Qualche ora fa chiacchieravo con Federico, il mio compagno, su un argomento che ho affrontato spesso con lui ma che non ho mai riportato qui, ovvero: il sesso è Cheap?
In questi giorni si è parlato molto del caso Onlyfans, la piattaforma web che durante il primo lockdown ha spopolato e letteralmente fatto i soldoni.
Per conoscere meglio la vicenda potete leggere questo articolo qui.
Da quel giorno le carte in tavola sono già cambiate, ovvero la piattaforma ha ritirato quanto detto, cioè che avrebbe bloccato completamente il porno.
Il grande boom sul web si ha avuto dal minuto zero in cui la notizia della BBC è uscita. A seguire sex workers di tutto il mondo si sono mossi per puntare il dito sulla scelta di Onlyfans, poiché è proprio grazie al sex work che la piattaforma ha guadagnato moltissimo nel 2020/2021.
Oggi molta gente è arrabbiata per il dietrofront che ha fatto. Ma del resto siamo umani, non ce ne va mai bene una.
Vedremo come la vicenda si evolverà. Moltissime creators si sono già spostate altrove, io stessa sto facendo l’iscrizione in oltre 10 siti differenti per valutare un’alternativa valida.
Voi direte ma cosa c’entra OF col discorso che vuoi fare?
C’entra perché è di sesso che stiamo parlando. OF era nata per dar modo ai creators di essere sostenuti dai fans. Chiunque poteva (e può) contribuire mandando della mance (i famosi tip), pagando un abbonamento mensile, trimestrale, annuale, oppure acquistando i singoli contenuti.
Insomma, chiunque poteva produrre un prodotto audio e video in cambio di denaro.
Questo non dovrebbe stupirci, perché creare un prodotto multimediale è un lavoro, soprattutto quando poi diventa utile per il fruitore ultimo. Che sia un video di cucina, una tutorial di bricolage, un video porno, lo scopo ultimo è lo scambio: da un lato il denaro, dall’altro il servizio.
E i servizi si pagano!
Sesso e denaro
Sesso e denaro sono sempre stati accostati e in questo il mondo si divide in: è giusto o non è giusto.
Questo dualismo è creato da diversi fattori che incidono sul nostro modo di percepire il denaro, di percepire il sesso, di percepire lo sfruttamento e il valore di entrambi.
Queste percezioni sono date dal contesto in cui siamo cresciuti e in cui viviamo. Le religioni incido sul nostro modo di vedere sesso e denaro, l’impostazione del singolo stato, della famiglia, dell’educazione.
Non dovremmo mai dimenticarci che per quanto siamo individui, abbiamo alle spalle una società formata da centinaia di anni che pone il capitale e la prosecuzione della specie al primo posto.
Un interessante libro su sesso e capitale sessuale, già consigliato qualche newsletter fa, è Ripartire dal Desiderio, di Elisa Cutter. Un ottimo libro che spiega il valore del sesso, dell’uso del corpo e della sessualità come capitale sociale. Un libro che ho amato, che mi ha fatta sentire meno in colpa, che mi ha aperto un mondo che avevo sotto gli occhi.
Colpevolizzazione del sesso
Il sesso è colpevole, sempre!
Oggi se vogliamo accusare qualcuno per qualcosa, se non troviamo un altro cavillo, usiamo il sesso. La politica è l’esempio per eccellenza. Politici che vanno a trans (come se fosse sbagliato), politici che incontrano escort (come se dovessero essere esonerati) e tutta una serie di situazioni in cui si usa il sesso come qualcosa di male.
Come possiamo quindi non vedere il desiderio legato alla sessualità come qualcosa di cui non sentirci in colpa?
Se andiamo a letto con una persona, ma per qualche motivo quella persona non piace ad amici, spesso ci riduciamo a dire che eravamo in un mood particolare, forse non eravamo troppo convinti, quasi per giustificare un errore. Questo perché diamo valore al parere degli altri (cosa che ritengo sensatissima), ma a volte dovremmo anche riflettere con la nostra testa e con la consapevolezza del nostro desiderio.
Perché dobbiamo trovare una giustificazione? Come mai vogliamo nascondere che il sesso e i suoi annessi, ci piacciono?
Perché continuare ad allontanare il desiderio più carnale come se non sapessimo gestirlo e razionalizzare la cosa?
