicale. Es. I play guitar –> Suono la chitarra.
- Significato 3: to play –> riprodurre, vedere. Nel senso di avviare una registrazione come un video o una canzone. Es. Please, play the footage –> Per favore, avvia il filmato. Ma anche tasto play. In order to watch the video you have to press play –> Per vedere il video devi premere play.
- Significato 4: to play –> recitare. In questo caso ha il significato di interpretare un ruolo. Es. He played Robin Hood in the school recital. –> Ha interpretato Robin Hood nella recita scolastica. Ma anche spettacolo, recita, opera teatrale. I really liked yesterday’s play –> Lo spettacolo di ieri mi è piaciuto molto.
Il gioco e la fantasia nella sessualità.
Inutile negare di avere fantasie spinte, chiunque le ha e sono di diversa natura. Non esistono fantasie di serie A o B, migliori o peggiori, per lo meno finché restano fantasie.
Oggi molte fantasie, espresse o meno, vengono messe sotto il mirino perché definite nocive anche se non messe in atto.
Una fantasia su tutte, resa reietta da moltissime persone, è la fantasia dello stupro. Non a caso oggi molti siti porno si stanno muovendo affinché ci sia chiarezza a riguardo.
Lo stupro è senza dubbio un crimine, e nessuno lo mette in dubbio. Ma una fantasia non è in alcun modo un crimine. A testimonianza del fatto che gran parte delle volte è una fantasia espressa dalla persona bottom (ovvero la persona che subisce).
Inscenare fantasie non è un reato se le due parti, o più, sono consenzienti e consapevoli di ciò che stanno facendo. Per altro nel momento cui si inscena, si recita una parte, la cosa sta accadendo non realmente.
Oggi la distinzione tra realtà e mondo delle idee forse non è più netta e molte fantasie come appunto il rape play, l’age play, il clinical subiscono accuse di vario tipo. Spesso da persone completamente esterne all’ambito e senza conoscenza alcuna di cosa accade all’interno di una scena creata ad hoc.
Il mondo kinky pioniere di storytelling nel sesso
La sessualità kinky ha “elevato” forse un po’ le fantasie che spesso vengono solo sussurrate all’orecchio e raccontate ma mai messe in pratica.
L’ambiente kinky ha una vasta gamma di giochi di ruolo che permettono a chi pratica di immedesimarsi in una fantasia, ma di farlo con consapevolezza e sicurezza (per quanto possibile in pratiche anche tendenti al “pericoloso”).
Non è sempre una storia complessa e con ogni passaggio elencato nel paragrafo (3) della struttura della storia (vedi sopra), ma spesso è qualcosa che avviene nella testa delle persone coinvolte.
Lo storytelling nel sesso non solo allunga un po’ il brodo, ma lo rende anche più accattivante e interessante per chi lo sta mettendo in scena.
Ognuno di noi ha voglia di svestirsi ad esempio del proprio ruolo quotidiano, della propria etichetta “base” e vuole interpretare magari l’opposto del suo quotidiano, o semplicemente qualcosa di diverso. Che di fatto ha dentro.
Non stiamo inventando nulla di nuovo quando ci addentriamo in una fantasia o in una storia, stiamo solo esplorandoci e consapevolizzandoci di qualcosa di nostro.
La mia esperienza
Il mio personaggio pubblico è una delle mie tante sfaccettature. Quello che accade in uno dei miei giochi preferiti, il bondage giapponese, è sempre un grande viaggio in quelle che sono le mie fantasie più “nascoste” e meno visibili.
Quando sono legata i miei immaginari sono i più disparati: dall’espiazione di colpe e peccati, dalla confessione, dallo stupro, dall’oggettificazione, dalla tortura…
Avendo fatto molto teatro, prima di tutto come ballerina classica ma anche come attrice, ho avuto la fortuna di provare su me stessa come viaggiare all’interno di una storia, di una fantasia, di un racconto e anche di un’improvvisazione.
Parlo anche di improvvisazione perché di fatto quando stiamo mettendo in pratica una fantasia sessuale tendenzialmente siamo in due, o più. Non sono solo io attrice del momento, ma anche il partner o i partners.
Personalmente ho trovato quello che è il mio modo, un mio compromesso per rendere l’esperienza più piacevole, soprattutto in quanto bottom, ovvero parte che tendenzialmente subisce e sta quindi sotto l’altra persona.
Vi porto la mia esperienza perché un esempio è sempre meglio che nessun esempio.
Entrare nel proprio storytelling e in quello dell’altra persona
Quando vengo legata c’è una prima fase in cui sono molto ricettiva. Giocando da bottom sono sempre molto in ascolto; ascolto legato ai movimenti, agli sguardi, ai suoni. Cerco di leggere il linguaggio del corpo del mio partner per capire in che direzione va, così da farmi il mio trip senza interruzioni.
Mi spiego meglio.
Cerco di essere in ascolto perché se la sua fantasia tende verso una direzione, ed essendo lui a condurre il gioco, mi adatto io con un mio trip simile al suo. Chiaro che le nostre sono fantasie quanto meno simili o conosciute da parte di entrambi, proprio perché comunque l’esperienza deve piacere a tutti e due.
Se ad esempio i suoi movimenti sono su un mood moto accusatorio la mia fantasia sarà in quella direzione. Magari nella sua testa sta inscenando un interrogatorio, magari nel mio caso un’espiazione… le due fantasie camminano sullo stesso binario, anche se magari non si toccano perfettamente.
Se non sono in ascolto e parto con un mio trip, da persona tendenzialmente passiva nel gioco e a letto, rischio di rovinarmi il gioco, perché se il suo mood è accusatorio, ma magari io ho iniziato un viaggio più in una direzione da damsel in distress, il viaggio viene interrotto e spesso riadattarsi in pieno cammino non è così facile.
Io sono quel personaggio, io sono la mia fantasia
Non è un mantra, perché quando accade non te ne rendi conto. Quando accade sei dentro e sei esattamente tu.
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Tutte le foto legate all’immagine di copertina le trovate qui.