La si può annoverare tra le pratiche ancestrali/millenarie (vasi, pitture rupestri, scritti e statue ne testimoniano la presenza nella rappresentazione artistico/sociale del quotidiano) oppure si tratta solo di una curiosa riproduzione dell’atto tra i più naturali e selvatici dell’esistenza umana?
Urofilia, pissing, pissplay, watersport, nessuno vi ha mai detto che il battesimo-kinky europeo risale al periodo storico 80s-90s, nel quale si colloca l’edizione moderna dello storico festival bavarese (l’Oktoberfest).
Viene sdoganato, per la prima volta, il concetto di ‘pissing in public’, ed è proprio nel suo atto giocoso e alterato che si nasconde il principio per il quale una conseguenza tanto naturale e (s)misurata data dall’assunzione massiccia di birra per ore e ore possa considerarsi un’ovvietà ai margini della decenza pubblica.
L’estremizzazione e inserimento nella catena della pornografia trova una sua dimensione autoctona parallela, sollecitando di fatto l’espletamento in contesti privati carichi di adrenalina psichica filtrata dall’esaltazione di tutti e cinque i sensi (in ordine di importanza): tatto, vista, udito, gusto, olfatto.
La caratterizzazione BDSM preme sulla dinamica di dominazione e sottomissione ma le inaspettate variazioni del tema stanno aprendo sempre più il rubinetto (o premendo il grilletto) su nuovi percorsi emblematici di quanto il pissing sia un processo di condivisione organica ben oltre la pratica (per come è comunemente nota). Le parole fetish e oggettivazione sono senz’altro prioritarie per comprendere il fenomeno e portarlo ad un livello cosciente di esaltazione soggettiva. Ma lo scambio consapevole di flussi pare non sia mai stato iscritto tra le varianti di un atto kinky tra i più flessibili del panorama bdsm.
Per questi e altri motivi, nel tempo, si sono diffuse (specialmente in oriente) pratiche come lo spitting. Lo sputo comporta lo scambio di liquidi ed è pertanto un atto molto molto intimo e significativo. Portatore di paure e resistenze (oggi più che mai), è proprio attraverso la saliva che vengono trasmesse numerose malattie e diverse forme influenzali. L’aver trasferito questa azione in campo erotico, oltre alla classica manifestazione di potere (e marcatura del territorio), porta a sfondare considerevolmente il muro del proibizionismo e di fatto erotizzare un gesto vietato, caricandolo ancor più di quella sana adrenalina da prestazione fuori controllo (per certi versi paragonabile all’aver sfondato una barriera di protezione con la propria macchina).
Soffiarsi il naso per strada, paradossalmente, in Oriente, è sempre stato visto come un comportamento inadatto, sia per ragioni sanitarie che di immagine. Nasce, non a caso, il nose-licking di pari passo con lo spitting e il finger-sucking potenziato dal tongue-sucking con tanto di abbondante fuoriuscita volontaria di saliva. Non è possibile comprendere appieno il pissing senza tenere in considerazione l’ampio quadro organico, emotivo ed estetico attorno alla sessualizzazione dei liquidi corporei (non ultimo lo squirting). Ciò comporta un’attenta analisi anche del quadro psico-emotivo di ciascuno di noi, frenato dalle consuetudini sociali bloccanti e nonostante i tempi (maggiormente permissivi nella sfera pubblica) ancorato alle paure di un giudizio altro (esterno da terze parti, esterno dal proprio Sé).
La pornografia teutonica e nordica a cavallo tra 90s e nuovo secolo ha proposto modelli estetici hardcore (o xxx) decisamente spinti verso la dissacrazione di atti, persone e luoghi. Le proposte del porno-business hanno contribuito (seppur inizialmente in minima parte) ad accelerare un processo di sdoganamento inconsapevole dietro la ‘squallida’ facciata delle orge gangbang o della provocazione ‘irrequieta’ contro le leggi della pubblica decenza (fare cose, liberamente in pubblico). Riprese perlopiù amatoriali vs. progresso tecnologico crescente.
Chi avrà mai deliberatamente e con decisione facilitato il salto dal dilettantismo tra ‘diseredati’ alla prestazione cult lautamente pagata di performers decisamente più appetibili riprese da professionisti con set di alto livello?
Un ruolo cruciale nell’instillazione e sollecitazione di nuovi spunti erotici feticisti lo ha sempre avuto il cinema americano (a cui riserveremo un terzo capitolo) graziato in modo particolare dalla leggerezza con cui è riuscito a mostrare il piss & play in tutte le sue forme. Dalla imprudente e inaspettata rappresentazione del self-pee alle più comiche trovate di autori decisamente fuori dall’ordinario, sino all’importante exploit del cinema porno in 4K. Nel quarto capitolo una ex-pornostar straniera ci parlerà di cosa ha provato, del perché e del come si è ritrovata a lavorare sul set in situazioni abbondantemente bagnate. Nel secondo capitolo affronteremo, senza alcuna barriera protettiva, a muso duro (anzi bagnato), uno dei grandi segreti del piss & play, ovvero perché non è solo dominazione e sottomissione.
-§V FetishhhMind §V-
Critico musicale per Rockerilla, letterario e hard-sex-things per Satisfiction, filosofico/ermetico per OZ, cinematografico (in passato) per Edizioni Bietti e Horror.it (punti di riferimento: Hitchcock, Kubrick, Lynch, Cronenberg, Carpenter).
Entertainment Event Creative Director e Social Media Content Developer.
Talent scout di burlesque/circus/kinky performers, djs e giovani modelle per dinner show, shooting, casting e pubblicità.
Lindy-hopper (swing), ebm-techno raver, house dancer.
L’autore ama districarsi tra le fratture temporali curiosando tra gli anni ’20 e ‘60 del secolo scorso. Memore degli insegnamenti delle antiche civiltà (su tutte Egizi, Greci) si muove nel futuro dilatando il presente.
Filologo tessitore di trame e studioso del mondo circostante (donne comprese) tutto il suo percorso nasce e procede come analisi socio-culturale delle perversioni dell’esistenza.