Forse la vera colpa sta nel fatto che siamo bombardati solo da situazioni negative, dove il sesso è davvero qualcosa di sbagliato. Situazioni in cui una persona davvero non vuole, non prova piacere, non sente il desidero. Con ciò non voglio dire che le informazioni dei disastri annessi al sesso debbano essere completamente non citati, anzi, sono uno dei tanti modi per insegnarci cosa è sbagliato, MA non devono coprire il piacere di chi ama e prova piacere attraverso la sessualità.
Il concetto di sessuofobia un po’ deriva da questa situazione. Sembra che ci sia quasi impossibile decidere cosa è bene e cosa è male nel sesso. Sembra che esistano solo nero e bianco. Come se nessuno fosse in grado di poter scegliere con la propria testa.
Chiaramente ogni situazione è a se, ma come è necessario smascherare, colpire, eliminare chi usa il sesso per fare del male, è necessario non ghettizzare chi usa il sesso per un divertimento sano, sia in solitudine che in compagnia, anche con cose forti, estreme, insolite.
A volte ci si sente in colpa se si prova piacere a flirtare, anche solo nel guardare qualcuno per cui proviamo attrazione, ma provare attrazione non vuol dire che faremmo del male o che siamo animali ingestibili. Anni di evoluzione non vengono distrutte dal desiderio, al massimo vengono accompagnati.
Sguardi tra sconosciuti
Leggendo un altro libro che vi ho consigliato sempre qualche newsletter fa, Ancora Bigotti, ha riflettuto su quanto sia sempre meno diffuso lo sguardo, non uno sguardo qualsiasi, ma uno sguardo di desiderio sano.
Non voglio spoilerare la riflessione delle ultime pagine del libro, ma solo riflettere sugli sguardi, sulla qualità degli sguardi e sui tipi e i modi.
Ogni sguardo sta comunicando qualcosa, non soltanto di erotico, è uno dei tanti mezzi per comunicare tristezza, rabbia, rancore, amore, tenerezza ecc, ma anche desiderio, volontà, piacere.
Ho parlato di desiderio sano in relazione agli sguardi perché è sempre più frequente che gli sguardi vengano intesi, o siano effettivamente, aggressivi e invadenti.
Uno sguardo piò senza dubbio essere molto fastidioso, invadente, penetrante a tal punto da provare imbarazzo e non un imbarazzo eroticizzabile. A volte viene identificato in maniera molto simile alla molestia del cat calling ad esempio, proprio per il modo persistente e invadente.
Non è facile essere quello sguardo o essere al di la dello sguardo, ma è necessario e doveroso distinguerli.
Personalmente sono una fan dell’approccio attraverso lo sguardo, lo trovo un modo semplice, diretto, non troppo invadente, per capire se può esserci intesa. E’ raro per me come approccio, ma è l’unico approccio che trovo adatto alla mia persona. Infatti non credo che sia una modalità universale, idonea per chiunque.
Ma senza quello sguardo, quante coppie, scopate anche di una notte e via, quanto desiderio e piacere non avremmo provato?
Forse la retorica del fatto che altrimenti ci saremmo estinti è un po’ old, soprattutto per il femminismo più moderno, eppure io credo che in quello sguardo ci sia l’inizio perfetto, la ricerca dell’intesa, la prima domanda.
Nel libro che cito sopra, tra le ultime pagine, l’autore racconta di una scena in un centro commerciale dove coppie eterogenee hanno tutte lo sguardo rivolto verso il basso o altrove. Nessuno si guarda, nessuno osserva una delle altre persone, nessuno sbircia gli sguardi altrui.
La riflessione che mi viene da fare è che se da un lato è incredibilmente erotico lo sguardo tra sconosciuti con un’intesa sessuale, che poi non necessita di una conclusione fisica, dall’altro lato cadere nella molestia è semplicissimo.
Qual è quindi lo sguardo giusto? Ne esiste uno?
Io voglio essere guardata, voglio essere desiderata e altrettanto vorrei guardare e desiderare.
Tutte le volte che mi trovo in una situazione pubblica e osservo questo fenomeno dello sguardo assente e basso, penso che ci stiamo imbruttendo, ci stiamo togliendo delle possibilità. Non intendo delle possibilità sessuali, ma delle possibilità generiche.
A volte la gelosia e il possesso fanno da padrone a questo freno del guardarsi, ma ne parlerò tra poco.
Il desiderio
Desiderare è un sentimento intenso che ci spinge verso il possesso, il volere qualcosa che possa appagare un nostro bisogno fisico o intellettuale. Fa parte della nostra esperienza, impariamo a desiderare sin da piccoli. Impariamo il desiderio e la gelosia, il possesso e il piacere, l’appagamento attraverso il desiderio.
