Ho sempre parecchia paura nel trattare argomenti come questo, ma è un discorso che salta fuori sovente perché temi come la sottomissione e il femminismo sono senza dubbio attuali.
In questo caso si parla di sottomissione legata al bdsm, quindi a tutto ciò che è correlato a una sessualità insolita e alternativa a quella più tradizionale.
Il bdsm prevede dei giochi di ruolo, quindi uno storytelling, la creazione di una storia che viene da una fantasia, da un desiderio. Le componenti principali sono la dominazione e la sottomissione per cui una dinamica con uno scambio di potere tra due persone.
La fantasia non è realtà
MA non è neanche finzione. La fantasia viene da un desiderio che abbiamo nello stomaco, ma che non vuol dire che metteremmo in pratica. Ci sono circostanze dove attraverso l’interpretazione (nel caso del bdsm parliamo dei giochi di ruolo) riusciamo a mettere in scena quella fantasia.
Il desiderio di sottomettersi è ben diverso dal sottomettersi.
Mettere in pratica un desiderio di sottomissione, non vuol dire essere sottomessi a priori.
La fantasia non è realtà perché può perfettamente essere un desiderio che esprimiamo sotto forma di gioco.
Gioco
La parola gioco, in ambito bdsm, si riferisce alle pratiche e alle sessioni in se. Sono momenti circoscritti in cui le due, o più parti, mettono in scena la loro fantasia. Ciò non vuol dire che queste persone siano così, vuol dire semplicemente che si eccitano attraverso questo gioco.
Bisogna accettare, forse, che abbiamo desideri molto oscuri, molto viscerali e che spesso esulano da ciò che è considerato dalla società contemporanea come giusto o sbagliato.
Il punto è, se le parti che giocano, sono ben disposte e chiare sul loro consenso, sul loro desiderio, perché non farlo?
Mettere in pratica il proprio desiderio di sottomissione è così sbagliato?
A proposito di gioco; ci si può calare dentro quanto vogliamo. Quando da bambini si giocava a spararsi con i legnetti si viveva quel momento come fosse realtà. Vi ricordate l’adrenalina che provavate girando l’angolo per vedere se il nemico era li in agguato? Vi ricordate la dopamina della vittoria? Vi ricordate la tristezza e lo sgomento delle volte in cui avete perso?
Io sì, non c’è nulla di diverso nella mia scelta di un gioco bdsm in cui sono sottomessa.
Senso di colpa
Un po’ di senso di colpa lo si sente quando capita di discutere con persone che, pur molto aperte e disponibili al dialogo, non comprendono che puoi avere desideri di sottomissione, ma che non sei una persona sottomessa a priori.
Qui entra in gioco l’autodeterminazione che spesso non viene percepita da entrambe le parti.
A questo punto ripeto: Mettere in pratica il proprio desiderio di sottomissione è così sbagliato quando si è consapevoli di cosa si sta facendo?
La consapevolezza è una cosa complessa, sembra che sia impossibile da raggiungere. Sembra sempre che gli altri la abbiano in tasca ma tu mai. A volte ci sono addirittura persone che assumono la responsabilità per te, su cosa devi o non devi, puoi o non puoi scegliere.
Oggi la possibilità di fare errori è pari a zero. Ci sono sempre persone che penseranno per te (io in questo mondo non voglio vivere).
Io ho deciso che essere sottomessa, in ambito bdsm, è una cosa che mi piace, che desidero, che aiuta la mia autodeterminazione. Mi aiuta a esplorare, a essere consapevole di me, del mio corpo, dei miei pensieri e desideri. E’ una cosa che mi sottopone sempre all’essere attenta a chi sono!
Femminismo e sottomissione possono convivere
Il bello è proprio quello. Che poi per me non si tratta di femminismo. Si tratta di identità come essere umano adulto, autodeterminato e consapevole.
- Io scelgo per me, nel bene e nel male
- Io sbaglio per me
- Io scelgo le mie esperienze e di conseguenza scelgo come formarmi, scelgo il cibo per la mia mente e il mio corpo
- Io desidero e declino questi desideri come penso sia più consono
L’attivismo che diventa proibizionismo
Qualche tempo fa ho letto questo post ig di Tlon che inizia con non sei abbastanza… e poi segue un elenco di cose.
Lo stesso vale in quelle circostanze in cui alcune persone pensano di sapere meglio di te cosa devi scegliere, quando e sul perché non sei in grado.
A volte sembra che volendo togliere la possibilità di sbagliare, qualcuno determini cosa sia corretto o sbagliato, dando per scontato che ciò che per noi è giusto, è giusto per chiunque.
Si sa che la gente sa dare buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio.
Fabrizio De André
Sono sottomessa
…perché scelgo di esserlo, e questo non ha nulla a che fare con chi non lo sceglie.
Chi non lo sceglie non se lo gode, ma è davvero una vittima. Chi non lo sceglie soffre in una maniera differente, con una consapevolezza (spesso senza perché non ne ha modo) diversa.
Dobbiamo distinguere bene le due cose, perché mettere tutto sotto un grande ombrello oscura le situazioni di reale pericolo.
E no, non sono vittima del patriarcato quando mi faccio mettere sotto da un uomo, sono una persona consapevole di ciò che vuole e se lo prende. Sono una persona che sceglie di lasciare andare il proprio controllo, la propria autorevolezza, il proprio potere per liberarsi da tantissimi preconcetti e per godersi attraverso un desiderio.
Non dobbiamo sopprimere i nostri desideri in favore della buona persona attivista, dovremmo sopprimere lo stigma del fatto che non siamo in grado di scegliere e dovremmo imparare ad assumerci le nostre responsabilità.