Quando si parla di negoziazione in ambito BDSM mi viene l’orticaria.
Trovo che sia un termine molto negativo nonostante l’intento possa essere nobile.
Sarà che sono una fan accanita di negoziati, manipolazione, strategia… peccato che io stia parlando di un ambito dove i sentimenti sono sostanzialmente esclusi a differenza del campo del BDSM.
L’opera, l’attività di negoziare; è termine usato nel diritto internazionale per indicare l’insieme di trattative che portano a un accordo tra stati, e nella pratica commerciale e bancaria per indicare affare di compravendita o affare di banca: distinta di n., documento compilato da una banca, relativo alla compravendita di divise estere; n. alle grida, contrattazioni che si fanno in borsa con offerta e domanda a voce alta.
Treccani
In questa condizione non c’è nulla di erotico, a differenza di ciò che dovrebbe stare alla base della Dominazione e sottomissione, del sadismo e masochismo.
Personalmente parlare di negoziato mi fa subito venire in mente l’autore del libro Volere troppo e ottenerlo, Chris Voss, un signore che oltre a essere stato un docente è un ex negoziatore di ostaggi dell’FBI.
Forse non avete letto bene, questo tizio è uno di quelli che sta dall’altro lato della porta o di un telefono, sotto stress, in situazioni di merda a parlare con un’altra persona che tiene in ostaggio altre persone.
Ok che spesso questi giochi possono eccitarci, ma al di la della battuta qui stiamo parlando di una cosa che riguarda la politica, la sicurezza, la persuasione, la contrattazione.
Non a caso è anche un uomo di affari che insegna tecniche legate al marketing.
Il sadomasochismo a voi sembra qualcosa che possa c’entrare con tutto questo?
A me no!
A cosa serve la negoziazione in ambito BDSM?
Si parla di negoziazione in questo ambito BDSM per via del fatto che entrambe (o più) le parti vogliono essere certe che non verranno fatte cose che possono diventare spiacevoli per le persone coinvolte.
Ovviamente è un diritto sacrosanto, stiamo facendo sadomaso non sevizie, vogliamo divertirci e non annoiarci e vivere male una situazione, stiamo facendo qualcosa per il nostro piacere e per quello dell’altra persona, non stiamo cercando di fare del male. Si tratta di erotismo, non di una scena con narcotrafficanti e ostaggi.
Il punto dell’errore nella scelta del termine, che poi si riflette nella forma e nella comprensione del gioco che stiamo facendo oltre che nella dinamica, è legato al fatto che siamo abituati a cercare di allontanare tutto dal sesso.
E’ proprio di sessuofobia che parlo. Abbiamo paura nell’affrontare qualcosa che sia correlato al sesso.
Quella che oggi viene chiamata negoziazione dovrebbe essere chiamata conversazione, chiacchierata, conoscenza.
Se voglio fare BDSM, o in realtà anche una semplicissima scopata con qualcuno, vogliamo divertirci entrambi per cui vorremmo, presumibilmente, capire cosa piace all’altra persona e andare in quella direzione.
Non dovremmo partire dal presupposto dell’errore e del limite, dovremmo partire dalla conoscenza e dall’esplorazione.
Se impostiamo la relazione, seppur di una notte di sesso o di una notte di gioco BDSM, con il volerci divertire, esplorare, eccitarci… non dovrebbe accadere nulla di sbagliato.
Quando percepiamo che qualcosa non va per il verso giusto, e può accadere in una semplice conversazione come in una sessione o scopata, è il caso di far chiaro cosa c’è che non va, cambiare direzione, comunicare.
Quando giochiamo per la prima volta con una persona, sia che ci piaccia stare sotto o che ci piaccia stare sopra in ambito di sadismo e masochismo o dominazione e sottomissione, è bene partire da cose molto semplici e spostare l’asticella passo dopo passo.
E’ il bello dello scoprirsi, dello scoprire l’altra persona.
Personalmente non voglio negoziare prima di divertirmi, vorrei conoscere l’altra persona e conoscermi attraverso lei. Questo implica una forte dose di consapevolezza e questa consapevolezza non avviene certo al giorno due quando nasciamo, ne al giorno due dopo aver scopato la prima volta o fatto sadomaso la prima volta, serve esperienza.
L’esperienza passa anche attraverso gli errori.
Stipulare una sorta di contratto
Vedo un po’ questa sorta di negoziato come un contratto. Mi immagino sempre una scena con tanta burocrazia davanti che personalmente mi prosciuga la figa (per dirlo elegantemente).
Perché non scambiarsi le proprie informazioni in una normalissima conversazione?
Perché non ne siamo capaci e perché ci stanno mettendo questo termine in testa in maniera prepotente.