Nel sesso, e in generale nella sessualità, il desiderio è un carburante.
Abbiamo un po’ perso la voglia di desiderare, di desiderare sessualmente, che a volte non significa ottenere, ma semplicemente aver voglia di qualcosa. A volte il piacere sta li, in quella fase che vive nel non detto, nel sotto inteso, nel non esplicito.
Uno sguardo, una frase, un gesto, esprimiamo desiderio in tantissimi modi. Lo comunichiamo senza rendercene conto, a volte lo usiamo come un’arma per sedurre.
Il desiderio nel sesso appartiene alla prima fase di un rapporto, è quel sentimento che ci spinge avvicinarci a qualcuno. Allora perché nasconderlo, negarlo, trasformarlo anziché lasciarlo correre? A volte sembra che evitiamo di desiderare anche solo di pensare di voler possedere una persona carnalmente, perché sembra che ci abbiano detto che non sappiano trattenerci.
Sono dell’idea che almeno il desiderio non vada represso, desiderare non significa aggredire, significa guardare con occhio furtivo e con l’acquolina in bocca un dolce al di la di un vetro e non stare attaccate 24/7 alla vetrina cercando di graffiarla per addentare quella torta.
Siamo animali, ma ci siamo evoluti; possiamo guardarci anche con desiderio morboso e far restare li tutto appeso al filo dell’impossibilità.
Dovremmo REimparare a desiderare.
Il sotto inteso
Trovo molto eccitante quando qualcosa non è esplicito. Il sotto inteso è più eccitante dell’esplicito per quanto mi riguarda. E’ un po’ come l’attesa, che per me è decisamente più divertente del gioco effettivo di per se.
Sono una di quelle persone che una volta arrivata al dunque perde un po’ l’attrazione. Per fortuna sono molto flessibile e riesco a divertirmi lo stesso, ma ammetto che ogni volta che incontro una persona nuova vorrei dirle “fermiamoci qui, ripetiamolo più volte”.
Il sotto inteso per me è come il sotto bosco, è qualcosa di oscuro ma di attraente, è quel qualcosa che essendo non navigato mi attira come Alice nella tana. E’ quel buio che mi arrapa.
A volte fermerei tutti in quell’attimo, in quel momento in cui abbiamo capito che la cosa avverrà.
Questo vale nel sesso come in tantissime altre situazioni non per forza sessuali.
Guardarmi con un tizio, ad esempio in un bar, senza sorriderli, senza far nulla e avere un semplice sguardo ricambiato più di una volta è piacevole, è desiderio, è erotico, ti lascia un piacevole gusto in bocca.
Gelosia e possessione nel sesso
Come dicevo prima la gelosia e la possessione incidono su questo sguardo di cui parlo.
Immaginate una classica coppia, per semplificare a fini di comprensione parliamo di coppia maschio femmina. I due sono a una festa con un gruppo di persone. Musica, luci soffuse, una festicciola tra amici, una di quelle feste in cui qualche amico porta altri amici e si conosce gente nuova.
Parlo di gente nuova perché semplifica ulteriormente il discorso.
Si chiacchiera, ci si conosce e (spoiler) ci si guarda, che sia prima o dopo una presentazione e la classica stretta di mano.
Inconsciamente la nostra testa farà uno screening delle nuove persone presenti e le valuterà sotto molti aspetti: estetici, psicologici, intellettuali. Inutile negare che un primo impatto con tanto di valutazione sessuale non accada.
In questo trovi qualcosa di sbagliato?
Io no.
Provare questo desiderio non significa poi voler saltare addosso ad una persona, ma semplicemente essere ancora in ballo, essere attraenti e provare quel desiderio legato al sesso che è sano.
Di norma non ci guardiamo più, essendo tendenzialmente monogami, perché temiamo di fare del male alla persona con cui stiamo condividendo la vita. Non vogliamo che questa persona possa credere che la relazione non ci soddisfa. Vogliamo evitare di farla soffrire non facendola sentire desiderata. Non vogliamo che pensi che dall’oggi al domani la relazione possa finire, con magari annessi anni di convivenza.
Ma se ci pensate, quando andate in vacanza a Roma, e siete di Milano, state abbandonando Milano? La state trascurando? Significa che volete trasferirvi?
Se per una sera non andate nel vostro ristorante preferito significa che non ci tornerete più e che non è più il vostro preferito?
Ok, sono esempi semplicistici, ma provate a riflettere.
La semplicità, diceva Leonardo Da Vinci, è la più grande sofisticatezza.