Il seguito dell’articolo ‘PISS & PLAY’ desidera filtrare la pratica kinky attraverso il microscopico mondo delle sensazioni emotive e ancestrali dietro la porta ‘riservata’ della stanza bagnata.
Perché mai dovremmo segregarla e attribuirle un ruolo stretto e chiuso quando ci riempiamo di parole come ‘libertà’, ‘apertura mentale’, ‘serenità sessuale’?
Alcuni amano chiamarlo watersport ed è forse il termine maggiormente rappresentativo di una identità organica primordiale per certi versi dissociata dal concetto di dominazione e sottomissione, come se fosse un allenamento quotidiano da seguire per l’equilibrio del nostro organismo. Osserviamo da vicino cosa può significare fuori dalla narrazione apicale riconosciuta. La minzione (come ci ricorda la Treccani) è ‘in genere, l’atto di urinare; più specificamente, l’insieme degli atti volontari o involontari che provoca l’espulsione dell’urina dalla vescica, attraverso l’uretra’. Al pari del nutrirsi, del dormire e del fare sesso lo si può ascrivere come atto fisiologico naturale, ‘la piacevole ossessione quotidiana dello stare in vita’.

Tra gli atti d’amore per se stessi e il prossimo è sempre presente la volontà di generare benessere e nutrirsene, in solitudine o in condivisione, è comunque ascrivibile come prioritario farsi del bene e fare del bene. Quando mangiamo non pensiamo ai singoli componenti del cibo a contatto col nostro cavo orale, pensiamo al piacere di nutrirci, alimentiamo i sensi del gusto e dell’olfatto. Non ci immaginiamo il cibo attraverso gli organi del corpo, lo viviamo con l’enfasi e il giusto ardore di un desiderio primario da soddisfare, di un piacere favoloso di cui prenderci cura con genuinità. Lo stesso accade (o può accadere) nel piss & play, il flusso caldo di un gioco ovvio, lo richiede il nostro fisico, lo esige se ce ne scordiamo, lo pretende con forza quando non gli diamo la giusta importanza.
Quanto siamo vicino all’immaginario di foodporn quando ci attrezziamo per mangiare?
Anche in due, in tre, in gruppo. Quanto siamo dipendenti dal sesso orale, dalle fragranze del corpo, dalla giusta chimica, dai sapori e dal gusto di ‘mangiarci’? Se tutto questo fa parte anche del nostro quotidiano vivere, privarcene equivarrebbe ad una castrazione. E’ affrontando l’argomento con un’altra apertura (mentale) che si trova la luce nel buio di una stanza relegata a ‘pratica kinky perversa da tenere ben chiusa e alla larga da sguardi indiscreti’. Come ghettizzarsi senza un perché. Come rinchiudere la natura e privarla di ossigeno. Grazie ad un percorso molto personale di liberazione energetica sessuale, seguendo principi comuni a molte pratiche di meditazione orientale, sono in grado di svelare come sia possibile fare watersport in totale armonia senza alcuna ‘catena’ del bdsm-world attorcigliata al collo o ad altre parti del corpo. Slegati e liberati dal cordone ombelicale del bondage, l’amore organico può prendere il sopravvento con costanza armonia e naturalezza più di una passeggiata al sole mano nella mano.
Se nel contatto scintilliamo è nello schizzo che zampilliamo. Siamo abituati a farci massaggiare dal caldo tepore dell’acqua, scaldata da una macchina da noi costruita per rendere piacevole il contatto con una componente fondamentale già presente in natura nel nostro organismo (ricordo che siamo fatti per il 50/60% di acqua). Ci ritraiamo se l’acqua calda arriva come un getto amorevole e intimo dal nostro corpo? Perché viverla come una costrizione consensuale e non come il tessuto/legame tra natura e amore per il proprio e altrui corpo umano?

Quante volte da bambini abbiamo fatto piss & play come soluzione divertita di scoperta e sorpresa, col sorriso e la spensieratezza che molti di noi perdono inesorabilmente col tempo. Bloccati e comandati nel pensiero e nelle azioni dai contesti sociali ed ecclesiastici presenti nella nostra genetica al di là delle presunte aperture mentali a cui ci affacciamo. Nonostante sia ‘più semplice’ vederci nei panni di un orientale (tipicamente più feticista di noi) o di un tedesco (come dicevamo nel primo articolo, potenzialmente maggiormente predisposto a questa pratica) dovremmo spingerci un po’ oltre e giocare (come da bambini) attorno ad un concetto altamente sensibile di estensione del piacere, provare ad emancipare le nostre pulsioni primordiali e lasciarle scorrere con grande sensibilità vibrazionale. Non siamo così distanti dalla meditazione, qualunque essa sia in chiave di liberazione del fuoco sacro e della sua circolazione, nemmeno lontani dalle pratiche tantriche di sollecitazione. Impossibile trasferirvi più informazioni di quanto non possa fare un training-autogeno o workshop a cui mi dedicherei molto volentieri su richiesta. Per questo e altri motivi ci ritroveremo nel terzo capitolo di questa ‘saga bagnata’, affrontando il tema dei mini-clips volutamente inseriti nella cinematografia americana per sdoganare un tema ricorrente ma poco esposto. Per approfondire, comprendere e non relegare il pissing ad una sola ‘corrente’ di pensiero.