Il punto cruciale dell’errore è che, inconsciamente, chiunque di noi lega la negoziazione a quella forma di contrattazione e compravendita. Questo riduce poi il sesso e l’erotismo a ciò che non dovrebbe essere, quando invece è importante capire che è una forma di comunicazione ed esplorazione che viviamo attraverso noi e le altre persone.
Consenso
Anche questo tema è complesso, non solo in ambito BDSM ma per ogni circostanza.
Sì, ci vuole sempre il consenso e questo può essere dato e revocato in ogni momento. Nessuno vuole arrivare alla revoca quando è nella situazione di partenza del gioco ma a volte può accadere.
Non c’è nulla di male nel dire a un certo punto che una cosa non ci piace, o non ci piace più, o abbiamo cambiato idea esattamente come quando ce la stiamo spassando e godendo.
Di fondamentale importanza è metterci in discussione, accettare noi in primis di aver dato per scontato che qualcosa poteva piacerci. Dall’altra parte è cruciale capire che un NO è un NO. Un non mi piace più è un BASTA. Anche perché un No o un Basta non significa sempre finire ciò che stavamo facendo, ma magari semplicemente cambiare direzione senza dover interrompere il flusso erotico che abbiamo creato.
Io faccio sempre un esempio stupido come la cucina.
Non ho mai provato le melanzane, le provo e non mi piacciono, ok, chiederò al cameriere di portare indietro il piatto e magari di portarmi delle zucchine, o magari sarà lui a propormi delle carote e sarò io poi a dire si o no in base alla pietanza. Così avrò modo di provare più pietanze e capire non solo in base a me, ma anche a lui se un cibo mi piace o meno. Col beneficio del dubbio rivolto verso entrambi.
è importantissimo mettersi in discussione, che siate la persona che “riceve” o la persona che “da”.
Consensual non consent
è uno dei giochi più complessi. Lo sconsiglierei a oltre l’ottanta percento delle persone che si avvicinano al BDSM.
Si tratta di giocare, facendo BDSM o no, andando avanti anche mentre una persona dice esplicitamente NO.
Inutile dire che non esiste e negare che a molte persone piaccia, io stessa sono la prima che naviga in questa direzione, ma è una cosa che faccio e farei solo col mio compagno.
Ovvero una persona che conosco da oltre 10 anni, con cui ho una relazione altrettanto duratura, che pratica da qualche anno in più rispetto che me e in più ho una buona esperienza. Oltre che molta consapevolezza data sicuramente appunto dall’esperienza.
In questo caso si comunica moltissimo con l’altra persona, nulla a che vedere con la negoziazione, ma tantissima comunicazione molto diretta.
Non è un gioco facile, non è un gioco da fare al primo incontro con qualcuno, non è un gioco da fare con chiunque, non è un gioco che consiglierei a chi non ha esperienza.
Sbagliare è umano
La famosa locuzione latina dice
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
Come dicevo prima l’errore è facile che arrivi da un momento all’altro, sia in situazioni di Consensual non content, sia in situazioni più semplici e canoniche.
Possiamo quindi scoprire proprio sul momento che una fantasia che da anni ci eccitava, appena la mettiamo in pratica è del tutto diversa che nel nostro immaginario.
è importante essere coscienti che la colpa del fatto che può non piacerci non è di chi sta giocando con noi, ma nemmeno nostra, semplicemente abbiamo scoperto che un determinato gioco che più essere la cera, un tipo di frusta, una certa dinamica, non fa per noi.
Comunicatelo!
Se state dall’altra parte e una persona vi confessa che ha una fantasia, ad esempio legata al tickling, appena la mettente in pratica cercate di captare più feedback possibili, in primi soprattutto verbali. Se quella persona è incerta meglio fermarsi e cambiare gioco, magari chiacchierare, capire cosa accade e perché no, cambiare dinamica.
Perseverare è diabolico… ecco, NON FATELO, che senso avrebbe?
Torniamo sulla negoziazione
Sappiate che non sono contraria, ma è proprio un termine che personalmente trovo che ci allontani dalla sessualità.
Trovo che sia fondamentale parlare di sesso nel modo più semplice possibile, cercando di accostarlo a termini positivi, non di marketing o situazioni legati alla contrattualistica perché rischiano di farci entrare in un mood che disegna il sesso come qualcosa di meno naturale e fin troppo macchinosa.
Usare il termine negoziazione quando si parla di sesso è un po’ come mettersi a parlare della macchia sul muro mentre si fa sesso, spezza un po’ l’erotismo.
Parlatene e basta, mettetevi a nudo e portate sul letto la vostra trasparenza, i vostri desideri e navigate anche attraverso quelli della persona (o delle persone) con voi.